Si fa presto a dire bonifica: meglio tardi che mai

Il Festival ciociaro dell'ambiente fa tappa a Ceprano con il recupero ambientale della Valle del Sacco. Arrivando idealmente dalla coda alla testa: Colleferro. Ormai è una corsa contro il tempo e la burocrazia. E Mauro Buschini, promotore dell'eco-kermesse, preannuncia una proposta di legge per la velocizzazione della bonifica

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Il simbolo della catastrofe è uno e si chiama Valle del Sacco. Non è un caso se il senatore Romano Misserville nel 1987 si presentò a palazzo Madama indossando una maschera antigas di fronte ad un esterrefatto presidente del Consiglio Giovanni Goria sotto le telecamere della diretta Rai. Nemmeno è un caso se proprio lì una ventina d’anni più tardi c’è stata la moria di una mandria di mucche, avvelenate dai metalli finiti in acqua attraverso uno scarico industriale abusivo. Il secondo dei dieci appuntamenti del Festival ciociaro dell’Ambiente doveva per forza essere dedicato al risanamento ambientale della Valle del Sacco.

Anche questa battaglia, come sottotitola il consigliere regionale e ideatore dell’eco-kermesse Mauro Buschini, è ormai «una corsa contro il tempo». Come il contrasto allo spreco alimentare: il tema della prima puntata. (Leggi qui Lo chef insegna: la difesa dell’ambiente parte dagli avanzi in frigo).

Non c’è davvero più tempo da perdere perché sono passati più di sedici anni dall’inizio dello stato di emergenza tra le province di Roma e Frosinone. Fu dichiarato il 19 maggio 2005 dall’allora presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi.

Prima di proiettarsi al futuro con il focus del Festival, però, urge rinfrescare la memoria. Lo hanno fatto innanzitutto, risalendo idealmente la Valle dalla coda alla testa, i due sindaci intervenuti a Ceprano: il padrone di casa Marco Galli e il primo cittadino di Colleferro Pierluigi Sanna.

Poi i tecnici coinvolti da Buschini: l’eco-giurista Eugenio Monaco, funzionario dell’area regionale “Bonifica dei siti inquinati”; l’ingegner Rossana Cintoli, direttrice tecnica dell’Arpa Lazio – Agenzia regionale per la protezione ambientale; il geologo ambientale Giovanni Savarese, membro della Commissione Ambiente dell’Ordine laziale. E, infine, il presidente regionale di Legambiente Roberto Scacchi.

Valle del Sacco: da Marrazzo a Polverini

Piero Marrazzo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

L’iniziale stato di emergenza fu dichiarato tra Colleferro e Ferentino-Supino. Vennero accertate «una gravissima situazione di inquinamento», che contaminava i prodotti agricoli, e la presenza del famigerato beta-esacloricloesano – scarto di produzione dell’insetticida Lindano – nel latte prodotto da alcune aziende zootecniche. Se sia cancerogeno, la letteratura scientifica non lo dice in maniera univoca: un dato è certo, dal 2006 è proibito o fortemente limitato perché ‘persistente’ cioè impiega troppo per essere smaltito in modo naturale. 

Ancora circolano sul web, senza alcun diritto all’oblio, le emblematiche foto delle venticinque mucche morte a suo tempo lungo le sponde fluviali di Anagni. Non le uccise il beta-hch ma una fuga di metalli da una fabbrica che avvelenò le acque mentre si abbeveravano.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Vennero interdette la coltivazione ed il pascolo. Come commissario, delegato al superamento dell’emergenza, fu nominato il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.

Dal 2010 fu sostituito in entrambe le vesti da Renata Polverini, che applicò i divieti di pascolo e movimentazione di terra – ma non di coltivazione – anche alla nuova zona perimetrata: da Frosinone e Ceprano-Falvaterra, fino alla confluenza con il Liri. Il bacino del fiume Sacco era ormai completato: fu classificato come Sito di interesse nazionale (Sin), ma escludendo il polo chimico di Colleferro.

