Sottosegretari, la scrematura seria inizia soltanto adesso

Inizia soltanto adesso la trattativa vera per arrivare alla composizione della squadra dei sottosegretari e dei vice ministri. Per Di Maio il problema di bilanciare i duri e puri. Frusone ancora in elenco. E sacrificabile. Lite in Forza Italia per la Rai. A FdI il Copasir?

Si inizia adesso. I colpi d’ascia, le rifiniture con la sega, i passaggi di pialla con cui cesellare l’elenco dei sottosegretari comincia soltanto ora. Si tenta di far coincidere tutti gli incastri. Per realizzare una struttura capace di tenere insieme equilibri molto delicati.

Nelle file del Movimento 5 Stelle bisogna individuare 5 viceministri e 20 sottosegretari. Evitando lo scontro con la Lega. Ma anche quello interno. L’ala movimentista (Grillo, Di Battista, Fico) è pronta a presentare il conto al vice premier Luigi Di Maio. Che per creare un efficace ammortizzatore deve coinvolgere il più possibile i duri e puri nell’azione di governo.

Luca Frusone è ben visto da entrambi i fronti interni: vanta sul suo stato di servizio abbastanza ferite di guerra (sospensioni dall’aula e richiami) per essere considerato un puro; non è un talebano ed è tra quelli con maggiore capacità diplomatica. La sua collocazione come sottosegretario alla Difesa al momento è ancora nell’elenco che deve essere sfrondato e piallato: il suo problema è che entrambi i fronti possono chiederne il sacrificio.

Nessun passo in avanti nel muro contro muro tra M5S e Lega sulla delega per le Telecomunicazioni. È quella in cui si controllano le frequenze tv, si decide il futuro dell’emittenza nazionale e locale in Italia. È la casella con la quale Matteo Salvini sta tenendo buono Silvio Berlusconi. Perderne il controllo significherebbe per il leader leghista avere la guerra in casa.

La delega ai Servizi Segreti alla fine resterà in capo al premier Giuseppe Conte. Mentre i grillini non sembrano disposti a cedere d’un passo sulla delega all’Editoria, dalla quale regolare i conti con la ‘Stampa di regime’: il taglio dei fondi per l’Editoria è un impegno con gli elettori. Il cui esecutore potrebbe essere un uomo del settore come il senatore e giornalista Primo Di Nicola (autore, come ricordato nei giorni scorsi, dello scoop che portò alle dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone).

Nel corso dell’assemblea congiunta Lega – M5S sono stati fatti pochi nomi. Ma è confermato lo schema degli equilibri bilanciati. E cioè: se il ministro è della Lega il sottosegretario va ai Cinque Stelle (e viceversa), se il presidente di Commissione al Senato è del M5S a Montecitorio nella stessa Commissione presiede un leghista.

Tra i pochi nomi circolati ci sono Laura Castelli e Stefano Buffagni come vice ministra e sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze. Ai Trasporti, il vice di Danilo Toninelli potrebbe essere il leghista Edoardo Rixi.

La Lega sta puntando ai ministeri nei quali si controllano gli elementi vitali per la sicurezza del Paese. I suoi Stefano Candiani e Nicola Molteni potrebbero andare rispettivamente al Ministero dell’Interno ed al Ministero della Giustizia.

Forza Italia è all’opposizione. E da lì può reclamare il diritto di avere la guida della Commissione Vigilanza Rai. Sulla quale c’è già uno scontro interno: tra Paolo Romani e Renato Brunetta per la presidenza.

Allo stesso modo è all’opposizione il Partito del senatore Massimo Ruspandini: Fratelli d’Italia. E proprio per questo a FdI è stata proposta la presidenza del Copasir, la commissione parlamentare per il controllo dei Servizi Segreti. Un modo per accontentare le truppe di Giorgia Meloni, lasciate fuori dal Governo e nel limbo dell’astensione: né contro né a favore.

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