FdI, ritorno di fiamma con De Donatis che scatena i dissidi interni della Lega

Lo scontro interno alla Lega di Sora approda in Consiglio comunale. Di Stefano spara ad alzo zero contro i piani alti. E accusa l’amministrazione di essere camaleontica. Dalla maggioranza gli ricordano l’accordo della Piattaforma civica che la tiene in piedi dal 2016. E che lui sposò un progetto politico vicino al Pd. Scintille anche sul conto consuntivo del Comune. Valter Tersigni punta l’indice contro l’assessore Paolacci per gli oltre 5 milioni di euro di disavanzo.

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Fratelli d’Italia riallaccia i rapporti con  il sindaco Roberto De Donatis. Ed il “leghista pro temporeLuca Di Stefano non la prende bene: rivendica di essere al momento l’unico titolato a parlare per Lega. Lo fa sparando così ad alzo zero contro… la Lega: mirando sul consigliere regionale del suo Partito Pasquale Ciacciarelli. Che a Sora è rappresentato dal consigliere Lino Caschera con il gruppo dei fuoriusciti da Forza Italia, il Partito che proprio Ciacciarelli ha guidato fino ad un anno fa.

Nel mirino di Luca Di Stefano è finita anche l’Amministrazione comunale: accusata di essere camaleontica. E il sindaco: al quale ha rinfcciato di allargare la Giunta a sinistra e lavorare per farsi ricandidare a destra.

Dai banchi della maggioranza però viene data un’altra lettura: Luca Di Stefano non aveva alcuna intenzione di portare avanti un progetto di centrodestra unito. Il suo obiettivo sarebbe un altro. E cioè una candidatura a sindaco per l’ex sindaco, ex consigliere regionale, ex commissario Ater Enzo Di Stefano (suo padre) in una compagine anti De Donatis.

NATALINO COLETTA

Il luogo di scontro è stata l’aula consiliare. L’occasione è stata data dal Consiglio comunale di mercoledì sera. L’argomento è stato il secondo punto all’ordine del giorno. Quello sulla surroga del consigliere dimissionario Natalino Coletta (articolo 45 del Testo unico Enti locali). Doveva essere un giorno di festa per Bruno Caldaroni che, visibilmente commosso, si è seduto nell’Aula consiliare. Dove? Sullo scranno in cui fino a qualche giorno fa si sedeva l’attuale assessore all’Ambiente.

Le comunicazioni del sindaco

I lavori sono iniziati una manciata di minuti prima. Con il punto in testa all’ordine del giorno: comunicazioni del sindaco. Riguardano “gli avvicendamenti in Giunta” che De Donatis spiega di nuovo all’assise civica. Li aveva già annunciati con un comunicato stampa qualche giorno prima (leggi qui Rimpasto di Giunta, De Donatis si blinda e nomina assessore Coletta).

BRUNO CALDARONI

Ora li ha comunicati come previsto dalle procedure. E ha rinnovato gli auguri di buon lavoro all’assessore Natalino Coletta e i ringraziamenti a Sandro Gemmiti, ora nel suo staff.

Quindi è passato a parlare di emergenza sanitaria, annunciando l’assemblea dei sindaci del Distretto C, in programma per oggi alle 18 in Municipio a Sora. E parlando di difficoltà «che riguardano tutta la Sanità e a cui abbiamo dovuto fare il callo. Soprattutto nel periodo estivo con la carenza di personale».

Quindi il sindaco ha parlato di un documento che gli è stato inviato dal consigliere comunale Augusto Vinciguerra (assente insieme a Maria Paola D’Orazio e Antonio Farina).

Emergenza sanitaria e ambientale

Antonio Lecce e Roberto De Donatis

Non è mancato un cenno all’emergenza ambientale che sta interessando il Fiume Liri. Emeregza con «moria di pesci e degrado ambientale che hanno portato a una richiesta di intervento dei Comuni della Marsica».

Inoltre spiegando che «la matrice ormai è chiara». Riferendosi cioè agli insediamenti della piana del Fucino. «Con il sindaco di Isola del Liri abbiamo inviato una nota all’assessore Regionale per chiedere un tavolo interregionale».

E ancora il problema della scuola. «Il governo ci dice di ripartire il 14 settembre ma abbiamo delle criticità dovute agli interventi finanziati e in corso. Presto interesserò il Consiglio comunale».

Poi la questione dei conti. Il sindaco, parlando di previsionale da approvare entro settembre ha detto di ritenere «necessario un lavoro che possa avere la massima condivisione nel rispetto dei ruoli. Ho intenzione di ascoltare tutti».

