Simonelli torna in corsa: ammesso alle elezioni di Arce

Il Tar accoglie il ricorso del dottor Roberto Simonelli. Era stato escluso dalle Elezioni di Arce perché la lista era stata presentata in ritardo e mancava un documento. Accolte le tesi del professor Scalia.

Sarà una corsa a tre: il Tribunale Amministrativo Regionale ha giudicato valida la candidatura del dottor Roberto Simonelli alle elezioni Comunali di Arce. L’ex sindaco non era stato ammesso dalla Sottocommissione Elettorale Circondariale: aveva ritenuto che la sua lista fosse stata presentata alle 12:17 cioè con sette minuti di ritardo sull’orario limite.

Quell’atto ora è stato annullato. La conseguenza è che Simonelli sarà in campo contro il sindaco uscente Gino Germani e l’imprenditore Alfonso Rosanova che gestisce l’RSA Villa Algisa. 

Il Tar ha accolto il principio sollevato dal professor Francesco Scalia, l’avvocato che ha assitito il dottor Simonelli: l’orologio conta fino ad un certo punto, bisogna vedere anche perché si è fatto tardi.

Perchè non l’hanno ammesso

Roberto Simonelli

La Sottocommissione Elettorale Circondariale aveva detto no a Simonelli ed alla sua civica “Liberamente per Arce sulla base della relazione depositata dal vice segretario comunale.

Da lì risulta che la documentazione è stata perfezionata alle 12:17 e cioè oltre il termine delle ore 12 di sabato scorso. Questo – si spiega – per colpa esclusivamente dei delegati del dottor Simonelli. Stando alla relazione, se fossero stati più diligenti si sarebbero presentati in municipio con congruo anticipo e con la documentazione completa. Invece?

Invece per il vice segretario c’è stata disorganizzazione. Dimostrata dal fatto che alle 12:10 stavano ancora autenticando le firme e poi nel fascicolo mancava la certificazione che attesta la condizione di elettore da parte dei sottoscrittori.

Perché lo hanno ammesso

Il professor Francesco Scalia, già presidente della provincia di Frosinone e già Senatore della Repubblica, ha confermato tutto. Ma ha aggiunto almeno tre dettagli che fanno la differenza.

Il primo. I delegati alla presentazione erano in Municipio già alle ore 11 del sabato, cioè abbondantemente in anticipo sull’orario limite. Sono stati ammessi all’Ufficio Anagrafe dopo 20 minuti di attesa ed in breve sono state autenticate le venti firme necessarie per depositare le candidature.

Il secondo. Ben prima di mezzogiorno tutto era pronto. Ma i delegati non sono stati ammessi all’Ufficio Elettorale che è adiacente. Era occupato, dentro c’erano i delegati della lista avversaria Buongiorno Arce. Quando sono usciti, l’impiegata era impegnata nel protocollare e riordinare il tutto, per questo ha affidato la lista successiva alla vice Segretaria. Che ha fatto notare l’assenza del certificato ed ha terminato le operazioni alle 12:17 e ne ha dato atto. Di fatto escludendo la lista. Su questo s’è acceso uno scontro che si è placato solo all’arrivo dei carabinieri: i presentatori ritenevano che l’orario da indicare fosse le 12.10 e non le 12.17. (Leggi qui Tutti i candidati Comune per Comune).

Il terzo punto. Tra la persona che ha trattato quel fasciclo ed il dottor Simonelli c’era quella che il professor Scalia definisce un’incompatibilità. Perché durante il suo mandato di sindaco, Roberto Simonelli le aveva revocato la responsabilità dell’Ufficio che dirigeva sollevandole gravi addebiti.

Il principio

FRANCESCO SCALIA. FOTO © RAFFAELE VERDERESE / IMAGOECONOMICA

Il Tar ha stabilito un concetto. E cioè che l’orologio non è una mannaia. Ha ritenuto che nel caso di Arce ci fossero tutte le condizioni per ritenere giustificabile il ritardo nella presentazione della documentazione. Quali? Il ritardo era lieve; i presentatori della lista erano nella casa comunale abbondantemente nei tempi; a far superare l’orario limite sono state ragioni eccezionali ed imprevedibili.

I giudici hanno condiviso anche la tesi secondo la quale sarebbe stato opportuno che l’impiegata si astenesse dal trattare il fascicolo.

E l’assenza dei certificati? La Sottocommissione non ha escluso la lista per questo motivo; anche perché i certificati che attestano la condizione di elettore da parte dei sottoscrittori, potevano essere integrati trattandosi di “lacuna meramente formale“.

E ora, lo scontro, si sposta dalle Aule di Giustizia ai palchi.