Te le do io le dimissioni, Luigi Di Maio “resiste”

Foto: © Imagoeconomica Benvegnu' Guaitoli

I Cinque Stelle hanno perso sei milioni di voti, subendo il sorpasso del Partito Democratico dopo essere stati “asfaltati” dalla Lega di Matteo Salvini. Renzi lasciò dopo le sconfitte del referendum e delle politiche. Invece il vicepremier grillino non ci pensa proprio. Ma Roberto Fico e Alessandro Di Battista stanno riflettendo. E Grillo è incazzato nero.

Il Movimento Cinque Stelle ha perso sei milioni di voti, cannibalizzati in parte dalla Lega e in parte dai Democrat. Poi c’è stata anche una fetta di astensionismo. In ogni caso la sconfitta dei grillini ha dimensioni difficilmente gestibili: nel giro di poco più di un anno sono passati dall’essere il primo Partito alla terza posizione. Subendo il sorpassi del Partito Democratico e vedendo capovolti i rapporti di forza con la Lega di Matteo Salvini.

Evidente che l’azione di governo del Movimento non è piaciuta, che molti elettori sono letteralmente “scappati”, che misure come il reddito di cittadinanza non hanno portato alcuna svolta, se non quella di appesantire i conti dello Stato.

E adesso che succede? E’ questa la domanda che si fanno tutti: nel Movimento, nelle segreterie dei partiti italiani, nei Ministeri, ma anche nelle Cancellerie europee.

Davanti ad una sconfitta del genere il capo politico Luigi Di Maio avrebbe dovuto immediatamente rassegnare le dimissioni da leader dei Cinque Stelle. Matteo Renzi lo ha fatto nel Pd, sia dopo la sconfitta del referendum (quando ha lasciato Palazzo Chigi), sia dopo il 4 marzo 2018 (via da segretario).

I Cinque Stelle si sono nutriti nell’antisistema, ma adesso sembrano aver assunto una posizione barricadiera esattamente come tutti gli altri Partiti. Nel Movimento però il nervosismo è enorme. Beppe Grillo evita di commentare sul serio perché sa che darebbe fuoco alle polveri di una santabarbara immensa. Davide Casaleggio sta riflettendo. Il presidente della Camera Roberto Fico pure. Mentre Alessandro Di Battista sta pensando al da farsi. Se cioè gettarsi nella mischia o rimanere fuori.

Nel frattempo si avvicina il momento in cui dovrà essere varata una manovra economica che oscillerà tra i 32 e i 45 miliardi di euro. Se i Cinque Stelle dovessero intestarsela, sarebbe la fine sul piano dell’immagine politica agli occhi dei loro militanti.

Nel frattempo, alle amministrative (Regione Piemonte e Comuni) i grillini hanno avuto il solito risultato deludente. Senza radicamento sul territorio e con il voto di opinione in caduta libera, è complicato pensare di recuperare terreno.

Eh sì, Luigi Di Maio dovrebbe dimettersi da capo politico del Movimento. Invece, resiste.