Stadio della Roma: processo per Palozzi (FI) e Civita (Pd). Ecco le accuse.

Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu' Guaitoli

Stadio della Roma: in 13 a giudizio. Tra loro l'ex vice Presidente d'Aula della Regione Lazio Adriano Palozzi. E l'ex assessore di Zingaretti Michele Civita.

Una a uno e palla al centro. Anzi: fascicolo al centro: davanti al tribunale penale di Roma dovranno presentarsi l’ex vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio Adriano Palozzi (Forza Italia, area Toti) e l’ex assessore Michele Civita in giunta nello Zingaretti I ed oggi solo consigliere regionale. I due amministratori regionali sono nell’elenco dei 13 rinviati al giudizio del Tribunale per la storia del nuovo stadio della Roma.

È il procedimento che fa perno sull’imprenditore Luca Parnasi. I magistrati dell’Accusa ipotizzano che ci sia stata una corruzione con cui ottenere la variante del progetto per lo stadio che dovrebbe sorgere nella zona di Tor di Valle. Quel progetto venne approvato poi col taglio del 50% delle cubature rispetto al piano iniziale.

Hanno patteggiato gli stretti collaboratori di Parnasi: Luca Caporilli, Giulio Mangosi e Simone Contasta: hanno concordato una condanna a 2 anni. Vanno a processo ordinario invece gli altri manager, collaboratori di Parnasi: Nabor Zaffiri e Gianluca Talone. Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Davide Bordoni, il soprintendente ai beni culturali, Francesco Prosperetti. Per lui, gli uffici del Ministero dei Beni Culturali hanno già avviato le procedure disciplinari previste dalla legge.  Vanno a processo poi Daniele Leoni, funzionario del Dipartimento Urbanistica del Comune di Roma, Giampaolo Gola (ex assessore allo sport del X Municipio), l’architetto Paolo Desideri e Claudio Santini, ex capo di Gabinetto al Mibact. 

Le accuse sono, a vario a titolo, di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito. La prima udienza è fissata per il 5 novembre: Campidoglio e Regione Lazio hanno chiesto di costituirsi parti civili.

Nel corso degli interrogatori, Luca Parnasi riferì agli investigatori di conoscere l’ex assessore Michele Civita da circa 20 anni. Lo definì «una persona che stimo molto. Ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione. La Conferenza di Servizi era già stata chiusa e già c’erano state le elezioni quando con estremo imbarazzo mi ha chiesto di trovare un lavoro per suo figlio».

L’imprenditore dice si non esserti sentito obbligato nei confronti dell’ex assessore. Ma come padre. Per questo «ho fatto un colloquio al figlio e l’ho proposto ad Acherman della Be Consulting. Gli ho fatto un favore mettendomi nei suoi panni come padre». Soldi? Non a Civita. «Non ho mai sostenuto Civita con erogazioni di denaro».

Il costruire con le sue dichiarazioni scagiona l’ex assessore. «Civita ha operato sempre nell’interesse della Regione Lazio. Io l’ho sostenuto con il voto: ho votato lui e l’ho fatto votare dai miei familiari. Era il nostro punto di riferimento nella conferenza di servizi ed a lui, sia che io che Caporilli e Baldissoni, ci rivolgevamo per la soluzione di eventuali problemi».

Ma perché Civita lo faceva? «Non sono in grado di dire se il suo atteggiamento di disponibilità fosse finalizzato ad avanzarmi in seguito la richiesta di assunzione del figlio. Per la conoscenza che ho di Civita credo che non sia così. Ho fatto la promessa di assunzione del figlio perché a lui legato da rapporti personali, nella consapevolezza del suo ruolo pubblico».

Nel fascicolo d’accusa, a proposito di Adriano Palozzi si parla invece di fatture per operazioni inesistenti. L’importo complessivo è di 25mila euro.