I sindaci ‘serbatoio’ e lo scannatoio dietro l’angolo

Puntuale, come ad ogni elezione, arriva l'incenso per i sindaci. Ed il tentativo di coinvolgerli. In realtà la politica punta solo al loro serbatoio di consenso

Sergio Pirozzi ha spiegato la motivazione della sua autocandidatura a presidente della Regione Lazio anche con il fatto che i sindaci e gli amministratori dovrebbero governare.

Un anno fa infuriava la campagna elettorale per il referendum costituzionale che prevedeva, fra le altre cose, la modifica del Senato. Nel senso che Palazzo Madama sarebbe dovuta diventare una sorta di assemblea istituzionale di carattere regionale, composta da amministratori regionali e sindaci. Come dire: più voce ai territori.

Concetto molto simile a quello lanciato da Pirozzi. Eppure, nei confronti del sindaco di Amatrice si è alzato un fuoco di fila micidiale, specialmente da parte di Forza Italia.

Certamente la politica ha i suoi equilibri e i suoi rituali, ma resta il fatto che a parole tutti “chiamano” i sindaci, poi a fatti vengono considerati dai “fratelli maggiori” parlamentari e amministratori regionali come dei serbatoi di voti.

Però oggi è impensabile sperare che un primo cittadino possa riversare la sua maggioranza elettorale (quella che ha consentito la vittoria alle elezioni) all’aspirante consigliere regionale o deputato. O senatore.

Fra l’altro, perché dovrebbero farlo?

Nicola Ottaviani, confermato a Frosinone con il 56% al primo turno, come può trasferire quella cifra alle politiche o alle regionali? Dopo che è stato sostanzialmente “dimenticato” nella corsa alla presidenza della Regione?

Carlo Maria D’Alessandro (Cassino), Roberto De Donatis (Sora), Fausto Bassetta (Anagni), Giuseppe Morini (Alatri), Roberto Caligiore (Ceccano) non possono essere considerati come dei semplici portatori di voti. Men che meno Antonio Pompeo, sindaco di Ferentino e presidente della Provincia.

I livelli sono diversi, ma quando i sindaci vanno in difficoltà nei rispettivi Comuni, i big politici riescono mai a risolvere davvero una sola situazione? No.

Poi succede che, puntuali come le tasse, ogni volta che ci sono elezioni politiche o regionali, le liste civiche vengono “svuotate” con operazioni che portano i consiglieri nei vari Partiti.

Nessun sindaco oggi ha la forza politica per determinare un risultato elettorale a Camera, Senato e Regione.
 Ma neppure la voglia.

Però possono sedersi sulla riva del fiume. Le prossime elezioni politiche e regionali saranno una specie di “scannatoio” per i big provinciali. Solo pochissimi sopravviveranno politicamente. Gli altri rischiano di scomparire dalla scena.

I sindaci dei Comuni più grandi aspetteranno.

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