Nemmeno Matteo riesce a fermare Zingaretti

La rilevazione di Noto Sondaggi pubblicata oggi dal Quotidiano Nazionale. Se Matteo Renzi si candidasse Segretario del Pd non fermerebbe Zingaretti. Al quale serve un colpo di reni per essere eletto alle Primarie

Nemmeno Matteo Renzi riuscirebbe a fermare Nicola Zingaretti. A dirlo sono le cifre del sondaggio pubblicato questa mattina dal Quotidiano Nazionale. Lo studio è stato realizzato dalla Noto Sondaggi ed ha messo di fronte i due principali candidati alla segreteria nazionale del Pd, aggiungendo poi Matteo Renzi: per verificare la risposta dell’elettorato di fronte alle voci circolate nei giorni scorsi dopo il ritiro di Marco Minniti.

Nulla si muove, pure con Renzi

Le cifre dicono che il governatore del Lazio resterebbe ancorato al suo 41%. E che l’ex premier raggiungerebbe il 31% lasciato libero da Minniti. Maurizio Martina rimarrebbe al 28% che gli viene accreditato da giorni. In sintesi: l’orizzonte non si muoverebbe, gli elettori del Pd si sono schierati. È per questo che Nicola Zingaretti punta sul valore aggiunto delle primarie: quel popolo che non ha la tessera di Partito, non intende prenderla, ma sarebbe pronto ad incidere andando ai gazebo.

Ed è per questo che l’altro giorno Massimiliano Smeriglio ha lanciato il suo appello a chi è uscito dal Pd, ai Movimenti, citando come esempio ciò che accade negli Usa. Lì ci sono correnti di pensiero che non fanno parte dei Democratici né si iscriveranno mai: ma alle primarie ci vanno, contribuendo a determinare il nome del candidato presidente. (leggi qui L’appello di Smeriglio alla sinistra: alle Primarie ricordatevi di Sanders)

Da lì potrebbe arrivare quell’ultimo colpo di reni con il quale superare il 50% ed essere eletto Segretario senza dover passare per l’Assemblea Nazionale ed i possibili accordi tra gli sconfitti.

Nel Pd ma non come Segretario

L’aspetto più interessante del sondaggio pubblicato da QN è che oltre la metà dell’elettorato Pd chiede a Matteo Renzi di non candidarsi a Segretario e di restare comunque all’interno del Partito.

Il che fa parte della mentalità di sinistra: unità tra tante sensibilità. La base insomma, stando a Noto Sondaggi, ritiene che Renzi possa essere parte di un Pd a conduzione diversa dalla sua.

Non è un caso se nel corso della sua gestione il Partito sia passato da 40% delle Europee nel 2014 al 18,7% dello scorso 4 marzo. «Si è rotto – spiega l’analisi – quel legame che legava la maggioranza degli elettori democratici al leader».