Solo chiacchiere, niente reati: archiviate le accuse a Zingaretti e D’Amato

Nessun elemento: archiviate le accuse a Zingaretti e D'Amato per le nomine nelle Asl. La procura ed il giudice Taviani concordi: non ci sono rilievi penali

Tante chiacchiere e nessun reato. Il giudice Paolo Andrea Taviano della sezione Indagini Preliminari presso il tribunale di Roma ha archiviato l’inchiesta sulle nomine nelle Asl del Lazio fatte nel 201. Tra gli indagati c’erano il presidente della Regione Nicola Zingaretti e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato.

Nulla di concreto

Non appaiono sussistere le ipotesi” tra cui l’abuso d’ufficio ed il falso, scrive il magistrato nel suo provvedimento. Perché non c’è reato? Il giudice lo spiega nel decreto di archiviazione. Uno dei casi che aveva sollevato più scalpore era quello della dottoressa Giuliana Bensa nominata direttore amministrativo del Policlinico Umberto I. Era stata nominata nonostante il suo nome non comparisse nell’elenco degli idonei previsto dalla normativa nazionale.

Roma, il Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio © Imagoeconomica / Carlo Carino

Scrive il giudice Taviano “al momento della nomina la dottoressa non poteva risultare iscritta nell’elenco”. E perché? “All’epoca la Regione Lazio non aveva ancora istituito detti elenchi. Sono stati istituiti solo con delibera successiva”. Quegli elenchi sono stati formati proprio a seguito dell’esposto dal quale è nata l’inchiesta: fino a quel momento non c’erano. E se non c’erano, la dottoressa non poteva essere scritta lì.

Quindi, la nomina potrebbe essere irregolare? Qui il dottor Taviano ha ricordato a tutti la differenza tra Diritto Penale e Diritto Amministrativo; ha messo ognuno di fronte alla netta linea di confine che separa le due giurisdizioni. Lo ha fatto scrivendo: “Anche se la nomina della dottoressa Bensa presentasse in ipotesi eventuali profili di illegittimità amministrativa, tali profili, la cui cognizione competerebbe al giudizio amministrativo, non appaiono trascendere nell’ambito della rilevanza penale del fatto”.

Giurisdizioni differenti

Tradotto dal linguaggio giuridico. La nomina è irregolare? Tocca al diritto Amministrativo accertarlo. E il giudice Penale? “Non vi sono in atti elementi per ritenere provato che la condotta degli organi regionali sia stata posta in essere in esecuzione di un accordo criminoso volto a favorire specificatamente la Bensa attribuendole la nomina pur in carenza dei requisiti richiesti dalla legge”. In pratica non c’è alcun elemento che autorizzi a ritenere che quella nomina sia stata il frutto di un crimine.

La Legge che istituisce quegli elenchi prevede anche cosa fare se una regione non ha provveduto a redigerli. “La stessa normativa consentiva alle Regioni, qualora non avessero provveduto ancora a redigere gli elenchi regionali, ad attingere per le nomine ad altri elenchi regionali già costituiti”. È esattamente quello che ha fatto la Regione Lazio. Non c’è un elenco, vado a pescare da quelli fatti in altre Regioni. La dottoressa Bensa era inserita nell’elenco della Regione Friuli Venezia Giulia.

La Procura: archiviate, non ci sono elementi

La sede della Giunta Regionale del Lazio (Foto: Stefano Petroni)

Era stata direttamente la Procura della Repubblica a chiedere di archiviare il caso. Per il giudice Taviano “le motivazioni appaiono condivisibili, la richiesta di archiviazione deve essere accolta non ravvisandosi gli estremi ne’ per richiedere il compimento di ulteriori indagini né per sollecitare il pm all’imputazione coatta”.

Archiviate così dunque le accuse nei confronti dei 25 indagati, tra i quali oltre a Zingaretti e D’Amato figuravano anche Andrea Tardiola, segretario della giunta della Regione Lazio, Renato Botti, all’epoca dei fatti responsabile della direzione della Salute della Regione Lazio e Vincenzo Panella, direttore generale dell’Umberto I.

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