Spilabotte: «Le liti nel Pd di Frosinone? Come in tutta l’Italia»

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Dalla scuola alla situazione del Partito Democratico in provincia di Frosinone. Maria Spilabotte, senatrice dei Democrat, non si sottrae. Neppure sul tema della candidatura a sindaco di Frosinone. L’abbiamo intervistata.

Partiamo dalla riforma della scuola?
«È solo un punto di partenza, da sempre al centro dell’agenda politica del Governo Renzi. La ritengo una riforma che migliora l’offerta didattica nelle scuole primarie, riduce le classi pollaio, valorizza la storia dell’arte e la musica, introduce politiche di lotta alla dispersione scolastica, si apre alle innovazioni informatiche e digitali, investe sulla sicurezza degli edifici e sugli alunni, migliora la formazione dei docenti e valorizza la professionalità degli insegnanti. Sono certa che quando riprenderà l’anno scolastico a settembre le tensioni cominceranno a stemperarsi».

Senatrice Spilabotte, il Governo Renzi dura?
«Fino alla scadenza naturale della legislatura, ovvero il 2018. D’altra parte l’Italia non si può permettere l’instabilità proprio in un momento in cui stiamo avviando riforme che i governi precedenti non hanno nemmeno pensato di proporre. Come si può pensare di interrompere questo percorso?».

Veniamo alle dolenti note: la situazione del Pd della provincia di Frosinone.
«Frosinone non è un caso isolato. In Senato posso confrontarmi con le realtà locali di tutta Italia e posso assicurare che questi problemi ci sono ovunque. In questo momento non vedo le condizioni nè la necessità di svolgere un congresso, che sicuramente si dovrà fare ma stabilimento modi e tempi con pacatezza e serenità. Gli scontri fanno parte di una dialettica interna che nel Pd, ma anche negli altri partiti, sono sempre esistiti: le correnti interne sono comunque una ricchezza poichè consentono una pluralità di vedute, spetta poi al gruppo dirigente avere la capacità di fare sintesi».

È già proiettata ad una ricandidatura al Senato?
«Sto cercando di adempiere al meglio e con il massimo impegno al mio dovere da Senatore e sto facendo tutto quello che mi compete. Se sarò ricandidata o meno sarà una decisione che assumerà il partito. Ritengo, inoltre, di aver già avuto molto dal partito, più di tanti altri, e per questo vivo con assoluta tranquillità la mia attività politica ed istituzionale».

Dramma lavoro in Ciociaria: ci sono speranze di uscire dal tunnel?
«Stiamo attraversando una fase di enorme difficoltà, accentuata anche dal fatto che purtroppo la nostra provincia non rientra nelle zone obiettivo e questo ci preclude di attingere a numerosi finanziamenti europei destinati allo sviluppo. Bisognerebbe lavorare in sinergia ad un progetto volto al riconoscimento della nostra area deindustrializzata. Comunque, l’investimento della Fca a Piedimonte ed il procotollo Asi-Regione sulla reindustrializzazione dell’area ex Videocon sono sicuramente due buoni segnali».

Veniamo alla Sanità.
«Il Dea di II livello ci è stato negato dalla Giunta Polverini che ha stralciato l’assegnazione che aveva fatto l’allora Giunta Marrazzo. Ricordiamo che, sempre durante la giunta Polverini, sono stati chiusi 8 ospedali e tagliati centinaia di posti letto. Oggi l’Amministrazione Zingaretti sta invertendo la rotta: le prime case della salute aperte sul nostro territorio ne sono un tangibile esempio».

Senatrice, anche in Ciociaria la povertà dilaga.
«La povertà dilaga, purtroppo, in tutta Italia. Io vorrei che la nostra provincia tornasse ad essere una terra in cui sia possibile crescere e vivere. Per fare questo occorre rivedere lo schema che incentrava l’economia della nostra provincia solo sull’industria. Dobbiamo sfruttare le nostre risorse: turistiche, culturali ed enogastronomiche, ed anche riscoprire l’agricoltura».

Comune di Frosinone: lei candiderebbe Domenico Marzi a sindaco?
«Memmo Marzi è stato un grande sindaco di Frosinone. In dieci anni ha cambiato volto alla città. Purtroppo anche Frosinone ha risentito della crisi economica e negli ultimi anni le Amministrazioni che si sono succedute, comprese quella attuale, non hanno avuto lo stesso impatto.
Detto questo, ritengo che la ricandidatura di Memmo Marzi non sia in linea con i tempi: tra l’altro sono convinta che non è neppure interessato a questa eventualità, ma a prescindere da questo noi oggi abbiamo bisogno di cambiamento, di volti nuovi e giovani, che devono certamente ascoltare persone come Memmo Marzi. Per questo il centrosinistra deve cominciare fin da ora a lavorare ad una candidatura che sia capace di superare le attuali liti: questo è possibile se si lavora attorno ad un programma di sviluppo condiviso, mettendo da parte i personalismi che hanno diviso il Pd ed il centrosinistra, resettando tante situazione e ripartendo con prospettive nuove. Se arriveremo divisi all’appuntamento elettorale probabilmente rischieremo di consegnare ancora questa città alla destra e non possiamo permettercelo».

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