Sono Giorgia: Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma

Dietro al braccio di ferro con la Francia c'è il tentativo di prendere le misure da subito a Giorgia Meloni. Per testare le reazioni e la capacità di risposta. Ma c'è anche un rischio dal fronte interno.

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

È indimenticabile la scena di Bianco Rosso e Verdone dove il compianto Mario Brega straordinario caratterista di centinaia di film nella veste improvvisata di infermiere fa un’iniezione d’urgenza sull’autostrada a Sora Lella e rivolgendosi ad un giovane Carlo Verdone esclama: “A giovanò sta mano po esse fero e po esse piuma. Oggi è stata na piuma”.

Senza troppi giri di parole è questo il senso dell’acceso dibattito sviluppatosi in questi giorni sempre sull’inossidabile tema immigrazione in particolare tra Italia e Francia.

Il braccio di ferro con la Francia

Giorgia Meloni

Un tema dibattuto da decenni sempre fonte di polemiche e discussioni ma che con l’ascesa al potere della Meloni, la leader più a destra del panorama politico italiano, assume nuovi risvolti e si apre a diverse analisi politiche.

Innanzitutto i fatti. Di fronte alla solita ondata migratoria ed ai numerosi arrivi dei giorni scorsi il Governo al grido elettorale di “blocco navale” tiene ferme le navi delle Ong arrivate nelle nostre acque minacciando di negare lo sbarco. In realtà poi con la solita pantomima delle condizioni di salute dopo le visite di rito, i migranti vengono fatti sbarcare praticamente tutti. Tranne un paio di cento, che per la prima volta vengono assegnati alla Francia: Paese per cui batte bandiera la nave che li trasportava.

Direzione Tolone, duecentotrenta persone sbarcate nel porto francese ma già ricollocate a tempo di record in nove paesi europei. Una velocità che raramente viene riservata all’Italia che solo nell’ultimo anno ha dovuto accogliere quasi novantamila migranti ricollocandone solo qualche migliaio negli altri paesi in Europa.

Non l’avesse mai fatto. Neanche gli avessero mangiato il croissant, i francesi si sono scatenati in dichiarazioni piccate. E sproporzionate. Che tradiscono su questo tema grande sorpresa ed, eccessivo nervosismo.

La coda di paglia dei francesi

Il presidente Emmanuel Macron

Macron pavido come al solito si è limitato a qualche gne gne gne in privato. In cambio ha scatenato una linea di fuoco da parte di esponenti del governo e politici che non sono andati per il sottile. Sono arrivate su tutte quelle di Laurence Bonne, la segretaria di Stato francese agli Affari Ue.

Boone ha ricordato che Roma “si era impegnata nel meccanismo di solidarietà Ue” e che “i trattati si applicano al di là della vita di un governo, altrimenti se dovessimo cambiare ogni volta le regole sarebbe insostenibile”. “Il governo italiano attuale – ha continuato – non ha rispettato il meccanismo per il quale si era impegnato e si è rotta la fiducia. Credo lo si possa dire, perché c’è stata una decisione unilaterale che ha messo vite in pericolo e che, del resto, non è conforme al diritto internazionale“.

Esagerata. Insomma lo sappiamo tutti che oltralpe i migranti li sgombrano con le ruspe sotto i ponti di Parigi e li riportano nottetempo a Ventimiglia come fossero pacchi. Non sono le persone più adatte a fare prediche agli altri. Ciò nonostante condite dalle classiche espressioni a culo di gallina, che utilizzano i francesi nel parlare, si sono lanciati in sproloqui francamente esagerati. Che certamente nascondono una serie di retropensieri e di strategie tese a mettere subito in difficoltà Giorgia Meloni, nuova nell’incarico ed ancora inesperta di meccanismi europei.

Il non detto

La riunione con i vertici Europei

Ma lei non risponde male, sciorina una serie di numeri che dimostrano il disastro dei ricollocamenti europei. E con una certa dose di calma cerca di porre un ragionamento di ampio respiro nel quale, essenzialmente, chiede all’Europa di instaurare una politica comune e pari obblighi e responsabilità tra Paesi comunitari.

Tutto molto condivisibile, anzi ragionevole, forse anche di non difficile risoluzione se vi fosse la volontà reale di arrivare al cuore del problema. Ma come sempre non è il “detto” a dominare ma il “non detto”. E di non detto c’è molto da analizzare sia sul fronte interno italiano sia su quello europeo.

Partiamo dal lato europeo. I francesi stanno “sulla baguette” a tutti, è cosa nota. Sono nazionalisti ed egoisti nella realtà, nonostante si professino democratici e multiculturali. Ancora gli rode che i romani li abbiano presi a pizze per millenni tanto che si sono dovuti inventare Asterix ed Obelix che nei cartoni animati battono regolarmente le truppe romane mentre gli basterebbe andare in gita a La Tourbie a guardare il grandioso Trofeo delle Alpi che Augusto fece erigere per celebrare la vittoria definitiva sui popoli transalpini ed utilizzarlo come memento.

Ma a parte questo i francesi sono quelli del signoraggio su mezza Africa, dell’interesse nazionale supremo, del killeraggio di Gheddafi. Niente di buono. E se la loro reazione è stata così spropositata non è perché sono delle mammolette arcobaleno ma invece perché vogliono usare questo argomento per mettere subito in difficoltà in Europa la Meloni.

Un pretesto per misurare Giorgia

E forse parlano loro, ma non parlano solo per loro stessi. Gli altri dietro le quinte osservano, vedono la reazione, sghignazzano. Una cosa è certa tutto serve a prendere le misure alla Meloni. A punzecchiarla per testare le reazioni e la capacità di risposta. Per verificarne la resilienza, per usare un termine abusato.

