Te la do io la rivoluzione: lo show di Grillo al Nestor

Te la dò io la rivoluzione. Lo show di Beppe Grillo al Nestor: Berlusconi, Renzi, professoroni e giornalisti nel mirino. Frosinone e l'inquinamento, ma l'inquinamento siamo noi'

 

La scena se l’è presa immediatamente, con il suo corpo, con la sua ironia, con la sua voglia non di stupire ma di dare un verso alla narrazione. Politica e sociale.

Sul palco del Teatro Nestor Beppe Grillo entra di lato, scambia immediatamente battute con il pubblico presente, mentre le luci soffuse mano mano si alzano e convergono tutte su di lui: il comico che ha rivoluzionato la politica italiana, il giullare cha ha previsto fior di scandali in tempi non sospetti. 

 

In pigiama e vestaglia

Veste pigiama e vestaglia e, una volta alzato il sipario, si vede soltanto un letto. Insomnia, appunto. Perché lo show tiene svegli, anche grazie ad un linguaggio genuino e graffiante. La parola più usata è “cazzo”, ma ci sta bene. Il messaggio subliminale però è ancora il “vaffa”. Di lotta anche adesso che i Cinque Stelle potrebbero davvero andare al Governo.

A chiusura di spettacolo Beppe Grillo lo dice: “Lo faremo il Governo, ma senza tutte queste ansie che sento. A noi interessa portare avanti le riforme perché è ora di cambiare. Con chi ci sta”.

Poi ha aggiunto: “Ma è proprio necessario un governo? In altri Paesi non ce l’hanno avuto per anni e le cose sono andate benissimo. Facciamo come la Svizzera, dove il governo lo hanno fatto così: due di destra, due di sinistra, due di centro e un testa di cazzo. Le cose funzionano, i referendum li voti a casa, in poltrona, indipendentemente dal quorum. Ci hanno preso in giro per anni, ma in Sierra Leone votano con il digitale e si meravigliano dei brogli che avvengono altrove”.

Battute all’indirizzo del Partito Democratico e di Matteo Renzi: “Sono noiosi e la crisi di astinenza dal potere li ha fatti sbroccare”. Rasoiata a Silvio Berlusconi: “Mai avremmo fatto un accordo con lui. E mai lui lo avrebbe fatto con noi: forse pensava che da noi ci fosse la “gnocca”. La sua storia parla per lui”.

 

Frosinone, l’inquinamento siamo noi

Mai mi sarei aspettato di venire qui”, dice Grillo con riferimento a Frosinone. Nessun accenno all’episodio del 2013, che ritiene evidentemente superato. (leggi qui E Ottaviani regala una radeca a Grillo: «Sai dove mettertela»)

Coinvolge il pubblico quando mette il dito nella piaga, l’inquinamento che avvelena questo territorio. Arringa Grillo: “Siamo noi l’inquinamento, siamo noi il traffico. E dobbiamo essere noi a prendere coscienza di un problema che non risolverà la politica. Dovete farlo anche voi a Frosinone. Chi cazzo compra un’auto al giorno d’oggi. A New York non le comprano più. Occorre una coscienza ambientalista della gente, la politica ha fallito, ha prodotto queste situazioni e non è capace di stare al passo con i tempi”.

 

Grillo, il killer, Paolo e De André

Beppe Grillo però ha raccontato anche la sua storia, interagendo con il pubblico tra risate, battute e “complicità”. Ha parlato del “quartieraccio” di Genova dove è cresciuto, del rapporto solido con un padre forte. Del fatto che ha conosciuto bene, in quel quartiere, il futuro serial killer Donato Bilancia.

Un quartiere dove si consumavano le guerre tra bande, dove era normale conoscere una prostituta, dove il confine tra legalità e illegalità era labile. Ma ha parlato pure della Genova intellettuale degli anni Sessanta e Settanta, dei suoi amici Fabrizio De André, Gino Paoli, Renzo Piano, Luigi Tenco e Paolo Villaggio. Una “contaminazione intellettuale” che ha profondamente segnato Beppe Grillo.

Un uomo è anche il risultato di quelli con i quali si relaziona. E degli anni dell’infanzia. Indimenticabili, riemergono ogni volta che è sul palco. Come riemersero nel celebre attacco ai Socialisti di Bettino Craxi, che gli costarono l’esilio dalla Rai.

Grillo invita il pubblico a ragionare con la propria testa, evitando di farsi manipolare dal pensiero unico ripetuto da giornali e televisioni. Sottolinea che a suo giudizio il 99% dei giornalisti sono inaffidabili.

 

Casaleggio, Dario Fo e l’informazione

Non potevano mancare i riferimenti all’amicizia con Gianroberto Casaleggio e Dario Fo.

Con l’onda lunga di una mimica che ti strega e un linguaggio a suon di “cazzoBeppe Grillo fa emergere le emozioni, l’insonnia folle e lucida di chi ha come “missione” quella di seppellire la vecchia politica e la burocrazia.

Ma anche i mass media tradizionali “che riportano il mantra della politica politicante”. Si capisce che il bersaglio principale del comico genovese è proprio l’informazione. Ma pure quei modelli economici e sociali tracciati da quei “professoroni” che non vivono la realtà, che sparano sentenze senza essersi messi mai in gioco.

 

La Nemesi

La sua opera teatrale diventa una nemesi.

E allora la risposta della gente normale che vuole riprendersi coscienza e libertà non può che essere quella dell’irrazionalità, del “siate folli” di Steve Jobs. Per battere fallimenti e ipocrisie della nostra società è necessario il cigno nero, quello bianco è figlio del conformismo.

Beppe Grillo parla ai giovani laureati che non hanno altre prospettive se non quella di andare via, si rivolge al popolo delle partite Iva e dei precari. Da qui, probabilmente, l’idea del reddito di cittadinanza come gesto di solidarietà sociale ma anche di redistribuzione del reddito.

Perché il lavoro non c’è più e nessuno lo crea. Perché non è giusto che si lavori 15 ore al giorno, magari facendo tre mestieri, per portare a casa mille euro senza contributi e diritti.

Senza considerare le diseguaglianze sociali che stanno massacrando l’Italia: una minoranza del Paese si muove nell’alto girone dell’internazionalizzazione, tutto il resto nel basso girone dei territori e mestieri tagliati fuori dallo sviluppo. 

 

Il comico ed il politico

Il comico si fa politico quando dice che i problemi non si rifiutano ma si risolvono, quando disegna lo scenario che ogni robot sostituirà il lavoro di sei persone, le infrastrutture si evolveranno e senza stare al passo si resterà fuori dalle rotte del commercio, l’internet delle cose cambierà la nostra organizzazione domestica e aziendale.

E alloa come fare? “Spostare risorse dalle vecchia industria a quella nuova, adottare la blockchain per guadagnare velocità e disintermediazione, investire in alta tecnologia ed eco-sostenibilità, aiutare le persone con fondi pubblici diretti”.

 Nel mezzo i passaggi comici di Grillo, la vita quotidiana con i figli, l’ironia sul veganesimo e tutto il resto.

La politica non resta sullo sfondo, semplicemente fa parte della vita quotidiana e la grande rivoluzione dei Cinque Stelle “è che il Movimento siamo noi, siete voi”. Il sogno di aprire le istituzioni come una scatola di tonno è rimasto.

Te la do io la rivoluzione”. In fondo l’insonnia è questo: restare svegli, non lasciarsi “addormentare” dal vero “potere”, che è quello ch controlla perfino la politica.

Cazzo!!!

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright