Stirpe: «Per salvare il lavoro subito regole nuove»

Il vice presidente nazionale di Confindustria sul Sole 24 Ore. Chiede regole nuove sul Lavoro, capaci di guidare i cambiamenti che il Covid sta introducendo

Non bastava il 4.0 con la sua integrazione tra robot e lavoratori sulla linea. Ora ci si è messo anche il Covid-19 a cancellare posti di lavoro. Appena il Governo toglierà la rete di protezione che impedisce i licenziamenti saranno migliaia i posti che salteranno. Bisogna «Creare subito opportunità. vere d’impiego. Sono necessarie politiche attive efficaci, finalizzate alla ricollocazione delle persone disoccupate e al riorientamento delle professionalità già acquisite». Parole che non sono di Maurizio Landini o di un’altro dei Segretari nazionali del Sindacato. A pronunciarle è stato Maurizio Stirpe, vice presidente nazionale di Confindustria con delega al Lavoro.

Conseguenze imprevedibili

Foto © Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Il presidente lo ha scritto in una lunga riflessione affidata alle colonne del Sole 24 Ore. Sulle quali ha scritto che le conseguenze dela Covid-19 sulla nostra economia «sono ancora, in buona parte, imprevedibili. Ciò che pare certo è che queste conseguenze saranno profonde e non tutte, necessariamente, negative».

A voler cercare il lato positivo nelle cose, Maurizio Stirpe lo individua anche in questa pandemia. Perché ha avuto il merito di accelerare il passaggio del nostro modo di lavorare ad una dimensione più smart. La novità più grande? Il lavoro da casa: prima della pandemia avremmo pensato che era un modo per imboscarsi.

Ora, invece, dice Maurizio Stirpe «lo smart working si è imposto quale efficace misura per limitare le occasioni di contagio. Una modalità di lavoro che diventerà in futuro una straordinaria opportunità, poiché esalta la capacità di ciascuno oltre ilimiti di spazio e tempo. Agevola la conciliazione trai tempi di vita e di lavoro».

I nuovi lavori per Stirpe

Smart Working © Imagoeconomica

Per Maurizio Stirpe lo Smart Working è solo un pezzo del processo di cambiamento in corso. Prevede che l’automazione e la trasformazione tecnologica apriranno la strada «a occupazioni nuove, generando costanti cambiamenti all’interno delle aziende, richiedendo profili professionali altamente qualificati e competenze digitali in continua evoluzione».

Occorre però che la Politica faccia la sua parte. Perché un mondo che cambia ha bisogno di regole nuove. Che diano certezze ai lavoratori ed altrettanta sicurezza anche agli imprenditori. I confini devono essere definiti per evitare sorprese, a tutti.

«In un mercato del lavoro sempre più dinamico, le potenzialità di tali trasformazioni potranno essere sfruttate appieno solo investendo sulle politiche per il lavoro».

C’è bisogno di dirlo? Si perché «storicamente nel nostro Paese le risorse pubbliche sono state destinate, pressoché interamente, a misure passive di sostegno al reddito». In pratica: Reddito di Cittadinanza, Cassa Integrazione, Mobilità. Non sempre è stato così: nei vent’anni precedenti c’erano politiche attive della Formazione e del Lavoro. Un esempio: le Borse Lavoro con le quali le imprese prendevano i ragazzi e li formavano, nel periodo in cui entravano a contatto con il lavoro lo stipendio veniva pagato dalle Province o dalle Regioni. (Leggi qui La frusta di Stirpe: «Questo è un Paese che non vuole modernizzarsi»).

Il lavoro che non c’è

Posto di lavoro chiuso per coronavirus Foto © Sara Minelli / Imagoeconomica

Ma oggi siamo un un periodo del tutto diverso, per nulla paragonabile a quello di vent’anni fa. Per questo Maurizio Stirpe oggi mette le cose in chiaro dicendo: «ora non ci possiamo più permettere di mantenere in essere posti di lavoro quando non c’è più il lavoro. Insomma, bisogna iniziare a privilegiare la cura “del lavoro e dei lavoratori”, puntando all’occupabilità delle persone, piuttosto che al mantenimento del singolo posto di lavoro».

Per questo, il Presidente chiede al Governo politiche attive efficaci, finalizzate alla ricollocazione delle persone disoccupate. Non solo: sollecita politiche per il riorientamento delle professionalità già acquisite alle sempre più mutevoli esigenze del mercato del lavoro.

Sostiene che «Non basta il mero sostegno economico ma occorre progettare percorsi formativi che si traducano in nuova occupazione. Tra gli interventi necessari in questa direzione occorre, in primo luogo, potenziare l’assegno di ricollocazione e attribuirlo nuovamente a tutti percettori della Naspi. In secondo luogo, ai fini della riqualificazione e della ricollocazione dei disoccupati, la scelta ottimale sarebbe coinvolgere le Agenzie per il lavoro, che sono quotidianamente a contatto con il mondo del lavoro e conoscono bene la realtà e le esigenze delle imprese italiane».

Stirpe, rivedere Cig e Mobilità

FOTO © ALBERTO LO BIANCO / IMAGOECONOMICA

In un’ipotetica graduatoria delle cose da fare, Maurizio Stirpe mette ai primi posti il riordino complessivo degli strumenti di integrazione del reddito: la Cassa integrazione e gli altri ammortizzatori sociali.

Riconosce che sono stati centrali per affrontare questa crisi sanitaria. Ma ritiene che ci sia stata una dispersione eccessiva di risorse. Per questo avanza un auspicio: «Nei prossimi mesi, dovremo saper cogliere l’opportunità per gettare le basi di un sistema più efficace, in un’ottica assicurativa contro la mancanza temporanea di lavoro».

Il presidente ritene che si tratti di «sfide che la crisi sanitaria ha reso ancora più urgenti e attuali, ma di cui le imprese, chiamate a competere sui mercati globali, sono da tempo ben consapevoli».

Resta da vedere se ne sarà consapevole anche chi deve scrivere le regole di quel cambiamento.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright