Si fa presto a dire interventi chirurgici oncologici entro 30 giorni. Lo indicano le linee guida della nostra Sanità. Ma dai numeri dell'Agenas emerge una realtà differente da Regione a Regione. Ed anche il Covid ci ha messo del suo
I tempi li prevede il Piano Nazionale del Governo sulle Liste d’attesa: a pagina 30 dell’Allegato A stabilisce che “le liste d’attesa per interventi oncologici e di area cardio-vascolare di classe di priorità più elevata prevedono un ricovero entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti“. Traduzione: chi ha un tumore ed è grave salta la fila, se deve essere operato va ricoverato entro un mese.
Ma le cose stanno veramente così? Tutte le Regioni italiane rispettano i tempi previsti dal piano nazionale delle liste d’attesa?
A 2 velocità contro i tumori
A fornire i numeri sono l’Agenzia Nazionale di Sanità – Agenas ed Il Sole 24 Ore. Hanno pubblicato uno studio sugli interventi oncologici e di area cardio-vascolare, effettuati in Italia nel periodo 2019-2021. Sono gli anni della pandemia.
Agenas ed Il Sole 24 Ore hanno elaborato anche il dettaglio per tipo di intervento effettuato: emerge un’enorme variabilità da regione a regione. Per una coronarografia oltre la metà dei lucani che dovrebbe essere trattata d’urgenza aspetta oltre 30 giorni, come il 45% dei marchigiani, mentre in Campania, Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia e Veneto nove persone su dieci vengono prese in carico per tempo.
In Sardegna solo una donna su tre è stata trattata per tumore alla mammella entro 30 giorni, come la metà delle umbre, delle liguri e delle trentine. A Bolzano siamo al 97% di donne operate entro 30 giorni, in Veneto al 94%, in Abruzzo al 92%. Per il tumore all’utero aspettano oltre 30 giorni la metà delle sarde e quasi quattro abruzzesi e marchigiane su deci.
Per il tumore al polmone troviamo gap rilevanti ad esempio fra Campania (il 45% è trattato entro 30 giorni) e Basilicata, provincia di Bolzano e Trento, Sicilia e Sardegna dove si supera il 90% di presa in carico per tempo. Molto migliori gli output rispetto al tumore del colon: la regione con la percentuale minore di persone trattate entro 30 giorni è il Friuli che si assesta al 77%, mentre la maggior parte delle regioni supera il 90%.
La situazione nel Lazio
Se si va sul portale statistico dell’Agenas è possibile rilevare il dettaglio degli interventi, Regione per Regione. Per quanto riguarda il Lazio si osserva che negli anni 2019-2020-2021 gli interventi urgenti eseguiti entro 30 giorni (come previsto dal Pngla) nelle strutture pubbliche sono stati il 67,7% nel 2019; il 68,3% nel 2020 e 68,5% nel 2021.
Dalle lettura di questi numeri, due circostanze negative risultano evidenti. La prima: in 3 anni la percentuale degli interventi oncologici per tumori maligni eseguiti entro 30 giorni è cresciuta in maniera quasi impercettibile, meno di 1 punto. La seconda. C’è più del 30% di malati oncologici gravi che non usufruisce del necessario intervento chirurgico entro i 30 giorni indicati dal Pngla.
Nel privato accreditato le cose sono andate leggermente meglio. Nel 2019 gli interventi chirurgici oncologici di classe A sono stati 71% nel 2019; 73,5% nel 2020 e 71,3% nel 2021. Con una flessione significativa dunque nell’ultimo anno.
In ogni caso, sul profilo della quantità il privato ha lavorato più efficacemente del Pubblico.
Questione di cuore
Lo cose, nel Pubblico sono andate ancora peggio per quanto riguarda gli interventi per l’area cardio-vascolare. Il Portale dell’Agenas infatti evidenzia questa percentuali di interventi urgenti svolti entro i 30 giorni: nel 2019 sono stati il 71,3%; sono diminuiti l’anno successivo registrando nel 2020 un 64,5%; ulteriore discesa nel 2021 dove sono stati il 57,8%.
Decisamente meglio nelle strutture private accreditate: nel 2019 gli interventi entro i 30 giorni sono stati il 75,9%; sono saliti l’anno successivo e nel 2020 si registra un 81.3%; con il covid si registra un calo nel 2021 con la percentuale del 76.5%.
In totale gli interventi effettuati per l’area cardiovascolare sono, tra pubblico e privato 7.379 nell’anno 2019 (3.088 dei privati e 4.291 nel Pubblico); nell’anno 2020 gli interventi sono 6.298 (3.616 svolti nelle cliniche e 2.682 negli ospedali); nell’anno 2021 ci sono 8.314 interventi (4.761 nel privato accreditato e 3.553 nelle strutture pubbliche).
In 3 anni il Lazio, tra Pubblico e Privato accreditato (che comunque ha fatto registrare numeri notevolmente superiori rispetto alle strutture pubbliche) ha perso la percentuale del -4.8% di interventi nell’area cardio vascolare, facendo registrare la quinta peggiore performance in Italia. Peggio hanno fatto solo Val d’Aosta, Toscana, provincia autonoma di Bolzano e Umbria.
Ed a questo scopo è sempre utile ricordare la celebre massima di Arthur Schopenhauer “La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente“.