E Simone Costanzo rottama il ‘vecchio’ Pd (di C. Trento)

Stoccate a tutti dall'ex segretario provinciale. Dopo le prime dichiarazioni fatte la settimana scorsa durante A Porte Aperte su Teleuniverso ora mena fendenti. A De Angelis ma anche ad Alfieri.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Simone Costanzo continua a togliersi sassi dalle scarpe. Dopo le gomitate assestate durante la scorsa puntata di A Porte Aperte su Teleuniverso (leggi qui Pd, Costanzo a De Angelis: «Non ti voto come segretario regionale») ora consegna il resto. Lo fa rispondendo a Corrado Trento su Ciociaria Oggi.

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Rompe un silenzio durato mesi, da quando l’8 gennaio scorso decise di “congelare”  il suo ruolo di segretario provinciale del Partito Democratico per candidarsi alle elezioni regionali. Da allora il Pd è guidato dal segretario reggente Domenico Alfieri, coadiuvato dal coordinatore della segreteria provinciale Lucio Fiordalisio. Simone Costanzo fa parte dell’area che fa riferimento a Dario Franceschini, area che ha nel senatore Bruno Astorre il leader nel Lazio.

La disfatta del 4 marzo pesa come un macigno nel dibattito interno del partito, perfino a livello locale. Ma Simone Costanzo ha deciso di non usare “ filtri”  in questa fase, di andare dritto al punto. Rileva: «Come vedo il partito a livello provinciale? Beh, dall’8 gennaio scorso non lo vedo». Evidente la stoccata.

Poi argomenta: «Resto convinto che Matteo Renzi sia ancora una grande risorsa del Partito Democratico e dell’intero centrosinistra. In questa fase, però, dovrebbe favorire un dibattito ampio e compiuto al partito. Un passo di lato? Diciamo così, anche se questo linguaggio non mi entusiasma».

Ma Simone Costanzo se l’aspettava una sconfitta di queste proporzioni? Rileva: «Sinceramente no. Credo che dal punto di vista del governo nazionale, così come sul piano amministrativo locale, abbiamo fatto bene. Però il Pd non ha saputo intercettare i disagi della società italiana, non abbiamo capito che la ripresa economica non si è riverberata sulle famiglie normali. Abbiamo pagato tutto questo nelle urne. Poi un’altra cosa: il Rosatellum è un sistema elettorale che doveva esaltare le coalizioni, noi non siamo stati capaci di farne una all’altezza. Quando invece la forza dell’Ulivo era stata quella di coalizzare, di unire, di tenere insieme».

Aggiunge Costanzo: «Se a livello locale è finita la stagione della diarchia Scalia-De Angelis? Penso proprio di sì. Intanto perché Francesco Scalia ha fatto la scelta di restare come semplice militante e poi perché le  condizioni sono mutate nel giro di un attimo. Adesso il Pd provinciale corre un altro rischio, che dobbiamo scongiurare, quello del monopolio di De Angelis. Lo dico anche e soprattutto nell’interesse politico di Francesco De Angelis. Ci sono diverse correnti e tante sensibilità. Dobbiamo mettere insieme  tutto e suonare come un’orchestra vincente, evitando di appiattirci su una sola posizione».

Ma con i tempi lunghi di reazione, perfino sul piano dell’o rganizzazione interna, il Pd non rischia l’irrilevanza sul piano politico? Come successe all’ultima Dc, quella di Mino Martinazzoli, schiacciata dal polo progressista di Occhetto e dalla Casa delle Libertà di Berlusconi? Simone Costanzo non si nasconde e argomenta: «Il rischio esiste e non dobbiamo negarcelo. L’approdo finale, a livello nazionale, è quello di un congresso con le primarie aperte. Però nel frattempo dobbiamo reagire, è per quello che dicevo che i tempi andrebbero accorciati. A livello locale penso che il congresso dovrebbe favorire l’emergere di una classe dirigente nuova, fresca e giovane. Abbiamo persone all’altezza, che però, per emergere, hanno bisogno di occasioni vere. Diciamo non per interposta persona».

E l’ipotesi di Nicola Zingaretti segretario del Partito Democratico? Dice Simone Costanzo: «Sarebbe un’ottima soluzione, lui è all’altezza della situazione e rappresenta una risorsa preziosa. D’altronde la vittoria nel Lazio è lì a dimostrarlo».

Infine, il rapporto con il Movimento Cinque Stelle: bisognava trattare con loro oppure chiudere le porte? La risposta di Costanzo è significativa. Nota: «Con questa legge elettorale bisogna parlare con tutti. Il Movimento Cinque Stelle ha preso molti voti nostri. Prima o poi dovremmo chiederci per quale motivo siamo passati dal 40% delle europee al 18% delle politiche. Magari confrontandoci con i Cinque Stelle li avremmo potuti sfidare sui nostri temi».

È un altro Simone Costanzo rispetto a pochi mesi fa. Sempre nel Pd naturalmente. Ma lontanissimo dal renzismo. E, sul piano locale, dalla stagione dell’accordo con De Angelis.

 

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