Gli strilli di Pompeo: «Così ci rimaniamo sotto» (di C.Trento)

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

 

CORRADO TRENTO
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Le urla di Antonio Pompeo si sono sentite nitidamente in strada, tanto che in molti hanno alzato la testa per capire cosa stesse succedendo. Il presidente della Provincia è arrivato in ritardo al vertice dei leader, convocato presso la federazione, dopo la disfatta alle comunali di Frosinone. Ha trovato tutti lì: il segretario Simone Costanzo, il presidente Domenico Alfieri, i senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte, il deputato Nazzareno Pilozzi, l’assessore regionale Mauro Buschini, il consigliere regionale Marino Fardelli. E naturalmente Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico, l’area maggioritaria dei Democrat in provincia di Frosinone.

 

Il “j’accuse” di Pompeo

Antonio Pompeo non ci ha pensato due volte a tirare fuori delusione e rabbia, preoccupazione e voglia di non fare finta di nulla.E ci è andato giù pesante. Sottolineando come in provincia di Frosinone nel Pd l’unico argomento di discussione è diventato come “fregare” l’altro nella candidatura o nell’elezione che conta. Ha detto: «Non è possibile ragionare soltanto in questi termini: Antonio Pompeo contro Mauro Buschini, Sara Battisti contro Maria Spilabotte, Francesco De Angelis contro Francesco Scalia. Non è politica questa, così non andiamo da nessuna parte». Questo perché, ha rimarcato Pompeo, «non soltanto la gente ci vota sempre di meno, ma anche gli iscritti se ne sono accorti e appaiono demotivati». Quindi l’affondo finale: «La verità è che non controlliamo più niente», ha chiosato Pompeo. Avvertendo: «Ci restiamo sotto, anzi già ci siamo rimasti sotto per molti versi».

Poi il presidente della Provincia e sindaco di Ferentino ha spiegato che a questo punto l’unica cosa da fare, almeno per quanto lo riguarda, è mantenere il consenso sul territorio. Ma non è chiaro se per restare con le cariche attuali o provare il grande salto alle regionali. Forse però non c’è soltanto questo. Come apparso evidente già nei mesi scorsi, Antonio Pompeo sta diventando un punto di riferimento degli amministratori dei Democrat e potrebbe provare a lanciare una sorta di “partito dei sindaci”.

Non a caso ha parlato di solco sempre più evidente che separa la classe dirigente del Partito Democratico dagli amministratori. Poi si è levato qualche sassolino dalla scarpa, quando ha detto che in alcune realtà ed enti intermedi si continua con le schema dell’accordo tra Pd e Forza Italia. Come dire: alla Provincia è stato il partito a farmi presente che era preferibile rompere l’alleanza, mentre altrove va tutto bene. Perché?

Non solo: quello di Pompeo è sembrato altresì un attacco “preventivo”. Così traducibile: “nessuno pensi di propormi la rottura con Alternativa Popolare alla Provincia”. Fatto sta che la sfuriata del presidente della Provincia ha lasciato il segno.

 

Salta il summit in direzione

Intanto la riunione della direzione provinciale del Pd, che doveva tenersi lunedì, è stata aggiornata. Ufficialmente per impegni dei parlamentari, ma in ogni caso nessuno sembra avere voglia di arrivare alla resa dei conti. A parole tutti dicono di volere il congresso anticipato, ma in realtà nessuno fa il passo che servirebbe.

Nazzareno Pilozzi ha fatto capire chiaramente che non sarà lui a sfiduciare il segretario Simone Costanzo, mentre Francesco Scalia ha ribadito di non avere alcuna intenzione di accettare la proposta di una gestione unitaria della segreteria provinciale. Francesco De Angelis si è detto aperto ad ogni tipo di soluzione, ma non sarà lui ad aprire la crisi anche se la frattura politica con il segretario Simone Costanzo c’è e Sara Battisti (vicesegretario provinciale ed esponente di spicco dell’area di De Angelis) nelle settimane scorse l’ha resa pubblica.

Dal canto suo Simone Costanzo rimarrà al suo posto. Con il quadro politico nazionale in fibrillazione e in attesa di capire quando e con quale legge elettorale si voterà per Camera e Senato, nessuno intende restare con il cerino in mano.

In questo contesto la sconfitta di Frosinone appare già lontana dai riflettori di un dibattito autocritico. E forse è proprio questo che i leader nazionali volevano.

 

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