Tersigni ‘non la beve’

Valter Tersigni

«Come mai soltanto adesso, a nove mesi dalle elezioni? C’è un motivo valido?» ha incalzato Valter Tersigni dalle file dell’opposizione.

E Roberto De Donatis ha replicato: «La porta della mia stanza è stata sempre aperta per accogliere le buone idee. Oggi sono io a chiederlo perché dobbiamo avere la consapevolezza che il Bilancio sarà difficilissimo».

Ha concluso ponendo l’accento su un problema che di lì a poco sarebbe emerso. «Oggi parliamo di un Consuntivo con un disavanzo che scaturisce dalle decisioni del Governo. Si parla di tanti soldi ma ancora non si vedono».

Il presidente del Consiglio Antonio Lecce ha dato lettura della procedura.

La surroga e l’attacco di Luca…

A quel punto il presidente ha spiegato i motivi per cui l’assise è chiamata a votare l’ingresso di Caldaroni. In pratica: il consigliere Natalino Coletta lascia l’Aula per diventare Assessore, il primo dei non eletti è già componente della giunta, scorrendo la lista il secondo nome è quello di Bruno Caldaroni. Quindi dichiara aperta la discussione.

Serena Petricca con Ernesto Tersigni

Segue un pacato intervento di Serena Petricca che augura buon lavoro a Coletta e Caldaroni. «Mi spiace che la nomina di Coletta sia avvenuta a pochi mesi dal voto. Buon lavoro».

Si alza Luca Di Stefano, raggiunge la postazione microfonata in uso ai consiglieri che, per le misure anti Covid, non hanno spazio per sedere sugli scranni. E da lì lancia un anatema a sindaco e maggioranza. «Prendo atto che questa maggioranza sposta l’asse a sinistra. Ho letto sulla stampa di una delega a Fratelli d’Italia. Mi rendo conto che questa sia un’Assise camaleontica che, passando per la Piattaforma civica, spazia da destra a sinistra in dispregio dei cittadini». Allude al riavvicinamento fra il sindaco e FdI e alla riserva che il sindaco ha sciolto circa il riequilibrio delle deleghe. (leggi qui Il patto segreto di Ponte Melfa rimette in sella De Donatis).

«Si attenga al punto», interviene il presidente Antonio Lecce. «Lei è di parte», ribatte Di Stefano.  Poi cita articoli di stampa in cui il sindaco aveva spiegato il ritiro delle deleghe a Bruni. (leggi qui Terremoto in municipio a Sora: ritirate le deleghe a Bruni).

Lo accusa di rimangiarsi quello che ha detto. Lo fa chiedendogli «come mai non fa un passo indietro rispetto a queste dichiarazioni?».

Le larghe intese e la legittimazione a parlare

Luca Di Stefano

«Quest’amministrazione nasce su presupposti programmatici e non politici. E’ ovvio che ora ci si avvicina al voto e quindi si apre una dialettica». Così ribatte il sindaco Roberto De Donatis. Ricorda che quattro anni fa i Partiti accettarono di ammainare i rispettivi simboli, per superare i rispettivi steccati ideologici ed aderire ad un programma amministrativo. Appunto quello di De Donatis.

Poi fa l’esempio dei governi di larghe intese. E di come si reggano. «Lei, consigliere Di Stefano, appartiene a un Partito che ha governato il Paese con Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. I governi di larghe intese sono frutto di situazioni problematiche. Le mie sono dichiarazioni alla luce del sole, che prendono atto della responsabilità di un Partito».

Bruni in tackle: quale Lega parla?

Massimiliano Bruni

Segue a ruota il consigliere di Fratelli d’Italia Massimiliano Bruni. Potrebbe attaccare il sindaco, i rapporti tra loro si erani guastati nei mesi scorsi. Al punto che gli era stata revocata la delega ai Lavori Pubblici tenuta per quattro anni.

Invece Massimiliano Bruni non attacca. Merito forse del chiarimento sollecitato dal senatore Massimo Ruspandini ed avvenuto nelle ore scorse tra Bruni e sindaco. (leggi qui Il patto segreto di Ponte Melfa rimette in sella De Donatis)

Anzi. Sembra tornato il sereno. Bruni dice «Ha fatto bene il sindaco a rispondere. La linea del Partito è stata chiara». Poi incalza: «È importante sapere se Di Stefano parla a nome della Lega. O di una parte della Lega».

