Strategie elettorali, dibattito interno: il ‘codice’ Pompeo

Foto: Stefano Strani

Parla il presidente della Provincia e leader di Base Riformista: «Coinvolgimento nel Pd: mi aspetto uno scatto dal segretario»

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

«Il mio obiettivo resta quello di poter garantire una casa e un’agibilità politica a tutti coloro che condividono i miei stessi valori e che si aspettano dal partito una politica di apertura e di coinvolgimento interno. È questo che mi ha portato a sostenere una candidatura unitaria in occasione del rinnovo della segreteria provinciale. Mi aspetto questo scatto da parte del segretario». Il presidente della Provincia e sindaco di Ferentino Antonio Pompeo è anche il referente provinciale di Base Riformista, la componente del Pd degli ex renziani che hanno deciso di restare nel Partito. Il messaggio che Pompeo lancia al segretario provinciale Luca Fantini è forte e chiaro. E va inquadrato nell’ottica delle prossime elezioni amministrative. Di Alatri e Sora, ma anche e soprattutto di Frosinone.

La richiesta del coinvolgimento interno è un tema che torna nel dibattito Dem. E quando Pompeo dice di aspettarsi questo tipo di scatto da parte di Fantini vuole delimitare il perimetro interno. Inoltre, sul versante delle amministrative l’orizzonte è anche quello di un progetto che guardi al civismo.

Pompeo, Alatri e Sora

Giuseppe Morini, Virginia Raggi e Roberto De Donatis

Rileva Antonio Pompeo: «Qualsiasi progetto, per essere vincente, deve avere un’anima propria, deve essere costruito dall’interno in un processo continuo di condivisione e coinvolgimento. Abbiamo già quest’anno due grandi sfide: Alatri e Sora. Sono due realtà politicamente e amministrativamente importanti del territorio, nonché termometri dello scenario futuro della provincia e l’impegno deve essere massimo».

Sottolinea: «Ad Alatri il lavoro deve essere incentrato da un lato valorizzando le esperienze, dall’altro includendo le nuove energie della città. È doveroso però rivolgere al sindaco Morini e alla sua squadra il mio plauso per il grande e proficuo impegno portato avanti soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo attraversando».

E aggiunge: «Per quanto concerne la città di Sora, invece, ritengo che l’obiettivo sia quello di finalizzare l’ottimo lavoro di ricostruzione in atto all’interno del nostro Partito: un’opera di ricucitura farà la differenza e porterà ad individuare le giuste risorse da mettere a capo della terza città della provincia».

Il riconoscimento al lavoro svolto dal sindaco Giuseppe Morini non è casuale e rappresenta il punto di partenza di un ragionamento finalizzato ad una scelta condivisa per quanto riguarda il candidato alla “successione”.

Il “fattore” Frosinone

Francesco De Angelis e Antonio Pompeo

Argomenta Antonio Pompeo: «Con lo stesso metodo si dovrà lavorare per la città capoluogo. Personalmente non ho mai creduto a “sistemi” che si fondano sulle macerie di altri: sono, invece, profondamente convinto che dagli errori, propri e altrui, si possa e si debba imparare cosa è bene per un territorio, cosa a quel territorio serva per evolversi e cosa, al contrario, vada assolutamente evitato. Per questo, sentir parlare di emorragie nell’attuale Amministrazione frusinate come punto di partenza per progetti altri e alternativi la trovo un’impostazione sbagliata, oltre che fallimentare».

Prosegue: «Quello che, invece, a mio avviso è l’approccio giusto per arrivare a meta risponde al concetto di inclusione: partendo dalla necessità di convergere su un candidato condivisibile e autorevole, anche attraverso lo strumento delle primarie per trovare la sintesi necessaria tra le migliori risorse di cui non siamo certamente sprovvisti».

Nel capoluogo Antonio Pompeo ribalta il ragionamento effettuato da Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico. Nel senso che la coalizione di centrosinistra, e in particolare il Pd, deve partire dal proprio campo. Certamente la capacità di aggregazione anche su un profilo trasversale è importante. Ma seconndo Pompeo non è da questo che si deve partire.

La visione provinciale di Pompeo

ANTONIO POMPEO

Afferma Antonio Pompeo: «Proprio partendo da questi scenari e rispondendo alla forte necessità di dare un contributo fattivo alla ripartenza di un’intera provincia, ho sempre pensato e lavorato negli anni a un progetto aperto. Ad un contenitore in cui accogliere chiunque condivida valori e principi di democrazia e collaborazione. Per amministratori, cittadini, associazioni, movimenti e realtà territoriali che desiderino impegnarsi attivamente per il loro territorio, pur non riconoscendosi in alcun Partito. E questo, devo dire, mi è stato riconosciuto da tutti coloro che, pur non condividendo la mia stessa appartenenza politica, mi hanno sostenuto anche in occasione delle competizioni elettorali che mi hanno visto coinvolto in prima persona».

«Credo pertanto che questa sia una ricchezza della quale non possiamo fare a meno e per questo ritengo ormai maturi i tempi per lanciare questa nuova sfida. Solo così possiamo lavorare concretamente e convintamente al futuro di un territorio che merita tutte le nostre migliori energie. Ovviamente tutto questo non farà venir meno il mio impegno e la mia sfida che sin dal primo giorno ho messo in campo per garantire il pluralismo all’interno del Pd.Una visione monolitica avrebbe certamente impoverito il dibattito e il partito stesso, relegandolo a una visione autoreferenziale, poco allargata e ancora meno appassionante». (Leggi qui Se Pompeo vuole un ruolo sulla candidatura a sindaco).

Garantire l’agibilità

L’Aula del Consiglio Provinciale di Frosinone

E quindi la conclusione: «Il mio obiettivo resta quello di poter garantire una casa e un’agibilità politica a tutti coloro che condividono i miei stessi valori e che si aspettano dal Partito una politica di apertura e di coinvolgimento interno. È questo che mi ha portato a sostenere una candidatura unitaria in occasione del rinnovo della segreteria provinciale. Mi aspetto questo scatto da parte del segretario».

Antonio Pompeo non tocca invece il tema delle elezioni provinciali. Nei mesi prossimi si dovrà votare per le elezioni dei dodici consiglieri. Nei giorni scorsi il dibattito nel Pd è stato alimentato anche dalle polemiche a distanza sull’opzione di presentare due liste “civiche”. Senza il simbolo cioè. Un’indiscrezione filtrata dalle strette maglie del riserbo interno. Ma che dà il senso della situazione e in ogni caso di un “non superamento” della rigidità della logica delle correnti. (Leggi qui Candidature alle Provinciali: già si sgomita).

Il silenzio di Pompeo su questo punto va interpretato in un solo modo: se ne discuterà in sede di direzione provinciale del Partito