Il senso di Enzo per la Farmacia (ed i business che porta)

L'ex sindaco Enzo Di Stefano è stato tra i papà della Farmacia Comunale di Sora. Sul futuro della quale si è aperto un acceso dibattito politico. Tra chi è favorevole alla cessione e chi alla gestione in house. Di Stefano però fa notare che...

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Era poco più di un ragazzino quando ha rotto gli schemi della politica. Solo l’incoscienza della gioventù poteva consentire di pensare che si potessero spezzare i modelli sui quali Democrazia Cristiana, Partito Comunista, Socialisti, avevano ricostruito il Paese in macerie. Ciascuno di loro era una Chiesa, aveva un Credo, si veniva ammessi dopo avere dimostrato la fede: uscirne significava la scomunica politica. Enzo Di Stefano, giovanissimo e chissà fino a che punto incosciente, nella stagione politica a cavallo tra gli Anni ’80 e ’90, violò ogni Credo ed ogni codice: si candidò sindaco di Sora senza avere avuto prima la benedizione dei Partiti. Raccolse consensi in maniera trasversale e divenne primo cittadino. Oggi quel percorso è la norma, all’epoca equivaleva a gettarsi nel vuoto con una sola possibilità di salvezza. Lui l’ha centrata.

Enzo Di Stefano

È stato l’inizio di una carriera che l’ha portato in Provincia, in Regione Lazio, alla guida delle Case Popolari. Poi, la decisione di lasciare spazio alla nuova generazione e restare nell’ombra ad osservare, semmai consigliare.

Pochi sanno che è lui uno dei papà della Farmacia Comunale: quella che ora è al centro dello scontro politico (leggi qui Farmacia, il Comune si riprende il titolo. E ora un bando). E che divide la città tra favorevoli e contrari. Il sindaco Roberto De Donatis propone di liquidare il socio privato, fare un’attività del tutto pubblica; i favorevoli dicono che così si incasserebbe subito ciò che al Comune entrerebbe in dieci anni; i contrari dicono che in quel modo il Comune perderebbe il titolo per avere la farmacia.

Enzo Di Stefano, favorevole o contrario?

Il mio sarebbe un giudizio di parte. Mi limito allora a leggere le carte. In particolare la delibera di affidamento del 2018 e la proroga del servizio al 31 dicembre 2019. In quei documenti si legge che in base ad una scelta politica, il Consiglio delega al dirigente “di salvaguardare l’interesse pubblico e quindi, dopo aver ricevuto anche parere legale, valutare eventuale nuova procedura di gara oppure in via alternativa, che venga individuato il migliore strumento per la cessione dell’asset ai sensi di legge”.

Fermo restando il diritto d’una maggioranza di fare le scelte politiche che meglio ritiene (io feci scelte diverse e contribuì a far nascere la Farmacia) mi pongo solo un paio di domande: ricorrono tutti i presupposti per non dare continuità a tale società? Anche con nuovo bando? E non salvaguardare il pubblico interesse? 

Vede il rischio di un danno alle casse cittadine?

Non va dimenticato che il titolo della licenza per la Farmacia fu portato come quota di valore economico dalla parte pubblica all’interno della società “Pubblica -Privata”. È un valore e non può essere depauperato. Altrimenti ci sarebbe un danno.

La politica discute, tra i due fuochi c’è il farmacista privato che sta gestendo… e portando utili

Nel caso in cui l’amministrazione espleti il nuovo bando (che finora non ha attivato, così si intuisce leggendo la lettera inviata), avrebbe potuto inserire una clausola. E cioè che il nuovo aggiudicatario doveva liquidare come versamento in società l’uscente socio, riconoscendogli le somme versate per le quote ed il valore commerciale creato con la sua attività”

Invece l’indirizzo sembra essere quello di una gestione in house
Enzo Di Stefano

Invece, nel caso in cui l’amministrazione si indirizzi (come si sente e legge) nella gestione in multiservizi o gestione in house, l’indennità deve essere versata dal Comune al socio privato. Dovrà procurarsi la liquidità. E non dimenticare i tempi della messa in liquidazione. Poi dovrà giustificare perché chiude un’attività che negli ultimi 3 anni ha portato utili…

Sembra più contrario che favorevole

Lascio parlare i fatti. E mi chiedo perché non dare continuità alla Farmacia, anche con un nuovo partner dopo avere esperito il bando.

Il Comune dice che lo prevede la Finanziaria

Secondo me invece la Finanziaria permette la proroga fino al 2021 proprio nei casi come quello della Farmacia di Sora: cioè quelli in cui vi è un utile d’impresa. Il tutto in attesa di nuovo bando.

L’opposizione vuole un confronto e chiede la convocazione del Consiglio
Il Consiglio Comunale di Sora

Va bene la convocazione richiesta dai consiglieri di opposizione, anche dopo la dichiarazione di Floriana De Donatis, che sono certo non si allontana dalla posizione di Natalino Coletta. Lui, a suo tempo era un consigliere di maggioranza che insieme a me ed tutti ha promosso l’apertura e quindi oggi sono certo che non cambia idea. (leggi qui Natalino non va alla riunione, Floriana alza la voce: il sindaco balla).

Però è come se mancasse qualcosa…

È chiaro che manca un passaggio: se facessi ancora politica, aggiungerei l’invito in Aula per il Revisore dei Conti. Così che possa relazionare e rappresentare la situazione veritiera anche dell’anno 2018. Proprio perché l’attuale Consiglio d’Amministrazione non ha ancora approvato il Bilancio. Magari potremmo scoprire, da quella relazione, che ci sono stai aumenti di entrate.  

Non va dimenticato che gli utili di questa attività devono andare per regolamento nel Bilancio del sociale per migliorare la qualità della vita delle famiglie di Sora.

Il Comune ha mandato una lettera al CdA, non basta?
Il sindaco Roberto De Donatis

Diciamo che è strana è anche la procedura dell’invio della lettera al CdA e dell’invito alla chiusura. È strana perché la legge chiede la partecipazione dei soci al Consiglio. Ed è lì che dichiarano le proprie volontà, assumendosi la responsabilità anche dei licenziamenti e di eventuali danni per le casse comunali

Insomma, favorevole o contrario?

Credo che l’amministrazione ed il sindaco in carica siano legittimati a scegliere la strada che ritengono più giusta, assumendosi le responsabilità che ne conseguono. Ci sono delle volte in cui le proroghe, in attesa di un cambiamento, sono più che giustificate. E questo potrebbe essere un caso.