Salvini e Di Maio si parlano. Tajani: “Non fate scherzi e pensate all’Ue”

Prove di dialogo tra M5S e Lega. Si cerca l'intesa sulle Camere. Tajani da Bruxelles ricorda: «Siamo una coalizione, non un Partito unico. Forza Italia rimane determinante». L'altolà di Giorgia Meloni. L'esortazione di Veltroni.

«L’Italia ha bisogno di un governo. Ci vorrà tempo: in Germania ci hanno messo sei mesi, ma l’obiettivo è quello. Andare a nuove elezioni produrrebbe un risultato fotocopia e non servirebbe a nulla»: la riflessione è del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che l’ha affidata al Corriere della Sera.

IMPOSSIBILE GOVERNO M5S-LEGA

Inoltre secondo l’ex commissario all’industria, originario di Ferentino, «serve un governo stabile che tuteli meglio gli interessi del Paese, a Bruxelles ma anche qui da noi».

Per Antonio Tajani è impossibile che si possa dare vita d un esecutivo M5S-Lega ed esclude una spaccatura nel centrodestra: «Siamo una coalizione, non un Partito unico. Forza Italia rimane determinante, la sua identità é decisiva per dare equilibrio al centrodestra. È l’unica forza garante di stabilità».

«Senza l’Europa non andiamo da nessuna parte. Non serve dire usciamo dall’euro. Occorre invece una forza che difenda i nostri interessi a Bruxelles ma sia allo stesso tempo protagonista del cambiamento in Europa», evidenzia Tajani. 

«Se vogliamo mettere prima gli italiani, la strada dell’Europa è obbligata. Solo facendo le riforme da noi faremo capire all’Europa che si e’ svegliata tardi, sull’emigrazione come su altre cose».

MACRON E MERKEL STIANO SERENI

Sulle preoccupazioni di Macron e Merkel, “Si dovrebbe chieder loro cosa ha fatto l’Europa sulla questione delle migrazioni, del lavoro, della crescita. Anche l’assenza di scelte dell’Ue ha prodotto i populismi“, – sottolinea Antonio Tajani – “Ecco perche’ bisogna rivedere le politiche subito, lanciare un segnale gia’ al Consiglio europeo della prossima settimana”.

 

IL DIALOGO TRA DI MAIO E SALVINI

Le parole di Tajani arrivano all’indomani delle dichiarazioni di Luigi Di Maio che avevano palesato l’apertura dei pentastellati ad  un dialogo con tutti, ma soprattutto con Matteo Salvini per arrivare all’elezione dei presidenti delle Camere e “far partire la legislatura”.

Nella giornata di ieri, infatti, il leader M5s ha riaperto i contatti con “i principali esponenti di tutti i futuri gruppi”.

Ho sentito prima Maurizio Martina, Renato Brunetta, Giorgia Meloni, Pietro Grasso” e “successivamente anche Matteo Salvini”. Ha precisato Di Maio. Con lui, “pur non affrontando la questione nomi e ruoli, abbiamo convenuto sulla necessita’ di far partire il Parlamento quanto prima”

IL CANALE PRIVILIGIATO CON SALVINI

Le esternazioni del capo politico del M5S indicano un canale privilegiato con il leader del Carroccio per l’individuazione dei candidati per le due assemblee mentre con gli altri partiti viene data la “disponibilita’ a proseguire il confronto, attraverso i capigruppo” per individuare i profili anche per “le altre figure che andranno a comporre gli Uffici di Presidenza”.

L’APERTURA DI VELTRONI

La partita delle Camere per i due leader resta pero’ slegata dalle ipotesi di governo su cui il M5s continua a tenere acceso il radar a 360 gradi incassando una prima apertura da parte di Walter Veltroni: “A certe condizioni e con la regia del Colle il Pd dialoghi” dice l’ex segretario dem.

Se a fine crisi emergesse un’ipotesi a certe condizioni programmatiche, come politiche sociali e adesione alla Ue, sarebbe bene discuterne” insiste Veltroni che pero’ osserva: “Una parte del nostro elettorato e’ finita ai 5 Stelle; una piccola nella Lega, il resto, tanto, nell’astensione. Il Pd fa bene per ora a stare dov’e’. All’opposizione”.
Ma questo del governo per il momento e’ il secondo tempo della partita che Lega e M5s stanno giocando sulle Camere.

SALVINI: STABILIAMO INSIEME PRESIDENTI CAMERE

 “Con Di Maio ma come con Martina e Grasso, con la concordia di Meloni e Berlusconi stabiliamo tutti assieme chi saranno i presidenti delle Camere“. Ha detto nella serata di ieri Matteo Salvini che si augura che anche il PD collabori non solo per la definizione delle cariche istituzionali, ma dia “una mano a far ripartire questo Paese”. Il leader leghista nega che ci siano gia’ i nomi ma poi ammette: “Stiamo ragionando su alcune ipotesi”.

Come quelle dei leghisti Stefano Candiani e Erika Stefani, responsabile giustizia gradita a Fi, che hanno surclassato l’ipotesi Giulia Bongiorno, indigeribile a Fi e soprattutto i nomi di Paolo Romani e Roberto Calderoli, inaccettabili invece a larga parte del Movimento.

Lo schema Di Maio-Salvini prevederebbe quindi l’assegnazione di Montecitorio al M5s per il cui scranno piu’ alto si fanno i nomi di Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli e Roberto Fico: improbabile la possibilita’ che lo stesso Di Maio sia interessato a candidarsi.

L’ALTOLA’ DI GIORGIA

La presidenza della Camera a un esponente 5 stelle non e’ un atto dovuto”. Ha detto la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Una posizione, quella dell’ex ministro di Berlusconi, ribadita anche in occasione della telefonata con Di Maio. Occasione dove la Meloni ha anche ribadito che le due presidenze devono andare alla coalizione che ha vinto le elezioni, cioe’ il centrodestra.

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