Su e giù per l’Italia su un treno

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Non potremo dire la parola 'fannullone' finquando ci sarà gente che va su e giù per l'Italia. Per un lavoro.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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C’è una cosa insopportabile che da qualche tempo gira sull’informazione mainstream, quella cioè che viene ripetuta come i pappagalli da chi non ha voglia di ragionare. E si appiattisce sul più comodo Copia & Incolla.

La cosa insopportabile è la convinzione che il lavoro ci sia. Ma siccome non sta dietro casa e c’è il Reddito di Cittadinanza nessuno ci va. I disastri del Reddito sono altri. Sono quelli che fingono la separazione dalla moglie per prendere due redditi; quelli che fanno dichiarazioni false e rubano così il Reddito a chi ne ha davvero bisogno.

Il problema è la superficialità. È vero che il lavoro c’è. Ma sta lontano. I disoccupati sono a Sud ed il lavoro sta a Nord. Siamo chiari: chi parla è figlio di due genitori che hanno attraversato l’Italia per lavorare in Fiat e casa la vedevano una volta l’anno; ci si telefonava una volta la settimana perché costava: si chiamava la domenica perché costava la metà.

Se ne deduce che oggi non c’è voglia di fare quegli stessi sacrifici che fece la generazione degli Anni 70. Invece non è così. Come dimostra la storia di Giuseppina Giuliano da Napoli raccontata dal quotidiano Il Giorno.

Assunta a tempo indeterminato al liceo Boccioni di Milano, si sveglia tutti i giorni alle 3 e mezza, prende il treno Italo delle 5.09 e dopo 4 ore e mezza sta a Milano: attacca alle 10.30 e stacca alle 17, sale sul Frecciarossa per Napoli delle 18.20 ed arriva a casa alle 22.53. Per tutta la settimana lavorativa.

Foto © Stefan Wohlfahrt

Perché? L’abbonamento, con lo sconto chilometrico costa 400 €; una casa a Milano tra affitto e utenze ne costa almeno 1200, lo stipendio è 1.165 euro.

La verità è che il lavoro c’è. Ma a differenza degli anni della Fiat con quegli stipendi non ci si campa, non si mette su una famiglia, non si fanno studiare i figli. E comunque non si può vivere su un treno.

È su questo che deve lavorare uno stato serio. Per togliere Giuseppina Giuliano da un treno. Creando lavoro dove non c’è. A quel punto si potrà dire che chi non va a lavorare e preferisce il reddito è un parassita. Non fintanto che c’è gente su e giù per l’Italia su un treno.

Senza Ricevuta di Ritorno.

(Foto di copertina: © DepositPhotos.com)