Simone Ambrosetti, il presidente a sua insaputa (di F.Ducato)

L'esponente dell'opposizione Simone Ambrosetti potrebbe ritrovarsi presidente del Consiglio Comunale proprio per la mancanza di un accordo interno alla maggioranza. A sua insaputa

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

A sua insaputa.

È una formula che, da qualche anno, circola sulla scena politica italiana. E di solito, la persona a cui si riferisce non ci fa una bella figura, anzi. Basti, per tutti, il caso di Claudio Scajola.

Ora però, la definizione assurge a nuova gloria. Stavolta sulla piazza di Anagni. Dove, a sua insaputa ovviamente, Simone Ambrosetti, consigliere comunale de La Rete, orgogliosamente in minoranza, rischia seriamente di essere il nuovo presidente del consiglio comunale.

 

Recapitoliamo a beneficio di chi si fosse perso qualche puntata. Ad Anagni, dopo la crisi di maggioranza scatenata dalle rivendicazioni di Progetto Anagni, si procede ad un rimpasto che porta Giuseppe Felli in giunta. Liberando il posto da presidente del consiglio.

A questo punto si rende necessaria una nuova elezione. Che però tarda, visto anche l’intermezzo drammatico delle dimissioni del sindaco Fausto Bassetta (poi rientrate), scatenate dalla famosa formula “mercato delle vacche” adottata dal Pd per descrivere le trattative per il rinnovo della giunta.

Le discussioni sulla nomina del nuovo presidente però si incartano. Il Pd, dopo aver parlato di “mercato delle vacche” non può seriamente aspirare ad un’altra carica. Progetto Anagni, d’altra parte, si è già ingrandito di suo. Altri esponenti (Floridi , Giovannelli Protani) sono considerati troppo marginali per attirare la massa necessaria di voti.

E, del resto, che la confusione sia notevole, lo aveva dimostrato il Pd nell’ultima riunione di maggioranza, dichiarandosi candidamente impreparato ad esprimere un nome.

Di qui la decisione, che ieri circolava parecchio in città, trovando sponde e conferme a destra come a sinistra, di proporre una nomina “esterna” alla maggioranza. Quella di Simone Ambrosetti. Che, dall’opposizione, potrebbe diventare presidente grazie ad una convergenza di tutti (o quasi) i voti della maggioranza. Magari con qualche soccorso proveniente dall’altra parte.

 

Due le letture possibili di questa mossa.

1- C’è chi dice che Ambrosetti potrebbe essere un ottimo presidente di garanzia. Rappresenterebbe la volontà della maggioranza di tutelare gli interessi di tutto il consiglio, esprimendo un nome fuori dalla coalizione di governo. Un nome che, in prospettiva, potrebbe anche essere riacquistato in maggioranza, magari guardando alle prossime elezioni comunali. Anche se qualcuno potrebbe obiettare (e l’obiezione sarebbe legittima) che allora sarebbe stato meglio tirare fuori il nome di Ambrosetti settimane fa, ed evitare così i balletti degli ultimi giorni.

2- C’è chi ribatte invece che la nomina del consigliere de La Rete rappresenterebbe la dimostrazione ulteriore di una frammentazione della coalizione di governo, paralizzata dai veti incrociati, che non consentono nemmeno di arrivare, sul ruolo di presidente del consiglio comunale, alla scelta di un nome condiviso dall’interno dello schieramento del sindaco Bassetta.

 

Basterà aspettare il consiglio comunale di oggi pomeriggio per sapere quale sarà il destino di Ambrosetti.

 

Tutto a sua insaputa, ovviamente.

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