Tajani, buona pure la seconda: la presidenza non è lontana

Buona pure la seconda per Antonio Tajani. I Partiti si sono attestati sulle loro posizioni ed aspettano la quarta votazione per scoprire le carte con cui eleggere il nuovo presidente del pParlamento Europeo con cui sostituire il tedesco Martin Schulz.

Dopo la prima votazione, avvenuta in mattinata, nella seconda tornata (iniziata alle 13) l’europarlamentare originario di Ferentino ha ottenuto 287 voti (nella prima erano stati 264, su di lui è già andata una decina di voti dei Conservatori). Anche il suo avversario più accreditato Gianni Pittella candidato unitario del Pse è aumentato di una ventina di voti passando a 200 preferenze (in mattinata erano 183).

Non si sono ancora spostati tutti i voti della Sinistra Europea (il gruppo Gue): al primo round ha votato la candidata interna Eleonora Forenza ma in questa seconda tornata è scesa a 42 da 50 voti.

Gli osservatori prevedevano che già nella sessione delle ore 13 i 50 voti del Gue sarebbero andati a Pittella. E che i voti Conservatori e Liberali (143 in tutto) si sarebbero spostati su Tajani. Invece, i riallineamenti potrebbero avvenire con la quarta votazione, quando sarà necessaria una maggioranza meno ampia.

Scendendo nel dettaglio. Al secondo turno, il candidato del Partito popolare europeo (Ppe), Antonio Tajani, ha preso 287 voti su 683 (nei primi 3 round occorre la maggioranza assoluta dei voti validi espressi), ma è superiore rispetto ai 217 seggi del Ppe e mostra che almeno una buona parte dei liberaldemocratici (68 seggi) sta votando per il candidato del Ppe.

Il candidato dei Socialisti e democratici, Gianni Pittella, ha ottenuto 200 voti (praticamente solo quelli del suo gruppo nella prima tornata, ai quali si sono aggiunti ora alcuni del Gue).

Helga Stevens dei Conservatori e riformisti europei ha avuto 66 voti. La candidata dei Verdi, Jean Lambert, ha ottenuto 51 voti (solo quelli del suo gruppo). Eleonora Forenza, 42 voti. Laurentij Rubega, candidato di bandiera del gruppo di estrema destra Europa delle nazioni e della libertà, di Marine Le Pen e Matteo Salvini, ha avuto 43 voti. Bianche e nulle: 35.

In assenza, contrariamente al solito, di un accordo preventivo tra i principali partiti presenti a Strasburgo e sapendo che nessuno di loro ha una maggioranza assoluta, l’elezione potrebbe ora essere decisa dai gruppi estremisti. Guy Verhofstadt, il candidato del campo liberale, si è ritirato prima dell’inizio delle votazioni, ma sembrava aver capito questa tendenza quando la scorsa settimana aveva tentato un’improbabile alleanza con gli euroscettici del Movimento 5 stelle. Un progetto “contro natura”, secondo i suoi detrattori, subito ritirato dopo aver scatenato una vivace protesta.

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La conta all’ultimo voto tra Tajani e Pittella
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