La replica di Luca Di Stefano a Bruni è a pallettoni. «Parlo a nome della Lega perché sono il coordinatore e il capogruppo consiliare. Tutto il resto è gossip. Nessuno crede più a quello che dici. Il tuo è solo attaccamento alle poltrone». Poi allontanandosi dai banchi del consiglio fa notare una cosa. «Questo è quello che gli riserverò da qui fino alla fine della Consiliatura».    

«Abbiamo dato una grande lezione – controreplica Bruniè prevalso il senso di responsabilità amministrativa. Il 14 maggio (quando il sindaco gli ha ritirato le deleghe – NdA)  ho dichiarato che l’amore per la città prescinde da una delega. E che avremmo sostenuto comunque l’Amministrazione De Donatis. I volta gabbana stanno altrove».

Da lì è un susseguirsi di botta e risposta. Di Stefano: «Io non vado a gettone». E Bruni: «Nei prossimi giorni chiariremo fatti che la città deve conoscere».

Caschera vede rosso, anzi, verde

LINO CASCHERA

Non è rimasto in silenzio Lino Caschera, chiamato direttamente in causa dalla rivendicazione di leadership avanzata da Luca Di Stefano. Una rivendicazione che ha messo in discussione l’area che fa riferimento a Pasquale Ciacciarelli. Rinnovando quindi il braccio di ferro che nella Lega di Sora è in atto ormai da mesi. (leggi qui I destini di Sora si decidono a Fiuggi: il De Donatis bis non è impossibile).

Un duello che ha visto il suo culmine nei giorni scorsi. Come? Con la telefonata di Ciacciarelli al consigliere sorano Francesco De Gasperis. (leggi qui Il patto segreto di Ponte Melfa rimette in sella De Donatis).

«Dire che questa coalizione è camaleontica è ingeneroso – fa la voce grossa Caschera -. c’era un accordo nel 2016 sottoscritto da Fratelli d’Italia e Forza Italia». E, a proposito di chi è legittimato a fare cosa, «la Lega aveva un candidato sindaco che non è stato eletto. Non è questa la sede per parlare di queste cose».

Cosa voleva dire Lino Caschera parlando del candidato sindaco non eletto? Il mistero è stato chiarito a tarda notte. Dopo il Consiglio comunale. Alludeva al fatto che nel 2016 la Lega non è entrata in Consiglio comunale con le elezioni e che Luca Di Stefano si era candidato in un’altra compagine «molto vicina al Pd. A proposito di camaleonti».

A chi lo ha accusato di trasformismo Caschera ha risposto di appartenere allo stesso gruppo consiliare da quattro anni.

I retroscena, Luca e i gettoni

Petricca e Caschera nel post consiglio

E’ stato sempre il post consiglio a fare luce su alcuni interessanti retroscena. A proposito di Lega e di centrodestra unito alle prossime elezioni.

«Stavamo lavorando a un patto federativo. Patto che avrebbe permesso a noi di entrare nella Lega e a lui di rimanervi stando all’opposizione». Così ha sbottato Lino Caschera. A fare da intermediario ci avrebbe pensato Filippo Porretta che qualcuno ha definito il picconatore della Lega. Cioè quello che sta lavorando per portarla in maggioranza.

Luca avrebbe addirittura accettato. Anche perché c’era una contropartita: la nomina alla vicepresidenza Anci giovani, l’associazione Nazionale dei Comuni d’Italia. Nomina di cui si dovrebbe decidere proprio questo venerdì 24 luglio. “E non è a gettoni” sottolinea Luca Di Stefano, “senza gettoni, senza soldi. Gratis”.  

Allora perchè l’attacco? Qualche risposta se la sarebbero data sia Caschera che Bruni. Secondo loro il progetto di Luca Di Stefano è un altro. Creare una compagine alternativa all’attuale amministrazione. Magari con la parte di Forza Italia che non vuole l’accordo con De Donatis. Ecco spiegato l’incontro avuto da Di Stefano lo scorso fine settimana con Rossella Chiusaroli, vice coordinatore provinciale di Forza Italia e schierata sul fronte di quelli che non vogliono un De Donatis Bis. (leggi qui Il patto segreto di Ponte Melfa rimette in sella De Donatis)

Perché l’attacco di Luca? Dietro c’è Fazzone

ERNESTO TERSIGNI E LUCA DI STEFANO

Questo spiegherebbe il lungo tergiversare sia di Luca Di Stefano che di Vittorio Di Carlo. Quest’ultimo è il commissario cittadino di Forza Italia a Sora, nominato dal coordinatore regionale Claudio Fazzone. Senatore che, pare, nelle ultime ore, abbia avuto parole di grande apprezzamento proprio per Luca Di Stefano.