Il sito: da nazionale a regionale e viceversa

Un’area della Valle del Sacco interdetta alla coltivazione

Per questo, quando il ministro dell’Ambiente Corrado Clini declassò il Sin a Sito di interesse regionale (Sir) – trasferendo le funzioni in materia di bonifica dallo Stato alla Pisana – la Valle del Sacco venne distinta in due diverse aree: Colleferro e la Valle restante. E in quest’ultima non vi erano, a detta dell’ex titolare del dicastero, «attività industriali di dimensione significativa tale da poter essere considerata presupposto per la classificazione di sito di interesse nazionale».

Il resto è storia più recente: dal 2014 l’area è tornata Sin per via dell’accoglimento del ricorso presentato dalla Regione Lazio e sostenuto dal Comune di Ceccano e da varie associazioni ambientaliste.

Dal 2016, grazie alla sinergia tra Ministero, Regione, Comuni e cittadinanza attiva, il Sin è stato riperimetrato: comprende porzioni territoriali di Anagni, Arce, Artena, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Colleferro, Falvaterra, Ferentino, Frosinone, Gavignano, Morolo, Paliano, Pastena, Patrica, Pofi, Segni, Sgurgola e Supino.

In base all’accordo di programma per la messa in sicurezza e la bonifica del Sin Bacino del fiume Sacco, siglato il 12 marzo 2019 dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa e dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti, gli interventi verranno conclusi entro il 2023. L’anno scorso, sconvolto dal Covid, ha fortemente rallentato il già macchinoso iter burocratico e procedurale.

Una corsa contro il tempo e la burocrazia

Marco Galli

Lo snellimento della normativa ambientale, per l’appunto, è l’urgenza emersa nel corso della tappa del Festival dell’ambiente a Ceprano. Ovvero la cittadina con il maggior numero di siti che necessitano immediata bonifica: gli stabilimenti dismessi Olivieri ed Europress e l’ex Cartiera Vita Mayer.

La loro messa in sicurezza d’emergenza rientra tra gli interventi a suo tempo ritenuti più urgenti dall’Ispra: l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’ente pubblico vigilato dall’ormai Ministero della Transizione Ecologica.

Ed è stata l’ex Cartiera cepranese a fare da sfondo al secondo evento del Festival.  

«“Una corsa contro il tempo” non è uno slogan – ha premesso, nell’occasione, il consigliere regionale Buschini -. L’ambiente non dà più tempo a disposizione. È una corsa contro il tempo per proteggere, per recuperare, per un cambio di passo e di cultura, per tante norme che hanno la necessità di trovare la luce».

L’impegno delle istituzioni e il contributo dei cittadini

Mauro Buschini

Cosa c’entra il festival? Oltre all’impegno delle istituzioni, non può mancare il contributo dei cittadini. Ne è convinto chi fu assessore regionale ai Rifiuti nella prima Giunta Zingaretti e curò le pratiche propedeutiche alla bonifica della Valle del Sacco. «Il primo obiettivo del festival è dare un segnale a tutti – ha dichiarato Buschini -. Il proprio comportamento può essere un piccolo contributo a una causa molto più grande».  

«Parlare di ambiente in un momento come questo significa parlare del futuro e progettarlo, pensare alle generazioni che verranno» ha detto il sindaco di Ceprano Marco Galli. «Adesso quello che vorremmo è anche raccogliere i frutti di ciò che è stato fatto».

Il ritardo è un dato di fatto. Galli lo ha attribuito a «una serie di problematiche fanno parte di un sistema estremamente burocratizzato e costruito per non fare».

L’inquinamento da Colleferro: Sanna si “scusa”

Pierluigi Sanna. Foto © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Il sindaco Sanna, con amara ironia, ha detto di essersi sentito di casa a Ceprano: «M’ha ricordato Colleferro, mi sono trovato in un clima familiare».

Perché «del grigio, del cemento, della cupezza della nostra ex area industriale ne abbiamo fatto un punto di vanto quando abbiamo iniziato il percorso di rivalutazione della città morandiana, dell’architettura industriale, dell’archeologia industriale, del recupero attraverso la legge sulla rigenerazione urbana che la Regione Lazio ha fatto prima di tutte le altre e ci consentirà di recuperare quel sito».

