Tajani si coccola Letta (Enrico), Zingaretti non vuole Renzi tra i piedi. E Pallone…

«Per contrastare il radicalismo islamico credo che si debba fare come in Giordania dove i discorsi degli imam vengono trascritti e passati alla polizia. Quando non si prega, la moschea si chiude: non deve diventare luogo dove si fa politica»: lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, nel corso di una conferenza stampa al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.

 

Discorso da candidato premier in pectore più che da presidente dell’europarlamento. Il meeting di Comunione e Liberazione anticipa da decenni i futuri scenari politici italiani.

Quest’anno autorevoli commentatori hanno sottolineato come i voti di Comunione e Liberazione siano “in libera uscita”, nel senso che è complicato capire dove andranno.

Escludendo i Cinque Stelle, il Pd renziano non convince, il centrodestra a traino leghista, che strizza l’occhio a Fratelli d’Italia, neppure. Rimangono Forza Italia un Pd vecchio stampo. Non a caso l’Huffington Post sottolinea lo scambio di (amichevoli) battute tra Enrico Letta e lo stesso Antonio Tajani.

In questo modo:

«Il clima è quello di una chiacchierata tra amici. L’intervento di Letta inizia così: “Sono felice di essere qui con Antonio (Tajani ndr). Che lui sia il presidente del Parlamento europeo è un grande vantaggio, per l’Europa e per il nostro Paese”.

E l’altro risponde: “Stima totalmente ricambiata, non solo perché sei un uomo di grande cultura, sei stato presidente del Consiglio e commissario europeo, ma perché sei una persona onesta e perbene”. Il popolo ciellino si spella le mani, un applauso dopo l’altro. I toni sono quelli giusti, compiacenti e pacati».

 

Ora, Enrico Letta vive a Parigi, si occupa di studi internazionali e finché ci sarà Matteo Renzi non si impegnerà in prima persona.

Silvio Berlusconi ripete ormai anche davanti allo specchio che la prospettiva è quella del Partito Popolare Europeo e il fatto che Angela Merkel lo abbia “riabilitato”, augurandosi che sia lui a riunire i moderati per battere i populisti, è significativo.

Se la Merkel venisse confermata Cancelliera, allora il vento politico soffierebbe nella direzione del Ppe anche in Italia. E chi meglio di Antonio Tajani per riunire i moderati (cosa che già fatto in occasione della sua elezione a presidente dell’Europarlamento)?

Antonio Tajani continua a ripetere che eserciterà questo ruolo fino al 2019. Ma cosa deve dire? Enrico Letta potrebbe rappresentare una sponda importante, non soltanto all’interno del Pd, dove peraltro Dario Franceschini da settimane lancia messaggi chiari al campo berlusconiano.

 

L’unico che conosce le reali intenzioni di Tajani è Alfredo Pallone, coordinatore regionale di Alternativa Popolare: nell’ultimo mese ha pranzato o cenato con Tajani almeno 28 giorni, tra Fiuggi, Ponza e Rimini. I due sono tornati inseparabili. Ma Pallone non parlerebbe neppure sotto tortura. In ogni caso le carte di Berlusconi per Palazzo Chigi sono due: Antonio Tajani e Giuliano Amato.

 

Nelle stesse ore del meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti era con il premier Paolo Gentiloni e il commissario dimissionario per il terremoto Vasco Errani. Proprio per fare il punto della situazione ad un anno dal sisma.

Tra i possibili sfidanti di Nicola Zingaretti c’è il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Il Governatore sa che in questo caso la partita si giocherebbe soprattutto sul terremoto. Cavalcando l’onda emotiva. Zingaretti sa che a Roma e provincia i Cinque Stelle sono forti, mentre il centrodestra è radicato nelle province. Un Pd a vocazione ulivista, invece, può reggere sia nella Capitale che nelle province. Quindi potrebbe vincere.

Ad una condizione però: Matteo Renzi dovrebbe rimanere fuori dalle elezioni regionali del Lazio. Per non ripetere la “seconda” delle comunali di Roma.

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