Sul ponte sventola bandiera stanca (di D. Facci)

Manca un mese e mezzo alle elezioni Regionali. Ma i Partiti non sono pronti: né con le liste né con i candidati. Il rischio è che si presentino alle urne sventolando bandiera stanca

Dario Facci

Direttore Responsabile La Provincia Quotidiano

Un mesetto e mezzo e poi tutti alle urne.

Nicola Zingaretti è allegramente in pista da tempo e intasca, sondaggio dopo sondaggio, continui bagni di ottimismo. Roberta Lombardi arringa le folle plaudenti dei pentastellati e l’uomo dello Scarpone, Sergio Pirozzi, gode delle carezze e degli abbracci insperati di un sacco di gente che lo ha assurto a rappresentante dei diseredati. Tra oggi e domani, dicono dal quartier generale di Forza Italia, sarà sciolto il nodo della candidatura del centrodestra. Potrebbe essere proprio Pirozzi l’alfiere, per la felicità di Francesco Storace e il travaso di bile dello stato maggiore regionale degli azzurri.

Se così fosse il sindaco di Amatrice, che si dice contento dell’ipotesi di viaggiare in ticket con Guido Bertolaso e lo definisce nell’intervista che ci ha rilasciato “un grande uomo”, avrebbe già di che inorgoglirsi: ha tirato dritto e ha costretto i potenti a piegarsi.

Se così non dovesse essere, e questo l’ex allenatore lo sa bene, le possibilità di affermarsi del designato dal centrodestra sarebbero ridotte al lumicino.

Intanto, nelle ultime ore, si è verificato quello che scriviamo da un mese: il centrosinistra di Zingaretti ha ottenuto l’unità piena, perché Liberi e Uguali, cioè il partito di Pietro Grasso, lo sosterrà. Ci sono stati e continuano ad esserci degli scontenti tra le componenti del Partito di sinistra creato dai fuoriusciti dal Pd. Avrebbero preferito presentarsi da antagonisti e marcare la differenza coi dem, come succede in Lombardia e come sarà per le Parlamentari.

È che Zingaretti è diverso, perché non è mai stato un renziano e il problema di dialogo, i “Liberi e Uguali”, non ce l’hanno con il Partito Democratico in quanto tale ma con Renzi. Questa è la logica.

C’è anche che ad alcune frange della sinistra italiana l’unica legge elettorale che gli permetterebbe di affermare le loro idee sarebbe quella “minoritaria” ma, chissà perché, non esiste in nessuna democrazia del mondo.

Manca un mesetto e mezzo, si diceva, alle elezioni e guardandosi intorno, dalle nostre parti, non è che i Partiti siano così pronti alla lizza. Le liste, tranne quella del Pd che è stata già presentata, sono lungi dall’essere pronte. C’è una febbrile attività di reperimento dei “disponibili” che in qualche modo siano anche credibili e che abbiano un minimo di elettorato certo.

Il pericolo è di arrivare affannati alla partenza e che sul ponte sventoli bandiera stanca.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright