Maggioranza in bilico: De Donatis ritira il patto di fine mandato

Il sindaco ci ripensa. Ritira il documento di fine mandato che fino all'altro giorno pretendeva venisse firmato. Segno di debolezza nella sua maggioranza. Che continua ad essere sempre più 'autonoma' da lui.

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Il sindaco di Sora Roberto De Donatis ritira il Patto di fine Mandato. È quello che lui stesso aveva imposto alla sua maggioranza. Esigeva che tutti lo firmassero se volevano andare avanti con la consiliatura. Lo aveva ribadito fino a pochi giorni fa con un messaggio inviato su WhatsApp. Invece ha preso atto che non c’è la fila davanti al suo ufficio in Municipio per firmarlo. Ora si attende che ci sia almeno il chiarimento politico. Anche alla luce delle vicende che hanno riguardato il passaggio alla gestione in house della farmacia. Perché due consiglieri hanno fatto mancare i loro voti fondamentali. (Leggi qui De profundis per De Donatis: la piattaforma civica non c’è più e leggi qui Ultimatum su WhatsApp: “Prima firmate il patto e poi facciamo i conti”).

Rotte diverse

Roberto De Donatis, Lino Caschera, Massimiliano Bruni

Una maggioranza con vedute sempre più divergenti, quella risicatissima che sostiene l’Amministrazione comunale di Sora. Un sistema che ormai da un anno si regge grazie ad un solo voto in più. Entrato in ulteriore fibrillazione ad ottobre scorso quando è arrivato il momento di decidere il futuro della Farmacia comunale: se continuare a gestirla insieme ad un privato oppure creare una società interamente municipalizzata. Una discussione che, nel Consiglio del 23 dicembre, ha visto il sindaco andare sotto e rimanere senza maggioranza qualificata necessaria per dare immediata esecutività alle delibere. (leggi qui La Farmacia passa alla Ambiente ma da febbraio).

Un dettaglio, questo, che ha creato non pochi problemi nelle operazioni indispensabili per il cambio di gestione. (Leggi qui Farmacia, licenziamenti posticipati. Manetta si dimette).

La questione politicamente più delicata, tuttavia, era stata sollevata dallo stesso sindaco qualche minuto dopo l’ufficializzazione della nascita del gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale. Era il 18 novembre 2019. All’inizio della seduta il presidente dell’Assise Antonio Lecce  aveva formalizzato la costituzione del nuovo soggetto consiliare. Formato da Simona Castagna capogruppo, Massimiliano Bruni vice capogruppo e lo stesso Lecce.

Al termine della seduta, in piena notte, il primo cittadino aveva tenuto una breve conferenza stampa in cui annunciava che sarebbe stato redatto un documento, un contratto di fine mandato. Il sindaco usò l’espressione “verifica della maggioranza”, sostenendo che la mossa politica fatta da Massimiliano Bruni aveva sostanzialmente distrutto la sua Piattaforma Civica, cioè il modello intorno al quale tre anni fa aveva aggregato intorno a lui una lunga serie di Partiti a prescindere dal colore ed a condizione che ammainassero il simbolo. (Leggi qui De profundis per De Donatis: la piattaforma civica non c’è più).

Il Consiglio Comunale di Sora. Foto: © Ichnusapapers

Il sollecito

Venerdì scorso, 10 gennaio, l’ultimatum del sindaco ai suoi consiglieri di maggioranza era arrivato tramite messaggio WhatsApp:

Buon pomeriggio, voglio ricordare a tutti che sulla mia scrivania c’è il documento di fine consiliatura. È stato emendato a seguito delle diverse riunioni succedutesi negli ultimi tre mesi. Prima di qualunque incontro e analisi di maggioranza mi sembra indispensabile sottoscriverlo. Sarà il punto di ripartenza per non vanificare la straordinaria azione amministrativa finalizzata al conseguimento degli importanti obiettivi ormai  a portata di mano”.

(leggi qui Ultimatum su WhatsApp: “Prima firmate il patto e poi facciamo i conti”).

Sono trascorsi quattro giorni e, nonostante diversi esponenti della maggioranza si siano detti pronti a firmarlo, ora è stato ritirato.

Probabilmente il sindaco ha intuito che non è il caso di mettere ancora a dura prova la sua flebile maggioranza.  Seppur senza alcuna dichiarazione ufficiale, infatti, sia il gruppo di Fratelli d’Italia sia il gruppo “Reset” di Alessandro Mosticone in queste ultime ore hanno mandato messaggi molto chiari. Per firmarlo pretendono garanzie amministrative.

In realtà FdI si era espresso già qualche minuto dopo la conferenza stampa notturna del sindaco: nessun problema a firmare purché si creino le condizioni per attuare le opere pubbliche per cui con quello stesso documento ci si impegna. Ossia il riassetto e la riorganizzazione del personale e dell’Ufficio comunale Lavori pubblici. A questo scopo era arrivata prima della pausa natalizia la delibera di Giunta che prevede un nuovo comandante della Polizia locale, un amministrativo per l’Ufficio tecnico e la stabilizzazione di 24 lavoratori socialmente utili. Molti dei quali sarebbero destinati proprio ai Lavori Pubblici. (leggi qui Lsu stabilizzati e nuovo comandante dei Vigili: ecco la delibera di giunta).

Il caso farmacia

La farmacia comunale di Sora

Nel frattempo si è aperta la parentesi del passaggio alla gestione in house della Farmacia comunale. Dopo non aver presenziato al Consiglio comunale del 23 dicembre 2019 (assente anche Alessandro Mosticone, arrivato solo alla discussione del sesto punto) Floriana De Donatis, da sempre propensa alla gestione mista pubblico-privata, aveva detto sostanzialmente che l’operazione era stata voluta da Fratelli d’Italia.

E proprio in questo passaggio sta il secondo veto posto da Fratelli d’Italia alla firma del documento: pretende che il sindaco prenda posizione e dica chi ha veramente voluto la gestione in house della Farmacia. Una scelta che Fratelli d’Italia ricorda di avere solo condiviso ma non promosso. Questione, quest’ultima, mai posta ufficialmente e che probabilmente mai si chiarirà, visto che nel frattempo il primo cittadino proprio ieri ha ritirato il documento.

A proposito del quale emergono altri retroscena. Secondo cui il primo cittadino inizialmente avrebbe voluto chiamarlo documento “politico-programmatico” di fine consiliatura. Insomma, una sorta di “cambiale” che tutti gli attuali consiglieri di maggioranza avrebbero dovuto sottoscrivere per garantire sostegno all’Amministrazione, fino alla scadenza naturale.

È evidente che si sarebbe trattato effettivamente di una “cambiale politica”. Che, una volta firmata, avrebbe ingessato i sottoscrittori attorno all’attuale compagine amministrativa. Sarebbe stata una mossa per impedire il ricompattamento politico del centrodestra, data l’anomala situazione della Piattaforma Civica. Infatti, una parte del centrodestra è in maggioranza e un parte è all’opposizione . E per questo motivo Bruni, allora unico esponente di Fratelli d’Italia in Consiglio, avrebbe preteso di far scomparire l’aggettivo “politicodalla denominazione del documento. Lui punta proprio alla nascita di un blocco unito di centrodestra con cui arrivare direttamente al ballottaggio nelle elezioni comunali del 2021.

I dubbi di Mosticone

Alessandro Mosticone

Uno di quelli che non ha fatto la fila per firmare quel documento è il consigliere Alessandro Mosticone il quale continua a ripetere che quel testo non lo ha proprio visto.

Devono essere stati questi i motivi che hanno spinto il sindaco De Donatis a ritirarlo. Una notizia, questa, che apre degli interrogativi politici di rilievo. Se è vero come è vero che prima il sindaco ha proposto il documento e invitato i presenti a firmarlo. Ora invece lo ritira e propone di andare avanti fino a fine mandato. A prescindere. Cosa che sicuramente accadrà.

Intanto diventa sempre più grande la distanza (politica) tra Fratelli d’Italia e gli altri gruppi consiliari di maggioranza. I quali cercano di coalizzarsi per controbilanciare l’avanzata del gruppo di Bruni. Oggi pomeriggio, all’apertura del cantiere di Rione Napoli per la realizzazione del campo da minigolf, oltre a Massimiliano Bruni (delegato ai Lavori pubblici) c’erano anche Lino Caschera (delegato alle manutenzioni) e Alessandro Mosticone (recentemente delegato all’attuazione del programma amministrativo). Poi è arrivato anche il consigliere De Gasperis. Al punto che qualche cittadino, facendo una battuta, ha chiesto se per caso fosse in programma una riunione del Consiglio comunale fuori sede.