«Per tappare le buche di Roma rischiano di mettere nella fossa Frosinone»

L'ira del sindaco di Frosinone. E dell'assessore al bilancio. I nuovi tagli imposti dal governo gialloverde impediscono di chiudere il bilancio. L'unica alternativa: tassare i cittadini. Mastrangeli: "Non so dove tagliare". Ottaviani: "Vorrebbero che usassi la pistola fiscale"

«Per tappare le buche di Roma rischiano di mettere nella fossa Frosinone con tutti gli altri Comuni italiani in risanamento». Nicola Ottaviani è furibondo. Non parla con i giornalisti. Nella sua stanza si sente mentre al telefono protesta: «Prima si prendono i soldi dei cittadini, poi pretendono che siano i sindaci a puntare la pistola: non ci penso proprio, anche perché non ho neppure il porto d’armi». Ce l’ha con il governo? «Sono una nuova versione del Torquemada tributario». Tomas de Torquemada era il famoso inquisitore domenicano divenuto celebre per le torture con con cui ottenere la confessione del peccatore.

A mandarlo su tutte le furie sono i provvedimenti che ora si abbatteranno sui Comuni. Rischia di non poter chiudere il bilancio del prossimo anno. Il piano di risanamento dei conti avviato dal 2013 ha tagliato ogni spesa superflua. In alcun i settori ha costretto ad incidere anche sulla carne viva. Ora siamo arrivati all’osso. E le nuove norme gli chiedono di raschiare pure quello.

L’armonizzazione e lo spalma debiti

Il fatto è che Frosinone fa parte di quell’elenco di Comuni che poco più di cinque anni fa decise di fare ordine nei suoi conti. La via più comoda sarebbe stata dichiarare il dissesto: cioè una linea sul registro, tasse comunali sparate al massimo per azzerare il vecchio e intanto si riparte da zero. Nicola Ottaviani ed il suo assessore alle finanze Riccardo Mastrangeli decisero invece di imboccare la strada più difficile ma meno dolorosa.

Il Comune di Frosinone in pratica avanzò la richiesta di accesso ad una legge chiamata ‘spalmadebiti’ che prevedeva una ‘procedura di riequilibrio’. Venne messa a punto quando suonò la campanella e lo Stato disse a tutti che “La ricreazione è finita“. Cioè? Per decenni i bilanci pubblici sono stati taroccati, a partire da quello dello Stato.

Ad esempio: bisognava coprire le spese per gli scuolabus? Si prevedeva in bilancio un’ondata di contravvenzioni o la caccia agli evasori e ufficialmente c’erano i soldi per coprire. E quando poi quei soldi non rientravano perché le multe non si facevano? Si registravano nella voce Residui: ogni anni si faceva sempre più grande, un gigantesco buco nero. Al momento di pagare gli scuolabus? Ci si arrabattava con quello che entrava: ecco perché – ad esempio – nel 2013 il Comune di Frosinone (in media con gli altri Comuni italiani) impiegava circa 500 giorni per pagare una fattura.

Si decide quindi di fare una ricognizione, si somma tutto quello che c’è da pagare. Poi si buca quella colossale bolla dei residui (in base alla norma introdotta da Mario Monti) e si stima quanto realmente può entrare. Il debito che ne deriva? Si spalma in venti anni, senza interessi. Ma: ogni anno si deve superare due volte la verifica della Corte dei Conti, non ci possono essere imprevisti né ritardi. Zero sorprese o altrimenti salta il piano.

Il caso Imu, Tari e Tasi

Tutto questo nel 2012. Finalmente, nel 2013 il Ministero e la Corte dicono a Frosinone “Siete ammessi alla procedura spalmadebiti”. Inizia un periodo di rigore e controllo delle finanze. Che ha rimesso la briglia alla spesa (è un dato tecnico, non politico): grazie alla quale oggi il Comune di Frosinone paga le sue fatture a 35 giorni.

Accade però che quel buontempone di Silvio Berlusconi abbia promesso agli elettori di togliere l’Imu. È l’imposta comunale sulla quale si basa buona parte dei bilanci cittadini.

Caos. Ma è solo una finta. Gli italiani sono di bocca alla buona: si accontentano che venga mantenuta la promessa e che si cancelli la tassa. In realtà viene sostituita con un’altra: Tari e Tasi che vanno allo Stato. Il quale si impegna a girare ai Comuni la quota che perdono con la cancellazione dell’Imu.

