Sfiducia pilotata, pandemonio (di C. Trento)

Foto: © Giornalisti Indipendenti

Politica d’estate. L’ipotesi che Ottaviani si faccia mandare a casa per candidarsi ancora a sindaco scatena la bagarre. Tensioni e malumori in maggioranza, mentre per l’opposizione non mancano i paradossi. Gli scenari possibili

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Telefonini bollenti ieri mattina, dopo la notizia pubblicata da Ciociaria Oggi: sul tavolo di Nicola Ottaviani c’è l’ipotesi di farsi sfiduciare per concorrere per la terza volta a sindaco. (leggi qui “Sfiducia pilotata”: Ottaviani pensa all’autoribaltone). Operazione che andrebbe fatta a dicembre, prima dei due anni, sei mesi e un giorno del secondo mandato. Con una procedura obbligata: una causa diversa dalle dimissioni volontarie. Quindi la mozione di sfiducia. Come stabilisce peraltro il Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, il decreto legislativo 18 agosto 2000, numero 267.

Il punto è che per un autoribaltone Ottaviani ha bisogno di 17 firme di altrettanti consiglieri comunali. Traguardo non semplice, anche se i paradossi non mancano. La maggioranza di centrodestra si troverebbe nella situazione di sfiduciare il proprio sindaco per consentirgli di ricandidarsi. Inutile dire che i malumori serpeggiano nella coalizione: non tutti sono d’accordo. Anche perché questo significherebbe in ogni caso altri cinque anni senza ambizioni di designazione a primo cittadino. Sia nel caso di vittoria che di sconfitta di Ottaviani.

Scenario complesso pure per le opposizioni. “Che fai, non lo sfiduci?”. Il “mantra” circolava già ieri mattina. E più di qualcuno ha aggiunto: «Come farebbe il Pd a non votare una mozione di sfiducia? Equivarrebbe a dire che Ottaviani è il sindaco dei Democrat». A proposito di Pd: tra i nomi che circolano per la possibile candidatura a sindaco in primavera è tornato in pole position quello di Mauro Vicano, ex manager della Asl e già presidente della Società Ambiente Frosinone.

Intanto però nel centrodestra si cercano di mettere insieme i pezzi del “puzzle”. Nei mesi scorsi Nicola Ottaviani non si è candidato alle Europee con la Lega: avrebbe potuto giocarsela considerando il trend elettorale. Anzi, l’elezione ad europarlamentare era ampiamente alla sua portata. Il fatto è che lui non ha mai negato che la priorità rimane quella di fare il sindaco, perfino rispetto ad una candidatura alla Camera o al Senato. E il punto è proprio questo: in caso di conferma avrebbe davanti altri cinque anni di mandato, a partire dalla primavera 2020. Potrebbe ulteriormente concentrarsi sul profilo amministrativo.

C’è poi un altro fattore da considerare: tra meno di tre anni il Comune di Frosinone uscirà dal Piano di rientro decennale dal deficit. questo comporterà una capacità di spesa maggiore, quantificabile nell’ordine di oltre 4 milioni di euro all’anno.

Il ragionamento di Ottaviani è il seguente: quali spazi si possono aprire considerando quello che abbiamo realizzato finora con il fardello di un piano di rientro da 50 milioni di euro? Il riferimento è al nuovo stadio, al Parco del Matusa, alle stagioni teatrali, al Festival dei Conservatori, ma anche al progetto di riconversione dell’area dove c’è il sito ex Permaflex. Oltre che alla riqualificazione dello Scalo. Punti sui quali Ottaviani avrebbe voluto registrare maggiore condivisione da parte dei consiglieri comunali.

In ogni caso, fino a dicembre l’ipotesi della “sfiducia pilotata” sarà sul tavolo del sindaco. Che, nel caso di ricandidatura, potrebbe decidere di puntare su una coalizione molto più snella rispetto al passato: tre liste al massimo. Con i fedelissimi. E con tanti consiglieri attuali che potrebbero non essere ricandidati. È come se il sindaco fosse un arbitro, con tanto di cartellini: gialli e rossi.

Ma è proprio questo tipo di scenario che dà il senso della distanza che separa il sindaco Ottaviani da alcuni consiglieri di maggioranza. Nei giorni scorsi il primo cittadino aveva fatto filtrare di non avere alcuna intenzione di cambiare l’assetto della giunta per i movimenti interni ai gruppi consiliari.

A questo punto, però, non è escluso che dalla maggioranza qualcuno stia già pensando di provare a sfiduciarlo. Oltrepassato il limite di due anni, sei mesi e un giorno però. Quando cioè non si potrebbe candidare per il terzo mandato. Mentre dall’opposizione c’è già chi è pronto ad impostare una eventuale campagna elettorale anticipata sul fatto che per un certo periodo il capoluogo potrebbe essere commissariato.

Insomma, è bagarre. Vera.

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