Spostato perché era scomodo: lo scandalo delle autorizzazioni ambientali

L’inchiesta è nata pochi giorni dopo una serie di strilli lanciati per telefono. Davide Papa, presidente di Unindustria Frosinone, non ne poteva più: le aziende associate lo tempestavano di chiamate tutti i giorni per protestare contro le pretese che arrivavano dall’ufficio Ambiente della Provincia. ‘Troppa burocrazia, troppe carte, troppi limiti, troppi lavori da fare per metterci in regola… prima non funzionava così‘ gli dicevano tutti. Così si era attivato ed aveva preteso un tavolo con il commissario della Provincia di Frosinone Giuseppe Patrizi. Pochi giorni dopo quel confronto salta la testa del dirigente Angelo Fraioli. Ora quella rimozione finisce al centro di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone e condotta sul campo dal nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato

E gli investigatori imboccano una strada precisa. Sospettano che Fraioli sia stato rimosso non perché fosse troppo puntiglioso. Ma perché troppo scomodo. Scrive Pierfederico Pernarella su Ciociaria Editoriale Oggi che nell’informativa inviata alla magistratura la Forestale dice

«Il dirigente, insieme al suo personale tecnico, con competenza e rigore ha evidenziato disfunzioni, rilevato anomalie tecniche, prescritto adempimenti, revisionato procedimenti Aia e altri, segnalato alla polizia giudiziaria e alla stessa Procura notizie di reato a carico non solo dei responsabili delle aziende interessate, ma anche dei pubblici funzionari addetti ai controlli».

Insomma un tipo puntiglioso Fraioli. Che è finito per diventare scomodo? Le indagini dimostrerebbero questo.

Il dirigente era stato messo lì da Antonello Iannarilli pochi mesi dopo avere assunto la presidenza della Provincia di Frosinone. L’ex deputato, ma soprattutto il suo micidiale direttore generale Maria Andreina Raponi, aveva capito che qualcosa non quadrava in quel settore. Così aveva nominato consulente un ex maresciallo del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. Ma appena il team messo in piedi dalla Provincia si presentava a compiere le ispezioni nelle fabbriche trovava che gli uffici con la documentazione erano andati a fuoco durante la notte precedente o avevano subito stranissimi furti nel corso dei quali i ladri portavano via documento e non denaro.  Allora Iannarilli aveva deciso il cambio radicale di metodo.

I dubbi dell’allora presidente sono gli stessi che oggi avanza la Forestale. Sempre Ciociaria Oggi riferisce

Da un lato gli agenti del Nipaf nel corso dei controlli presso alcune aziende riscontrano una serie di anomalie che fanno intravedere dei favoritismi; dall’altro i forestali prendono atto che in Provincia, diversamente da quanto avveniva prima, è «venuta meno la collaborazione nell’azione di controllo». Nel settore ambiente sono cambiate un po’ di cose. Giuseppe Patrizi, diventato commissario straordinario a partire dal marzo 2013 dopo le dimissioni di Antonello Iannarilli, nel luglio dello stesso anno ha rimosso dall’incarico di dirigente l’ingegnere Angelo Fraioli. Un provvedimento che insospettisce. La Forestale sa come lavorava Fraioli.

Che il dirigente avesse cambiato il modus operandi dell’ufficio era chiaro a tutti: alle imprese ed anche alla Regione, tanto che dalla Pisana parte una lettera di encomio in cui ci si complimenta con l’Ufficio Ambiente per il lavoro svolto sui siti inquinati e sulle discariche. Ma se ne accorgono anche le aziende. Che si lamentano con la loro associazione di riferimento: parlano di eccesso nella burocrazia, richieste ai limiti dell’assurdo. Gli industriali si riuniscono ed accertano che i tempi per il rilascio delle autorizzazioni si sono dilatati, che ora vengono chieste cose che fino a pochi mesi prima non venivano domandate. Sospettano si tratti di un caso di mala burocrazia e lo dicono pubblicamente nel corso di convegni e con dichiarazioni ufficiali nelle quali si sollecita una soluzione.

Nessuno immagina che pochi mesi prima Antonello Iannarilli avesse per le mani un dossier esplosivo: alcuni degli stabilimenti più importanti, strategici per l’economia della provincia di Frosinone, non avevano uno straccio di parametro ambientale in regola. Per capire, il presidente era andato a fare visita in quegli impianti, con la scusa di un incontro istituzionale; poi, una volta a colloqui con i direttori, tirava fuori il problema e domandava: “Scusate, ma perché non vi mettete in regola?”. La risposta ottenuta fu disarmante: “Perché nessuno ce lo ha mai chiesto, nelle altre province italiane ci avrebbero già fatto chiudere”.

Iannarilli capisce che è ad un bivio: consegnare il dossier alla Procura della Repubblica significa far scattare la chiusura immediata per alcuni degli stabilimenti più importanti sul territorio e per decine di altre fabbriche più piccole. Sceglie allora l’altra strada: impone quello che nessuno aveva mai imposto fino a quel momento: “O vi mettete in regola come avete fatto dalle altre parti o procedo per la strada che mi indica la legge”. La risposta fu: “Va bene presidente, basta che ci dia il tempo necessario per farlo: mettere in bilancio una spesa simile non si può fare dall’oggi al domani”.

Ma la procedura era lunga. Molto lunga. Nel frattempo arrivano le elezioni regionali del 2013: Iannarilli si candida, nomina reggente Giuseppe Patrizi. Che da ex dirigente d’azienda comprende le esigenze degli imprenditori. Quelle lungaggini dell’ufficio Ambiente gli sembrano sospette. Non sa di quegli altri retroscena: Iannarilli li aveva taciuti a quasi tutti. Finisce che Fraioli viene spostato ai Lavori Pubblici.

Uno spostamento per il quale ora la Forestale sospetta che Giuseppe Patrizi abbia provocato un danno erariale alle casse della Provincia. In che modo? Spiega Pierfederico Pernarella che al posto di Fraioli viene nominato Ferdinando Riccardi,

dirigente di ruolo e laureato in economia, al quale viene affiancato come coordinatore l’ingegnere Umberto Bernola. Non essendo Fraioli un dirigente di ruolo, il cambio viene giustificato da Patrizi come un intervento di spending review, motivazione che poi verrà contraddetta dai fatti: Bernola nel giro di qualche mese verrà nominato dirigente con una retribuzione annua di circa 90.000 euro. Un dirigente non di ruolo è uscito dalla porta e un altro, pochi mesi dopo, è entrato dalla finestra. Altro che spending review.

Il verbale della Forestale è una sentenza: «la finalità del Patrizi era solo quella di togliere dalla posizione di responsabile del settore ambiente un funzionario ‘scomodo’, per metterne uno più ‘malleabile’».

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