Il cetriolo e l’ortolano

Il cetriolo però finisce sempre nel… la cassetta dell’ortolano. I conti del contadino li ha fatti in mattinata un disperato assessore Mastrangeli ad un sindaco Ottaviani mandandolo fuori dalla grazia di Dio.

I numeri dicono che in questi anni a Frosinone è stato restituito solo lo 0,4% di base nel passaggio dall’Imu alla Tasi. Poi, di anno in anno, quando il Governo approvava la Legge Finanziaria, stabiliva quanto istituire ai Comuni.

Alla fine del 2014 a Frosinone vengono girati circa 2 milioni di euro (soldi che i residenti nel capoluogo hanno pagato allo Stato durante la primavera precedente, andando dal tabaccaio o in banca o all’ufficio postale, per versare la Tasi ). Nel 2015 lo Stato si tiene una quota più alta e manda a Frosinone 1,55 milioni di euro. Si arriva al 2016 e vengono girati appena 1,25 milioni di euro. Per attestarsi, negli anni 2017 e 2018, a circa 1 milione di euro.

Il cetriolo pesa circa 3,3 milioni di euro che i vari governi (di centrodestra, centrosinistra e tecnici) si sono tenuti anziché restituirli ai cittadini di Frosinone che hanno pagato la Tasi (se fosse rimasta l’Imu quei 3,3 milioni sarebbero entrati direttamente nelle casse del Comune).

Come gestiscono il cetriolo? Ottaviani e Mastrangeli tagliano l’impossibile. Si arriva a togliere le fotocopiatrici in municipio: anziché una per ufficio se ne mette una per piano; le penne si comprano in blocco da uno solo ottenendo il prezzo scontato; tutti gli acquisti vengono fatti passare attraverso la centrale unica. Parte una caccia all’evasore ben più seria che costringe molti a pagare.

Tra questi ed un bel po’ di tagli più sostanziosi (a carico di servizi ai cittadini) ed aumenti (sempre a carico dei cittadini) si riesce a rispettare il piano di rientro.

Il Sole al mattino

Riccardo Mastrangeli questa mattina ha letto il Sole 24 Ore. Il principale quotidiano economico italiano riporta una dettagliatissima descrizione della nuova manovra finanziaria negli aspetti che toccheranno i Comuni. Poco c’è mancato che dovessero dargli i sali.

Fa due conti e telefona al sindaco. «Nicola ci hanno segato altri 800mila euro» In pratica la legge di bilancio 2019 ha tolto, in via definitiva, buona parte di quelle entrate: le ha ridotte a circa 610.000 euro (briciole rispetto ai 3,3 milioni di Imu), stabilizzandole fino al 2033 e non con singole leggi di bilancio, come fatto fino ad ora.

Tra una limatura qua ed una piallata là, la contrazione della spesa corrente si attesta quest’anno in circa 800.000 euro. «Nicola io non so come fare». È stato a quel punto che il sindaco ha iniziato a sacramentare contro tutti i governi in fila dal 2013 ad oggi.  «Tutti uguali».

Per il solo spalmadebiti, Frosinone deve pagare quest’anno una rata di circa 2 milioni di euro. «Io non ho più niente da tagliare» ha detto l’assessore al sindaco.

Qui entra in gioco la ‘pistola fiscale’ alla quale Ottaviani faceva riferimento. È lo sblocco delle tasse comunali autorizzato dal Governo: in pratica ha detto ai Comuni “Se non ce la fai a far quadrare i conti aumenta le tasse comunali a carico dei cittadini”. «Ma anche così – ha anticipato Mastrangeli – riusciamo a coprire solo una parte. Dovremo raschiare anche l’osso».

È per questo che in giornata Nicola Ottaviani ha preso carta e penna e mandato un segnale al governo. Scrivendo «rischiamo di vanificare un percorso, virtuoso, di riduzione dei costi promuovendo contestualmente gli investimenti, giunto, per il nostro capoluogo, ormai a metà del periodo, oggetto di contrattazione nel 2013, con il Ministero e con la Corte dei Conti. Così facendo, si inducono tanti amministratori pubblici a scegliere la strada più semplice, ma più penalizzante per la collettività, ossia quella di dichiarare il dissesto degli enti locali, decidendo di non pagare più imprese e fornitori, compromettendo ulteriormente la tenuta dell’economia del Paese».

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