Rifiuti, la tariffa aumenta, la discarica finisce e la politica si scansa

Il caso dell'aumento dei rifiuti retroattivo. Cosa c'è dietro e perché c'è l'aumento. Chi aveva lanciato l'allarme. E chi non lo ha ascoltato. La nuova emergenza dietro l'angolo. La politica si scansa. E si scanna.

Il tema è tre volte sensibile: primo perché riguarda l’aumento della tariffa dei rifiuti, che si trasformerà in una stangatina per famiglie e cittadini. Secondo perché l’aumento sarà retroattivo e riguarderà  quattro annualità. Terzo perché potrebbe essere la conseguenza dello stop ai rifiuti di Roma deciso dai sindaci. Se a questo si aggiunge che a settembre l’ipotesi sembrava scongiurata, allora la miscela diventa esplosiva.

La giornata di oggi è stata un susseguirsi di colpi di scena e prese di posizione, quella di domani potrebbe trasformarsi in una polveriera politica.

 

L’aumento retroattivo

Tutto parte dallo scorso 8 settembre 2017, quando al termine di una giornata convulsa (con i sindaci sulle barricate), fu diramata una nota dalla Regione.

Gli uffici dell’assessore regionale ai rifiuti Mauro Buschini hanno provveduto, attraverso una apposita determina, a revocare la determinazione G11952 del 4/9/2017 che approvava la tariffa di ingresso all’impianto di trattamento meccanico biologico della società SAF spa con un aumento per i Comuni di circa il 30 per cento».

Sembrava che il politico Mauro Buschini avesse stoppato un’iniziativa burocratico-amministrativa presa dagli uffici dello stesso Buschini. Oggi sappiamo che non era così, che la stangata era stata soltanto posticipata.

Nel frattempo Mauro Buschini non è più assessore regionale all’Ambiente, ma capogruppo del Pd alla Pisana. E c’è stato il cambio della guardia anche alla Saf, la società pubblica composta da tutti i Comuni e dalla Provincia di Frosinone per gestire le immondizie: Lucio Migliorelli (ex capo di Gabinetto di Buschini) al posto di Mauro Vicano, il quale (coraggioso e impopolare) aveva sempre detto che l’aumento era una sorta di atto dovuto e che l’iniziativa aveva già accumulato dei ritardi. (leggi qui Vicano: «I rifiuti da Roma, se fossi rimasto in Saf avrei continuato a prenderli»)

Una tesi condivisa e messa in chiaro anche da Migliorelli poche settimane dopo il suo insediamento. Spiegando che l’aumento era l’unico modo per mantenere in equilibrio i conti della Saf, Società che da anni garantisce il corretto svolgimento del ciclo dei rifiuti in Ciociaria, evitando emergenze che altrove si registrano con una certa frequenza (vedi Roma).

 

Il Pd in allarme

 Adesso però è chiaro che l’aumento ci sarà perché la Regione Lazio ha revocato la determina confermando l’aumento. Per i cittadini della provincia di Frosinone un salasso di 100 euro all’anno. E non solo, perché l’effetto è retroattivo. Infatti, a far data dal 1/1/2015 la tariffa è circa 138,68 euro/ton. Quindi l’aumento di 100 euro a famiglia va moltiplicato per quattro anni: 2015, 2016, 2017 e 2018. 

L’allarme rosso è scattato soprattutto nel Pd, che ha da un lato l’esigenza di tutelare sul piano politico il capogruppo regionale Mauro Buschini (all’epoca assessore) e il presidente della Saf Lucio Migliorelli. Ma dall’altro lato i sindaci del Pd non possono farsi “massacrare” dai cittadini e dagli avversari, avallando in silenzio una stangata enorme.

È per questo che il reggente la Segreteria Provinciale Lucio Fiordalisio ed il Segretario reggente Domenico Alfieri hanno subito convocato una riunione dei sindaci dei Democrat nella sede del Partito. Si terra domani alle 17 e ci sarà anche il presidente della Provincia Antonio Pompeo, che si ricandida a sindaco di Ferentino.