Parla dei comprensori industriali di Colleferro, denominati Arpa 2 e Caffaro Chetoni Fenilglicina, dove nel 2019 è ripartita la bonifica del Sito di interesse nazionale Bacino del fiume Sacco. L’inquinamento generale, ovviamente, è partito a monte.

E Sanna ha voluto creare un parallelo con l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne di Paliano ucciso un anno fa a Colleferro, chiedendo scusa a nome della sua comunità per entrambe le vicende pur non avendo la benché minima responsabilità.  

Quell’abbattimento di mucche e pecore

Una manifestazione contro il termovalorizzatore di Colleferro

Ha poi ricordato il punto di svolta che – sostiene – ha messo fine alla logica della fabbrica come elemento essenziale della politica economica. È stato il primo passo verso una coscienza ambientalista a Colleferro. Ovvero «quando l’allora governatore del Lazio Piero Marrazzo decide per l’abbattimento di cinquemila capi bovini e duemila capi ovini.  È stato il primo vero shock della popolazione e una piccola parte capisce che qualcosa è cambiato davvero: gli studenti e gli agricoltori, due fette irrisorie della nostra comunità».

È da lì in poi che in città presero il via le grandi battaglie ambientali condivise da politica e associazionismo, portando in primis alla chiusura della discarica di Colle Fagiolara e degli inceneritori.

«Quelle battaglie le abbiamo vinte perché insieme a noi le ha combattute la nostra gente – ha detto Sanna – Si è ribaltata la situazione. Consentendo alla questione ambientale, che riguarda la salute e la vita delle persone, di venire addirittura prima della questione occupazionale».

Monaco e le tappe fondamentali

La sede della Giunta della Regione Lazio (Foto Ciociaria Oggi / Giornalisti Indipendenti)

Il funzionario regionale Eugenio Monaco da anni segue passo passo l’iter di bonifica. Si è detto emozionato nel vedere finalmente quella bonifica a portata di mano dopo tanto lavoro.

È tornato con la memoria al declassamento da Sin a Sir, mettendo in chiaro l’illogicità dell’Operazione Clini: «Un Sito di interesse regionale, se non viene normato dalla Regione Lazio, è qualcosa che non esiste». A suo tempo, quindi, l’allora ministro dell’Ambiente creò un Sir fantasma.

Lo stesso Monaco ha poi indicato due tappe fondamentali: la riperimetrazione del Sito di interesse nazionale e «quello che mi consentì di fare l’allora assessore Buschini – ha accentuato -. Ovvero una continua informazione ambientale».

E, a tal proposito, vale la pena ricordare che 30 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sono destinati proprio alla consapevolezza dei temi e delle sfide ambientali. Perché c’è bisogno di approfondimento quanto di sburocratizzazione e riorganizzazione generale.  

Cintoli: si fa presto a dire bonifica

La sede dell’Arpa

A evidenziarlo è stata la direttrice tecnica dell’Arpa Lazio, l’ingegner Rossana Cintoli. Ha mostrato il bicchiere mezzo pieno del Testo unico ambientale: «Tutti gli interventi sulla normativa sono stati tesi a semplificare e velocizzare i procedimenti e in parte i risultati sono stati raggiunti».

Ma anche quello mezzo vuoto, ovvero l’oggettiva difficoltà dell’Agenzia regionale: è il soggetto tecnico che si occupa in contemporanea dei procedimenti relativi ai siti di competenza comunale e regionale e di interesse nazionale.

«Non siamo così forti – ha lamentato – per poter sostenere le incombenze che la normativa ci dà». Solo l’anno scorso, pur stravolto dall’emergenza Covid, l’Arpa ha d’altronde controllato più di 300 siti potenzialmente contaminati ed effettuato oltre 700 campionamenti.