Un tergiversare che avrebbe portato lo stesso Bruni a serrare i ranghi sull’attuale compagine amministrativa. Almeno per ora. Poi chi sarà il candidato sindaco del centrodestra si vedrà. Sempre che ci sarà un centrodestra.  

Lo scontro sul bilancio

MARIA GABRIELLA PAOLACCI

Un disavanzo di oltre 5 milioni di euro scaturito da tributi non riscossi dal Comune. E’ il j’accuse lanciato dai banchi dell’opposizione per bocca di Valter Tersigni.

Il suo intervento è seguito a quello dell’assessore al Bilancio Maria Gabriella Paolacci. Che poco prima ha detto: «Un disavanzo di 5 milioni 286mila e 220 euro. Perché si è dovuti passare per legge al calcolo ordinario dei crediti di dubbia esigibilità. Altrimenti sarebbe stato di 134 mila euro».

Lo ha fatto ricostruendo le tappe che riguardano i crediti di dubbia esigibilità dal 2014 a oggi. E ha spiegato. «Lo Stato già sa che i nostri cittadini non possono pagare i tributi locali. Quindi ci impone di accantonare le cifre per la quota prevista quest’anno. Ci saremmo aspettati che anche quest’anno ci fosse permesso un calcolo semplificato. Questo per evitare di sottrarre un importo così corposo. Il mancato pagamento anche a causa del Covid corrisponde a un’oggettiva impossibilità di far fronte. Speravamo che il governo tenesse conto della pesante situazione».

Gabriella Paolacci sale in cattedra

VALTER TERSIGNI

A proposito della relazione dei revisori dei conti ha spiegato un dato. Come loro abbiano posto l’accento sui tributi non riscossi. «Soprattutto sulla difficoltà nella riscossione della Tari. In questi anni tanto è stato fatto ma il risultato non è stato ottimale. Va meglio invece per l’Imu».

Dopo l’intervento del consigliere Fabrizio Pintori, preoccupato che in avvenire la situazione possa anche peggiorare, ha preso la parola Valter Tersigni. Sarebbe stata l’espressione emergenza Covid usata dall’assessore Paolacci a farlo arrabbiare.

«L’assessore Paolacci difende l’operato suo e  degli uffici. Dire che non si è incassato per effetto del Covid significa prendere in giro i cittadini. Qui si parla di crediti che vanno dal 2008 al 2018».

Poi ricostruisce tutte le cifre leggendo le carte. «Il Comune ha incassato in questi anni mediamente soltanto fra il 5 e il 7 per cento di quanto doveva. E’ colpa del cattivo funzionamento degli uffici». E a proposito del fondo crediti dubbia esigibilità. «E’ così alto perché non avete incassato. La colpa è della cattiva amministrazione. E non dia la colpa allo Stato. Lo Stato ha penalizzato le amministrazioni che non hanno saputo amministrare».

«Ho detto la verità. Il problema sono gli incassi“, questa la replica energica di Paolacci. «Quando mi sono insediata sono venuti i carabinieri a vedere cosa avevate fatto con Consip».

Un Tersigni fuori, un Tersigni al contrattacco

Ernesto Tersigni accompagnato fuori dall’aula

Nel frattempo il presidente Lecce espelle dall’aula Valter Tersigni dopo averlo richiamato per due volte all’ordine. L’assessore accusa la precedente amministrazione Tersigni di aver acceso un mutuo per pagare i debiti.

Sbotta Ernesto: «Non è vero. Tira fuori le carte. Non posso ricordare tutto».

E Paolacci lo fa. «Utilizzo anticipazione di liquidità anni 2013-2014 per 4 milioni 19 mila 931 euro. Da destinare al pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili».   

«E’ vero. Ma erano debiti della precedente amministrazione Casinelli (quella di cui facevano parte anche De Donatis e Paolacci, NdA) Non avendo il Comune la capacità di pagare lo Stato ha dato la possibilità di accendere un mutuo. Lo hanno fatto 8 mila Comuni d’Italia». Così spiega l’ex sindaco, ribadendo che i debiti non erano suoi. E rimarcando che si trattava di «tre milioni di euro. Ma noi non lo abbiamo mai detto».

Poi chiede perché suo fratello è stato cacciato e gli viene impedito di replicare. Quindi si avvicina al banco della presidenza, minacciando di occupare l’aula consiliare. Incitando gli altri consiglieri di minoranza  a fare altrettanto.

Viene allontanato dalla Polizia locale. Ma non espulso dall’aula, come invece era accaduto qualche mese fa. (leggi qui “Consigliere Tersigni! Sta dando uno spettacolo indegno”: steso su un tavolo).