Dunque si parla di migranti, ma si intende misurare i nuovi rapporti di forza tra governi a seguito dell’imprevisto exploit della destra italiana. Ed anche se la Meloni per ora ha risposto con educazione e competenza, non è un caso che sia stato scelto un argomento come quello dei migranti che non trova mai unanimità di giudizio, è viziato da pesanti tare ideologiche e da tempo non trova materiale risoluzione.

Ma soprattutto un tema che nei suoi effetti concreti fa gravare tutto il peso organizzativo e governativo dell’accoglienza sull’Italia. Un tema per cui è facile per Macron sproloquiare dalle dorate stanza dell’Eliseo tanto la marea umana sbarca sulle nostre coste.

Ma una domanda mi ronzava in testa  in questi giorni in cui il tema immigrazione ha offuscato tutti gli altri. È stata una scelta quella della Meloni di buttarsi subito su un tema così spinoso e divisivo contro l’Europa? Oppure approfittando della sua poca esperienza i marpioni europei l’hanno già inchiodata su un tema nel quale, anche se ha ragione da vendere, rischia di soccombere sotto la retorica buonista e soprattutto mostrare subito un volto litigioso all’Europa?

Il fronte interno

Matteo Salvini

Io spero, per lei, che sia la prima: che ci sia una strategia precisa. E, soprattutto, che venga ascoltata altrimenti si troverà nel solito pantano irrisolvibile, dove la terranno bloccata mentre inizieranno i soliti discorsi ricattatori dal lato economico.

Allora serve una piccola analisi anche dal lato interno. Ricorderete tutti il braccio di ferro con Salvini per l’attribuzione del Ministero dell’Interno. Tutti, io compreso, hanno pensato che la Meloni presa da un istinto di moderazione abbia voluto evitare una figura ingombrante come quella di Salvini che negli ultimi anni su questo tema era stato il principale motore di polemiche, per altro raggiungendo i migliori risultati nel piano di contenimento dei flussi migratori.

Insomma Salvini no! Sennò fa casino, ci ributta sul tema migranti e ci mette subito in cattiva luce ed in mezzo alle polemiche. Questo tutti abbiamo pensato. Brava Meloni che vuole evitare le polemiche mormoravamo. E se non fosse stato così? Se invece la Meloni avesse voluto evitare di dare quel dicastero a Salvini per togliergli il suo preferito strumento di propaganda? Per spuntarne le armi su un tema così coinvolgente?

Perché diciamoci la verità non è che la Meloni si sia tirata indietro dalle polemiche anzi sono giorni che non si parla di altro. Lei stavolta in veste di paladina dei confini e Salvini relegato a fare i suoi tik tok completamente in secondo piano, annichilito dallo scontro tra due capi di Stato.

L’errore di eliminare

Giorgia Meloni

Beh se fosse così sarebbe tipico del carattere della Meloni che ha una certa propensione all’annullamento dei suoi nemici interni. Ma sarebbe un errore madornale. Perché presa dall’euforia del comando e della leadership a tutti i costi si sarebbe infilata in un tema così scottante nel quale al massimo se ti va bene pareggi. Non vinci mai.

Ma noi ci aspettiamo che ci stupisca portando finalmente una ventata di novità in Europa modificandola in positivo e non come i suoi predecessori lasciandosi risucchiare dai meandri governativi di Bruxelles.

Qualcuno molto acido ieri mi ha mandato una vignetta che recitava così sull’immagine di uno che beato brindava “un elettore di centro destra che festeggia le posizioni sul contante e sui migranti mentre non riesce a pagare le bollette a fine mese”. Magari ha un fondo di verità ma dal nuovo premier ci aspettiamo diversità nei rapporti e nell’approccio con l’Europa e con i temi cardine.

Abbiamo già scritto che non vorremmo che l’insistere su questi temi celi la sostanziale continuità con le politiche economiche di Draghi. Ma, scrivendolo, speriamo insistentemente che siano solo espedienti dilatori per studiare una politica più personale e legata al programma elettorale. (Leggi qui: La lady di ferro e la cortina di fumo).

Chissà se guardano Verdone

La celebre scena di Mario Brega nel film ‘Un Sacco Bello’

Perché in fondo non sappiamo con certezza se anche i noiosi burocrati europei guardino i film di Verdone e se usino il nostro stesso dialetto romanesco. Ma, di certo, nel passato hanno dimostrato che anche la loro mano può essere ferro o piuma. Fu ferro con la Grecia ridotta alla fame per qualche miliardo di euro, è piuma con l’Ucraina dove abbiamo già inviato qualcosa come dieci volte tanto quello che servì al salvataggio della Grecia.

Con questi bisogna stare attenti, perché si presentano magrolini ed occhialuti ma poi tirano delle bordate pesantissime. Non vorremmo fare la stessa fine che ha fatto Mario Brega che, prima osannato e ringraziato, come “Er principe” aiuta la coppia in difficoltà. Poi quando loro lo devono trasportare per un passaggio praticamente lo consegnano alla polizia che lo stava cercando e lui si allontana scortato dagli agenti al grido “m’avete fatto carcerà a nfami, a nfamoni.

Speriamo che in Belgio dove sono francofoni, anche se chiamano i francesi mangiarane non provando alcuna simpatia per i cugini snob, ancora preferiscano a quelli di Verdone i Film di Trouffaut. Perché quelli di certo non hanno scene al contempo comiche ed amare come il nostro cinema migliore. Anzi ti fanno addormentare e di certo non ridere. Ed io non mi fido mai di chi non ride.