E, al pari di Monaco, ha sottolineato quanto possano essere lunghi e onerosi i procedimenti relativi ai siti industriali dismessi: perché non sempre il responsabile della contaminazione è l’ex proprietario dell’area e il curatore fallimentare di turno non è tenuto alla bonifica.

Quindi deve essere avviata una complessa procedura che porta all’attivazione dei poteri sostitutivi in danno: se non individua il colpevole, è la Regione a bonificare sobbarcandosi i costi. E puntare al diritto di rivalsa, che può concretizzarsi in un rimborso o nell’appropriazione del sito.   

Savarese la pensa come Papa Francesco

Papa Francesco

Il geologo ambientale Giovanni Savarese, dal canto suo, ha criticato il legislatore: «Soltanto quest’anno è stato sviluppato un pacchetto di procedure speciali per i siti di interesse nazionale. Proprio per velocizzare, ma è significativo il fatto che sia stato necessario attende così tanto tempo».

E, a seguire, ha fatto sua l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco: all’insegna dell’ecologia integrale, l’interazione tra crisi ambientale e crisi sociale dell’umanità.

«C’è la necessità di non affrontare i problemi per singoli settori, ma con una visione integrale. – ha detto in tal senso Savarese -. I siti contaminati non hanno solo ricadute ambientali, ma anche sanitarie, economiche e di giustizia sociale. Recenti studi hanno riconosciuto che le aree contaminate sono generalmente abitate da popolazioni che soffrono di arretratezza. Sono meno istruite, godono di meno servizi e hanno meno possibilità di sviluppo».

Roberto Scacchi, presidente regionale di Legambiente, ne ha approfittato per rivolgere un plauso a tutte le eco-associazioni territoriali per la costruzione di una coscienza critica: «Un enorme corpo sociale che, dal basso e senza risorse, è riuscito a fare quanto non avrebbe potuto fare da sola una pur grande associazione come la nostra, come del resto le istituzioni».

L’ultima perimetrazione, del resto, è stato il frutto di una sinergia tra Ministero, Regione, Comuni e cittadinanza attiva. E, secondo Scacchi, «va portato come grande esempio sul come fare le cose in Italia, con la collegialità e la partecipazione».

Da Clini a Cingolani: dall’ambiente all’ecotransizione

Il ministro Cingolani (Foto: Imagoeconomica)

Scacchi ha rammentato, sempre a proposito del passaggio da Sin a Sir, quanto fu per lui sconvolgente «la semplicità con la quale l’allora ministro Clini uccise un territorio con un colpo di penna, a favore di un declassamento che non avrebbe permesso di fare più niente – ha dichiarato -. Non possiamo più permetterci errori del genere, non sono più consentiti».

È poi arrivato ai giorni nostri, parlando del nuovo Ministero al ramo: «Si parla tanto di transizione ecologica ma si spera che non sia verso il nucleare perché altrimenti abbiamo sbagliato ministro (Roberto Cingolani, ndr) o transizione – ha criticato -. Speriamo che transiti subito se è questa la situazione, perché non ci sarà una transizione ecologica giusta se non si restituisce salubrità e vivibilità al territorio».

Buschini, nelle sue conclusioni, ha ribadito che «il tema cruciale è anche tramutare in azioni importanti quanto ci diciamo e raccontiamo». E, se in precedenza aveva preannunciato la presentazione di una proposta di legge contro lo spreco alimentare, ora «stiamo lavorando a un’altra – ha fatto presente – per rendere più semplice e veloce lavorare sulle bonifiche e per i cittadini essere parte attiva nei processi di coinvolgimento popolare, nonché per incentivare i comuni che mettono in campo buone pratiche».

Il terzo appuntamento del Festival dell’ambiente si svolgerà giovedì 16 settembre a Piglio. Si parlerà di agricoltura collegata alla tutela ambientale con il sindaco Mario Felli e quattro esperti del settore: Vinicio Savone (Coldiretti Frosinone), Iacopo Granieri (associazione Ortica), Massimo Fiorio (primo firmatario della legge sull’agricoltura sociale) e Francesco Miccichè (cooperativa Elp-Earth link project).

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