La stele della vergogna andava tolta prima (di B. Cacciola)

La stele in memoria delle truppe franco marocchine, protagoniste di abusi, violenze e stupri su donne, bambini e uomini. Distrutta la notte scorsa. Ma per il filosofo Cacciola c'erano segnali precisi da considerare

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Eppure c’erano stati convegni e dibattiti, presentazioni e discussioni in Ciociaria sul tragico periodo dello sfondamento delle truppe francomarocchine del generale Alphonse Juin che nella loro avanzata verso il Nord avevano ucciso, stuprato, violentato donne, bambini, preti, anziani trovati sul proprio percorso. (leggi qui Ci voleva un porno per ricordare la tragedia delle 60mila ciociare violentate)

In particolare nella zona di Esperia ma tutta la parte della Ciociaria che avevano attraversato lungo la loro avanzata verso le Mainarde. Nella seduta notturna della Camera del 7 aprile 1952 la deputata del PCI Maria Maddalena Rossi denunció che solo nella provincia di Frosinone vi erano state 60.000 violenze da parte delle truppe del generale Juin. Dalle numerose documentazioni raccolte in seguito si ritenne che ci furono 20.000 casi accertati di violenze. Il buon senso fece ritenere che invece fossero molti di più: diversi referti medici dell’epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per vergogna o per pudore preferì non denunciare.

A Castro dei Volsci, in piazza, si puo’ ammirare il monumento alla Mamma Ciociara, simbolo delle sevizie inflitte dai franco-marocchini alle tante donne violentate e massacrate.

Lo scorso anno la nostra terra è stata insolitamente fiorente d’iniziative tese a recuperare la memoria storica di un oltraggio che per troppi anni era stato come nascosto per vergogna o per non toccare i fili della tensione col rapporto con la Francia. Convegni dedicati alla Ciociara, il famoso film di De Sica, organizzato dall’allora parlamentare Maria Spilabotte (leggi qui Il porno del contendere: Emi De Sica chiede aiuto a Sofia Loren contro la porno Ciociara).

E poi il libro di autobiografia dello scrittore di Lenola Michele Rosato che narra del dramma della non ancora madre, violentata dai soldati franco-marocchini. O il testo della scrittrice del quotidiano francese Liberation Eliane Patriarca di origine arcese, che aveva presentata la sua inchiesta nel teatro gremito di Rocca d’Arce su iniziativa del ricercatore Fraioli e del sindaco Rocco Pantanella.

Ebbene tutte queste forme d’intervento dovevano allertare almeno il comune di Pontecorvo, affinché quella stele, che ricordava i soldati francesi marocchini, fosse rimossa d’autorità dal Comune, senza aspettare un’azione da parte d’ignoti. Emerge cosi tutta la lentezza delle istituzioni ciociare a recepire quello che la storia e la cultura tolgono dalla polvere della memoria per riconsegnarlo alla dignità di un popolo.

§