Taglia & Cuci – Il Nicola troppo in… gessato e la sua corte

Camilla de Tourtrissac

Tagliacucitrice con gusto

di CAMILLA de TOURTRISSAC

Tra ascensori che non partono e campi sportivi che decollano, bilanci da tagliare e servizi da garantire, la giunta comunale di Frosinone crea non poche apprensioni ai suoi assessori. Alcuni di loro se la cavano meglio nello scegliere i vestiti dall’armadio che nell’amministrare, altri sono proprio dozzinali e sembrano passati di corsa alla Standa prima di presentarsi in aula. Ma c’è chi se la cava in entrambe le arti: quella della politica e quella del buon gusto.

Un esempio. Emana carisma pur non vantando chissà quanti centimetri da testa a piedi, Nicola Ottaviani. Principe del Foro nonché sindaco del Comune capoluogo. Pancia (quasi) in dentro, petto in fuori e mascella volitiva, si muove con padronanza sia con la toga che con la fascia tricolore. Che abbia studiato alla Luiss si nota dal linguaggio forbito e dallo stile deciso a volte un po’ supponente. Non convince però col gessato a righe larghe: classico intramontabile che richiede altri fisici e stature. Lo usa e ne abusa. Rischia di diventare uno standard e di ingabbiarlo in un cliché. Il che non è tra le sue corde. Tutto quel nero, tra la toga ed il gessato, rischia di spegnere la sua verve o comunque di non esaltare una creatività costantemente accompagnata dal tratto verbale tranchant. Osi, signor sindaco: i colori le doneranno una tonalità più viva e consona al suo personaggio. Accetti i consigli della sua signora: poco presente sulla scena ma ogni volta in mise di gran classe. Consigliamo infine di adattarsi al mondo che cambia soprattutto in fatto di calzature: abbandonare la comoda e strategica interactive. Giudizio finale: nel ruolo.

Nella corte dello zar Nicola I, non passa inosservato, in fatto di classe ed eleganza, l’assessore Riccardo Mastrangeli. Grande Ufficiale della Repubblica sia di nome che di fatto, detta legge in tema di moda e signorilità. Da autentico appartenete alla upper class non alza mai la voce ed è perfettamente a suo agio in ogni versione: istituzionale, formale, elegante, casual e sportiva. Indossa con nonchalance il camice bianco da farmacista e la divisa con le medaglie degli appartenenti all’Ordine di Malta, passando per abiti sartoriali grigio/blu che calzano a pennello. Una nota di merito va assegnata al suo sarto: taglio classico ed esperto, linee morbide che accarezzano i tratti, nello stile altamente signorile che fu di Litrico. E’ capace di stupire, quando l’occasione lo consente, con scarpe fashion e divertenti. Ma è stato visto anche lavarsi le mani come Pilato e ballare sui tavoli di Guido Lembo a Capri. Senza mai rimetterci in fatto di stile. Giudizio finale: sprecato.

Attentissimo all’outfit è il consigliere Danilo Magliocchetti. Coi suoi continui cambi di divisa (non nel senso di casacca politica) non ci annoia mai: gioca con le cravatte che sceglie anche nei toni sgargianti ma perfettamente in tono con la giacca. D’altronde, fatta eccezione per il Parlamento, lui ricopre l’intero arco istituzionale nostrano (è dirigente in Regione, invidiato assessore in Provincia e punto di riferimento in Comune). Tra l’altro è stato tra i primi ad adottare il “business casual” – l’abbigliamento informale prediletto dai colletti bianchi il venerdì, giornata in cui generalmente in ufficio ci si prepara al riposo del weekend – ma anche in qual caso abbina in maniera impeccabile pantaloni colorati a camicie o pull modaioli. Da notare la cura quasi maniacale nelle camicie: stirate a vapore – del quale si riconosce la morbidezza del tratto – ma irregimentate con l’appretto al fine di scoraggiare per l’intera giornata qualsiasi piega. Sarà forse per il timore di rovinare la linearità dei tessuti che adotta quel portamento un po’ troppo austero e serioso che lo rende poco naturale e spesso fuori luogo. Un consiglio: si rilassi, può permetterselo, sfoderi quei sorrisi che ben si accostano ai colori che esibisce soprattutto nei fine settimana. Giudizio finale: rigido.

Tra le quote rosa della giunta Ottaviani si annovera l’appariscente assessore Ombretta Ceccarelli, sempre in perfetta sintonia con la bilancia. Per il resto, le sue scelte in fatto di look non convincono troppo. Lunghissimi capelli ‘biondo Barbie’ eccessivi già dopo i tredici anni; pantaloni aderenti che mettono troppo spesso in evidenza lo zoccolo di cammello; scollature eccessive che mostrano la inesorabile vittoria della forza di gravità sulla donna. Da una forzista della prima ora come la bella Ombretta ci aspettiamo uno stile più sobrio e signorile. Di esempi utili nel suo Partito ce ne sono a iosa e non è mai troppo tardi per cambiare. Giudizio finale: eccessiva.

Non distante da Frosinone c’è chi tenta di nascondere un carattere decisamente irruento dietro un look compunto e mai sopra le righe. E’ il sindaco di Sora Ernesto Tersigni. Il bell’Ernesto piace e si piace. Si muove bene sia in cravatta che in versione casual. Sceglie tonalità classiche e materie prime selezionate e da intenditore. Da veterinario arriva con la jeep. Comunque naturale e mai impacciato, forse a tratti un po’ dinoccolato. Saremmo curiosi di acquisire il parere del più composto fratello Walter. In ogni modo, affascinante.

Sorana fino alle ossa è l’assessore Maria Paola D’Orazio che ostenta marchi e curve secondo gli usi della nostra provincia. Frequentissime le apparizioni in tartan Burberry che sceglie sia per abiti che per accessori. Non ci piacciano neppure gli zatteroni usati in abbinamenti un po’ forzati come con le gonne aderenti e dalle lunghezze risicate. Da rivedere l’acconciatura troppo rigida e laccata. I tempi richiedono linee più morbide e colori più naturali. Consigliamo in generale uno stile più originale e meno stereotipato. Giudizio finale: insicura.