Gli amministratori del Pd sono stanchi di trovarsi sotto il fuoco di fila degli avversari politici per disposizioni che vanno a toccare servizi come quello dei rifiuti.

Ecco perché cercheranno di articolare una proposta che tenga insieme le esigenze di far quadrare i conti della Saf ma anche di non penalizzare troppo le famiglie. Sarà necessaria l’interlocuzione con la Regione Lazio, con il presidente Nicola Zingaretti se necessario. Evidente che Mauro Buschini, per il ruolo passato e per quello attuale, non può tirarsi indietro da una mediazione.

 

Saf, aumenti più bassi ma necessari

Saf in serata ha rotto il silenzio. Lo ha fatto per ribadire quello che Migliorelli (e prima anche Vicano) avevano messo già in chiaro: con i nuovi paletti fissati dai sindaci i conti non possono quadrare, senza rifiuti da Roma non si raggiunge il pareggio.

L’azienda ha spiegato che non è una stangata. Dai suoi calcoli l’aumento per ogni cittadino sarà di circa 7 euro all’anno per persona. In questo caso i conti quadrano: 7 euro per una famiglia di quattro persone fa 28 euro, moltiplicati per quattro anni ecco che siamo a circa cento euro di aumento.

Ma con una bella differenza. Stando al calcolo Saf sono cento euro in tutto (e spalmati su più bollette) non cento all’anno per quattro anni come alcune associazioni avevano ipotizzato.

Ma cosa ha fatto aumentare la tariffa? «I rincari per valorizzazione energetica e conferimento presso la discarica di servizio di Roccasecca sostenuti dalla SAF dal 2007 e fino al 2014 e non inseriti nella precedente tariffa di accesso all’impianto» spiega il presidente Lucio Migliorelli.

La traduzione è: i costi per la lavorazione dei rifiuti nello stabilimento Saf sono rimasti quelli previsti ma ad aumentare sono stati i costi per bruciare i rifiuti nel termovalorizzatore di San Vittore. Perché oltre a dargli i rifiuti belli, lavorati e pronti per essere trasformati in energia elettrica bruciandoli, dobbiamo pure pagare. Gli diamo i rifiuti trattati, l’energia, i soldi. Perché? Quando Francesco Scalia propose di mettere una linea a San Vittore solo per bruciare gratis i nostri rifiuti ed abbattendo così la bolletta dell’immondizia poco c’è mancato che lo linciassero. Quindi, se vogliamo farci bruciare i rifiuti lavorati dobbiamo pagare.

Quei costi sono tutti legati all’indifferenziato. Possono scendere in maniera sensibile migliorando il modo in cui la spazzatura viene differenziata a casa.

 

La discarica è quasi finita, stop alla raccolta

Il vero incubo non sono i cento euro da pagare a rate. È quello che l’altro giorno ha portato il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco a mettere in atto una simpatica provocazione con cui tentare di accendere i riflettori. La discarica provinciale è quasi esaurita e nessuno si sta organizzando: il suo terrore è che ora, con la scusa dell’emergenza, venga ordinato di creare  montagne di rifiuti (leggi qui Il sindaco ordinò: «Incartate la foto del Presidente della Repubblica e restituitela»)

La situazione è dannatamente seria. Al punto che da venerdì il Centro Servizi Ambientali di Castelforte interromperà il trasferimento dei rifiuti indifferenziati dai Comuni di cui ha in appalto il servizio. Stop alle immondizie di Castelforte, Spigno Saturnia, Santi Cosma e Damiano, Gaeta, Lenola, Ventotene, Terracina, Itri, Formia, Fondi e Fiano Romano.

Il Csa ha comunicato ai sindaci, alla Prefettura di Latina ed alla Regione Lazio, che la discarica della Mad di Roccasecca da oltre un mese ha esaurito la capacità ricettiva stabilita dall’autorizzazione regionale.

Cioè? La Mad non può prendere tutti i rifiuti che vuole. Ma solo una quantità concordata con la Regione. In base a quelle quantità aveva accettato i materiali essiccati presi dal Csa. Ma l’arrivo dell’immondizia da Roma ha fatto saltare tutti i calcoli, la discarica è quasi esaurita. Ed i volumi autorizzati dalla regione si sono già esauriti.

Il Centro servizi ambientali di Castelforte ha  sollecitato la Regione ad intervenire già la scorsa settimana. Ma non ha ricevuto alcun tipo di risposta: ha deciso che se non dovessero sopraggiungere fatti nuovi l’11 maggio sospenderà definitivamente la ricezione dei rifiuti urbani indifferenziati. Gettando nell’emergenza rifiuti tutta l’area.

 

Ciacciarelli accende il cerino

Pasquale Ciacciarelli, consigliere regionale di Forza Italia, dopo aver letto del vertice del Pd sul blog Alessioporcu.it, questa mattina (leggi qui Tariffa dei rifiuti: allarme rosso nel Pd, convocato un vertice urgente) salta dalla sedia e capisce che bisogna cercare di mettere in difficoltà il centrosinistra.

Per questo esorta il presidente della Provincia Antonio Pompeo alla convocazione dell’intera assemblea dei sindaci. Scrive: “L’aumento tariffario per il conferimento dei rifiuti presso lo stabilimento Saf di Colfelice  è una questione non circoscritta ai sindaci del Partito Democratico. Riguarda tutti i sindaci soci dell’intera provincia. Non ci troviamo dinanzi ad una questione politica. È una questione di carattere amministrativo e gestionale. I Comuni ed i cittadini rischiano di avere grandi difficoltà economiche. Esorto il presidente Pompeo a convocare l’assemblea dei sindaci per assumere una decisione collegiale”.

Si tratta di una manovra che mira soltanto a mettere sotto pressione il Pd provinciale in vista delle prossime elezioni. Perché la competenza non è della Provincia. La decisione è della Regione Lazio, dove Pasquale Ciacciarelli è all’opposizione. Non era meglio investire del problema Nicola Zingaretti? 

In questo modo però la questione diventa tema della campagna elettorale per le comunali del 10 giugno. Perciò Ciacciarelli ha chiamato in causa Pompeo.

 

Cinque Stelle all’arma bianca

Il rincaro della tariffa per il conferimento dei rifiuti indifferenziati da parte dei Comuni della provincia alla Saf di Colfelice, stimato intorno al 30% (da 102,94 euro a 138,68 euro a tonnellata) e predisposto retroattivamente da gennaio 2015, mobilita anche il Movimento 5 Stelle.

Il deputato Luca Frusone non si lascia sfuggire l’occasione. Attacca: «Tutto è legato al notevole squilibrio tra la capacità di smaltimento della Saf. Può lavorare oltre 300mila tonnellate di rifiuti l’anno e sono solo 74mila le tonnellate prodotte dai Comuni ciociari. Questo ha portato l’impianto di Colfelice a dipendere dai rifiuti che affluiscono da altre province (sia Roma che Latina). Ha generato una situazione paradossale per cui i cittadini vengono danneggiati economicamente o dall’aumento della raccolta differenziata nei Comuni della nostra provincia o dalla diminuzione di quantitativi di indifferenziata portati da fuori».

Frusone ricorda che il 14 gennaio 2018 aveva segnalato che l’immobilismo dei sindaci e della Regione avrebbe provocato una Tari più cara per evitare il fallimento dell’impianto di Colfelice. «Il tempo che è passato da quella data ad oggi certifica l’inerzia amministrativa. Nessun atto programmatico degno di nota è stato predisposto per rendere sostenibile la situazione. Si prospetta così un risultato amaro: un nuovo pesante aumento delle bollette per i cittadini».

Poi la rasoiata. Conclude Frusone: «Sarà interessante vedere nel caso in cui non fosse scongiurato l’aumento della Tari, se e come gli amministratori locali si assumeranno le loro responsabilità. Se rivendicheranno davanti ai cittadini i risultati delle loro azioni. O, meglio, delle loro indecisioni, durante la campagna elettorale per le amministrative».

La miccia è accesa e le parole chiave di questa vicenda sono 3: aumento, rifiuti, retroattivo. La tempesta perfetta.