Tajani allarmato da Letta. Ma può decidere solo Renzi. Con Toti.

Il segretario del Pd minaccia le urne nel caso di elezione di Berlusconi al Colle. Il numero due di Forza Italia risponde a brutto muso. Soltanto il leader di Italia Viva può essere decisivo. Ma il nome lo indicherebbe lui. Che intanto ha già iniziato le manovre di aggregazione con Toti. Verso la nascita del nuovo Centro

Antonio Tajani, coordinatore nazionale e numero due di Forza Italia, ha capito che  il segretario del Pd Enrico Letta non sta scherzando e che quindi il gioco si sta facendo duro. Dal canto suo Silvio Berlusconi è intenzionato a giocarsi tutte le sue carte pur di essere eletto al Quirinale. Anche a costo di far saltare il centrodestra. E allora Antonio Tajani ha deciso di cominciare a schierare le truppe.

La Repubblica di Letta

Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica

Nel quartier generale di Forza Italia l’intervista di Enrico Letta a La Repubblica ha lasciato il segno. Ha detto il leader Democrat: “Draghi va protetto e tutelato per il bene del Paese e dobbiamo tenercelo stretto, in un modo o nell’altro”.

E avvertendo chi ha aperto all’elezione di una figura con una maggioranza diversa da quella che sostiene l’esecutivo Draghi: “Il Governo è sostenuto dal 90% delle forze parlamentari, sarebbe totalmente contraddittorio restringere il campo. Ci può essere una maggioranza più larga, non più stretta, altrimenti il Governo cadrebbe”.

Cioè si andrebbe ad elezioni anticipate, con tutto quello che ne deriverebbe considerando l’emergenza pandemica in atto.

Il Giornale di Tajani

Antonio Tajani (Foto Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Per questo motivo Antonio Tajani ha deciso di rispondere con un’intervista a Il Giornale. Affermando: “Non so cos’abbia in testa Letta. Berlusconi è un leader autorevole di questa maggioranza. Una maggioranza e un governo per la costruzione dei quali è stato determinante proprio il contributo del leader azzurro. E comunque non ha senso che ci sia chi sbandiera l’ipotesi di una “maggioranza Ursulaponendo un veto a uno dei leader che la compongono”.

E poi solita “captatio benevolentiae” interessata a Mario Draghi. Ha affermato Tajani: “Soltanto Draghi al governo può garantirci. D’altronde non è sostenuto da una maggioranza politica. Ma da una maggioranza di unità nazionale. Senza la sua autorità sarebbe difficile superare questa crisi economico-sanitaria”.

Silvio Berlusconi può farcela dalla quarta votazione in poi. Ma ad alcune condizioni: 1) centrodestra completamente compatto (non è scontato); 2) convergenza di Matteo Renzi (non è scontata); 3) ampi margini nel folto Gruppo Misto parlamentare (è altamente probabile).

La Nazione di Matteo

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

La vera strategia di Matteo Renzi è quella illustrata a La Nazione prima di Natale. Quando il leader di Italia Viva ha affermato: “Le carte le dà il Parlamento, quindi tutti, la destra ma anche la sinistra. Ma serve un regista: l’altra volta il mio Pd aveva meno grandi elettori di quanti ne ha oggi il centrodestra. Ma noi avevamo una strategia, andare alla quarta votazione, e un candidato poco conosciuto ma molto forte, Sergio Mattarella. Oggi la destra ha i numeri. Non mi pare che abbia però né una strategia né il candidato. A gennaio spero che arrivino tutti con le idee più chiare”.

Il leader di Italia Viva conta 42 parlamentari in tutto (27 alla Camera e 15 al Senato) potrebbe essere l’ago della bilancia. Potrebbe essere decisivo, convergendo anche con il centrodestra. Ma non su Silvio Berlusconi. Magari rilancerebbe lui un nome diverso: Giuliano Amato o Pierferdinando Casini.

Il Messaggero del Centro

Ma il vero segnale da tenere in considerazione è quello arrivato dalle colonne del Messaggero. Al giornale diretto da Massimo Martinelli, il senatore Matteo Renzi ha rilasciato un’intervista che va letta tra le righe. Annuncia la nascita del nuovo soggetto di centro, che vedrà insieme la sua Italia Viva e gli ex forzisti di Giovanni Toti.

Giovanni Toti (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Il passaggio chiave è questo: «A destra ci sono i sovranisti di Salvini e Meloni. A sinistra il Pd insegue la piazza di Landini e il populismo grillino. Ovvio dunque che ci sia uno spazio centrale, distinto e distante da questa destra e da questa sinistra. Siamo pronti a parlarne anche in Parlamento sapendo che la vera sfida è garantire che la legislatura non abbia contraccolpi dal passaggio del Quirinale e si voti regolarmente nel 2023. Ma la sfida vera, poi, è nel Paese. Per me oltre il 10 per cento degli italiani non vuole vivere sovranista e non vuole vivere grillino. Vedremo come dare rappresentanza a questo mondo». 

Se nelle prossime ore dovesse rispondere Giovanni Toti sarebbe la prova che qualcosa si sta aggregando: ora per il Quirinale, dopo l’elezione del Capo dello Stato per altri obiettivi. Toti potrebbe rappresentare per Renzi la chiave con cui entrare nel disorientato mondo di Forza Italia che è ancora alla ricerca di un leader al quale affidarsi una volta che Berlusconi sarà uscito di scena: o per salire al Colle o per ragioni anagrafiche.

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