Taglio dei parlamentari, i dubbi di Zingaretti

Il segretario nazionale del Pd sul referendum: “Non condivido e credo sia stato un errore sottoscriverlo. Abbiamo votato sì alla riforma non perché convinti, ma perché era nell’accordo di governo”. Ma nei partiti nessuno esce allo scoperto

È stato lo stesso segretario Nicola Zingaretti, all’assemblea nazionale, ad esternare i suoi dubbi sul referendum relativo al taglio dei parlamentari, fissato per il 29 marzo. Ha detto Zingaretti: “Non condivido quel referendum e credo sia stato un errore sottoscriverlo, anche se rispetto chi lo ha fatto, anche nel Pd. Abbiamo votato sì alla riforma non perché convinti, ma perché era nell’accordo di governo, assieme a garanzie di cui tutti ora si devono fare carico. Ma rischia di diventare un referendum sul parlamentarismo, in tempo di populismi”. (leggi qui Zingaretti a Conte ed alleati: “È arrivato il tempo di cambiare l’Italia”).

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica / Sara Minelli

Quello di Zingaretti non è un pensiero isolato. Ma nessuno si scopre ed esce allo scoperto, nessuna prova nemmeno a dire che magari a quel referendum è possibile votare anche per mantenere gli attuali numeri di Camera e Senato. Perché parliamo di un taglio di 345 seggi, che avrebbe effetti non soltanto sulla rappresentanza vera e propria, ma anche su una serie infinita di meccanismi. L’elezione del presidente della Repubblica, per esempio, è stata pensata con quelli che sono oggi i numeri di Senato e Camera. Ed è solo un esempio. 

Il taglio dei parlamentari è un tema caro al Movimento Cinque Stelle. Tutti gli altri Partiti si sono accodati per non essere scavalcati nei confronti dell’opinione pubblica, che su un tema del genere è molto sensibile.

Ma sarebbe interessante sapere quali sono i convincimenti veri di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, perfino quelli di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Referendum

Alla fine l’effetto sarà quello di restringere gli spazi per tutti. Anche all’interno dei Partiti. Una provincia come quella di Frosinone potrà eleggere due deputati e un senatore in tutto e questo andrebbe a pesare anche nel gioco degli equilibri e delle prospettive nei singoli Partiti.

In ogni caso, dopo il referendum sul taglio dei parlamentari, non ci saranno più ostacoli se si dovesse tornare al voto anticipato in caso di crisi di governo. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella lo ha fatto capire  chiaramente a tutte le forze politiche.