Stangata fiscale e scenari politici, il cruciverba della crisi

Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu e Guaitoli

Salvini in fuga da una manovra economica di almeno 40 miliardi di euro. L’aumento dell’Iva (e dello spread) affosserebbe famiglie e imprese. Intanto però a dettare tempi e modi non sarà il Capitano, ma il Generale Sergio Mattarella. Nicola Zingaretti punta a convincere Matteo Renzi. E se i tempi slittano può cambiare tutto. Le variabili Urbano Cairo e Mario Draghi.

Alla fine è andata come in diversi (anche Alessioporcu.it) avevano profetizzato: Salvini avrebbe staccato la spina al Governo per non intestarsi una manovra da lacrime e sangue per famiglie e imprese. Una manovra di almeno 40 miliardi di euro, aggravata dalla “finanza creativa” dei gialloverdi su Reddito di cittadinanza e Quota 100. Manovre populiste che hanno ulteriormente scassato, soprattutto in prospettiva, i conti dello Stato.

L’autorevole agenzia di stampa La Presse riporta che l’aumento dell’Iva, da solo, potrebbe valere 20 miliardi di euro. Ma l’aumento dell’Iva farebbe scattare una seri innumerevole di aumenti. Poi c’è lo spread, una sorta di interesse aggiuntivo. Vedremo sin dalle prossime ore come reagiranno i mercati alla crisi al buio decretata da Matteo Salvini.

L’assenza di un governo nel pieno delle sue funzioni renderebbe impossibile presentare si la legge di bilancio che la manovra, rischiando così l’esercizio provvisorio. La Presse scrive:

Lo Stato, infatti, non potrebbe spendere in ogni mese più di un dodicesimo di quanto speso l’anno precedente. Tradotto in termini pratici, niente investimenti, flat tax, niente riduzione del cuneo fiscale ma anche aumento dell’Iva”. 

E le elezioni anticipate? Matteo Salvini le vorrebbe il 13 ottobre, ma si renderà presto conto che non sarà semplice. Intanto perché l’arbitro della crisi, a norma di Costituzione, è il Capo dello Stato. Sergio Mattarella, con i rilievi fatti al decreto sicurezza bis (irragionevoli le sanzioni all’Ong e obbligo di soccorso per i naufraghi), ha fatto capire al Capitano che il Generale resta lui.

Il Movimento Cinque Stelle non cederà sui passi istituzionali e vuole che sia Salvini ad assumersi la responsabilità della crisi davanti alle Camere. Ma non sta scritto da nessuna parte che i tempi saranno brevi.

Anche Giorgia Meloni vuole elezioni anticipate in tempi rapidi, ma se Salvini si ostinerà nella linea di andare avanti per conto proprio, allora anche i Fratelli d’Italia si prenderebbero il tempo necessario. Stesso discorso per Silvio Berlusconi.

E il Partito Democratico? Sulla carta una maggioranza alternativa alla Camera e al Senato c’è. Quella formata dalla somma dei seggi dei Cinque Stelle e del Partito Democratico, più qualche altro “responsabile”. Il punto è il ruolo di Matteo Renzi e il suo no a qualunque tipo di rapporto con i pentastellati.

Nicola Zingaretti ieri ha aperto all’ex rottamatore: “Aiutaci a vincere le elezioni”. Aggiungendo: “Evitiamo di consegnare il Paese alle Destre”. Il sentiero è strettissimo. Intanto perché Zingaretti sa che Renzi può restare nel Pd a patto di avere un ruolo importante e definito. Candidato a premier? Difficile, ma non impossibile. In questo caso potrebbe esserci uno spazio per allontanare la data del voto e cercare di far abbassare la curva della Lega, in questo momento in ascesa.

Matteo Salvini ha accelerato anche per distrarre l’attenzione da vicende come i presunti fondi russi al Carroccio e la sentenza della Cassazione che obbliga la Lega a restituire i famosi 49 milioni di euro. Nei mesi prossimi le vicende potrebbero avere delle evoluzioni, con degli inevitabili impatti politici.

Zingaretti è un mediatore infaticabile: con Matteo Renzi e Carlo Calenda discuterà di questo. Certamente il Pd non si intesterà la manovra economica più impopolare della storia repubblicana, ma ci sono diverse formule nel caso Mattarella decidesse di provare con un esecutivo tecnico. Fra l’altro guadagnare un po’ di tempo potrebbe aprire altri scenari. Intanto la discesa in campo di Urbano Cairo, alla guida un polo di centrodestra moderato, conservatore e alternativo alla Lega. Poi c’è Mario Draghi: tra qualche mese non sarà più Governatore della Bce. Il “Centro” è il suo punto di gravità politica. Trasversale.