Giovani ed affamati: Frosinone vola sulle ali dei millennials

I ragazzi del 2000 protagonisti dell’exploit della squadra di Grosso, prima a punteggio pieno. Tre di loro (Oliveri, Kone e Bocic) si raccontano tra campo, speranze e passioni. Un denominatore comune: conquistare la ribalta del grande calcio con la maglia giallazzurra

Alessandro Salines

Lo sport come passione

“Noi siamo giovani wannabe…”. La popolare canzone dei Pinguini Tattici potrebbe essere la colonna sonora del nuovo Frosinone, targato Fabio Grosso, capolista a punteggio pieno dopo 2 turni di campionato. Il Frosinone dei giovani come Oliveri, Bocic e Kone. Ragazzi “affamati” (wannabe) che vogliono affermarsi in primis nella squadra giallazzurra ed in generale nel mondo del calcio.

Emblematiche le parole di Andrea Oliveri, 19 anni, nella conferenza stampa a 3 voci che si è svolta nella “pancia” dello stadio “Stirpe”. “La ferocia in campo per me è fondamentale. E questa ferocia possiamo legarla alla determinazione su ogni cosa che si fa in campo”. “L’obiettivo è quello di compiere sempre passi in avanti, diventare un uomo e lottare con la squadra fino alla fine”, fa eco Milos Bocic, classe 2000, ex Pescara. E a Ben Kone, ventunenne, già titolarissimo, non fa difetto la grinta e la voglia di arrivare. “Al di là del ruolo l’importante è che io metta sempre l’impegno e la voglia di saper soffrire con tutta la squadra”.

Avanti tutta con i “millennials”

Andrea Oliveri

Contro il Brescia 2 gol su 3 sono stati segnati da giocatori (Moro e Mulattieri) nati dopo il 2000. Come l’assist (Bocic) del 3-0. Anche Turati, Oyono, Kone, Ciervo e Oliveri hanno avuto un ottimo impatto. Insomma un Frosinone che vola con i suoi giovani. Ragazzi in gamba, ragazzi del 2022 con le loro passioni, l’entusiasmo dei 20 anni, tante energie e le idee chiare. Sentite Oliveri, professione centrocampista offensivo, pianista per hobby (“Sono autodidatta”, ha precisato), fidanzato, amante della playstation e del disegno.  “Dal primo giorno in cui ho messo piede a Frosinone mi sono accorto di come sia un ambiente tranquillo, l’ideale per poter crescere”.

Proveniente dall’Atalanta, le stimmate del predestinato, è consapevole che Frosinone rappresenta un vero trampolino di lancio. Anche se la concorrenza è tanta. “Secondo me – si presenta Oliveri il minutaggio è importante perché se non si gioca non si possono esprimere le proprie doti. E’ chiaro che poi a decidere è l’allenatore. A me piace anche la qualità di come si entra in campo. Sono giovane e devo migliorare. A livello di squadra, invece, è importante dare il massimo come gruppo. I giocatori più esperti mi stanno aiutando molto, li seguo con attenzione ed ho tanto da imparare”.

Oliveri è rimasto colpito dalla tifoseria frusinate. “Non l’avevo mai vista dal vivo ma è qualcosa di magnifico – gli brillano gli occhi – Avevo accanto i compagni in panchina, li chiamavo per far vedere che avevo la pelle d’oca. Quando attaccavamo e si alzavano tutti in piedi, è stato qualcosa di bello”.

Kone, la “tigre” nel motore giallazzurro

Ben Kone

Sono bastate 3 partite per diventare già protagonista. Il centrocampista ivoriano, classe 2000, in prestito dal Torino si è preso il centrocampo: corsa, forza fisica, qualità e tiro in porta. “Ho sempre giostrato da mezzala – ha osservato – Sono stato allenato da diversi tecnici che giocavano a 2 in mezzo e quindi non mi crea problemi nessun ruolo”.

Papà di una bambina di un anno e mezzo, s’ispira a Nainggolan e ammira molto Malinovski, la sua storia è particolare. In Costa d’Avorio giocava scalzo per strada, poi l’arrivo a in Italia a Roma per riabbracciare la mamma. Lo ha scoperto la Vigor Perconti e poi ceduto al Torino che ha bruciato la concorrenza della Lazio. Cairo continua a seguirlo e gli ha fatto i complimenti con un post.

Il centrocampista Kone in azione

Kone rivela come il gruppo sia fondamentale per raggiungere risultati importanti. “La mentalità è questa: quando si ha un gruppo forte si arriva – ha aggiunto l’ivoriano – A livello personale non conta la quantità ma la qualità di come si scende in campo. Se giochi 90’ e non li fai bene non serve a nulla”. I “senatori” lo stanno aiutando molto. “I giocatori più esperti come Lucioni e Garritano ci regalano tanti consigli e ci spingono a dare il massimo. Grosso chiede di divertirci, ovviamente rispettando quello che ci dice di fare”, ha ammesso Kone che non perde di vista la stretta attualità, ovvero la sfida di Benevento dove si giocherà in uno stadio molto caldo.

“Ma quello non mi preoccupa – chiosa – L’unica cosa che conta è recuperare bene in settimana dalla piccola distorsione accusata col Brescia. E arrivare belli carichi alla partita. A volte rispondo alle provocazioni ma solo perché alla fine qualcuno ci casca. Io sono tranquillissimo”.

“El Pocho” Bocic vuole stupire

Milos Bocic

Nato in Serbia, ma cresciuto a Martignacco in provincia di Udine (è arrivato a 5 mesi con la famiglia in fuga dalla guerra), Milos si è presentato domenica sera allo “Stirpe” con una bella percussione ed assist per il terzo gol di Mulattieri. Movenze alla Lavezzi (“E’ stato Campagnaro ad accostarmi all’argentino”, ha detto Bocic), è un attaccante esterno molto promettente.

“Mi alleno duramente per poter giocare e aiutare i miei compagni, credo che il mister queste cose le vedaha sottolineato Milos, 22 anni, arrivato dal Pescara – Poi le scelte sono sue e decide lui. Penso che posso dare ancora tanto. Ho ampi margini di miglioramento. Sono contento di essere venuto qui, in una società che fa crescere i giovani e che può aiutarmi tanto nel mio percorso. Mi piace lo stile di gioco di Grosso che punta all’attacco e quindi a divertire.

La tifoseria lo ha incantato. “E’ molto calda – ha sottolineato – e trasmette tanto affetto durante la partita. Questa cosa aiuta e spinge ad andare oltre le tue possibilità”. Ammira la mentalità di CR7 ed ama il calcio brasiliano. Fuori dal campo è un ragazzo tranquillo come tanti suoi coetanei. “Sono fidanzato – confessa Bocic  Il mio tempo libero lo occupo per uscire con la mia ragazza e magari guardare in tv le partite della NBA”.

“Siamo giovani wannabe…”