L’ira dell’ex viceministro: «Turriziani ha ragione, il Governo è sordo ai problemi del Paese»

«Il presidente di Unindustria ha perfettamente ragione: il Governo è sordo». La senatrice Teresa Bellanova, ex sottosegretario ed ex viceministro. «Noi finanziammo il rilancio dell'industria, ora affossano Fca con Ecotassa ed Ecobonus"

Nel Governo di Matteo Renzi era Sottosegretario alle Politiche del Lavoro, nel rimpasto del 2016 è stata chiamata al ruolo di viceministro dello Sviluppo Economico. Ha partecipato alla stesura dei testi su provvedimenti come il Jobs Act, gli incentivi previsti nelpacchetto Industria 4.0, gli stimoli agli investimenti contenuti nel superammortamento. La senatrice Teresa Bellanova continua a seguire le politiche economiche e del Lavoro dai banchi di Palazzo Madama, come capogruppo del Partito Democratico in commissione Attività Produttive del Senato.

Ha letto l’intervista rilasciata dal presidente degli industriali della provincia di Frosinone Giovanni Turriziani a Corrado Trento. (leggi qui Economia, ora è allarme rosso). Ha colto subito la gravità del segnale. Perché Unindustria è un’organizzazione che riunisce tutto il Lazio e Turriziani è anche il vice presidente regionale.

Nella sua duplice veste, Giovanni Turriziani ha accusato la politica di essere assente. Di assistere immobile al collasso di un intero sistema. Ha denunciato le criticità che sta attraversando il comparto dell’Automotive. Gli ha rimproverato di essere rimasti in silenzio di fronte al provvedimento che ha introdotto Ecotassa ed Ecobonus danneggiando le produzioni premium di Fca Cassino Plant. «Almeno potevano protestare, nemmeno quello hanno fatto».

Oggi la senatrice Teresa Bellanova dice: «Il presidente di Unindustria ha perfettamente ragione: il Governo è sordo». 

Senatrice, i parlamentari della Lega e del M5S dicono che Ecotassa – Ecobonus non hanno determinato conseguenze sull’Automotive italiano.

Parlano i numeri. Quello sull’eco-tassa è un allarme già raccolto con una mozione e un disegno di legge, a mia prima firma e sostenuta da numerosi senatori Pd, perché vengano soppresse le relative disposizioni presenti nella Legge di Bilancio. Porterò nuovamente la questione all’attenzione della Commissione Attività Produttiva e dell’Aula.

Il presidente di Unindustria chiede chi si sta occupando di Fca: una domanda retorica.

Io amplierei la riflessione. Il punto non è solo chiedere chi si sta occupando dello stabilimento FCA di Piedimonte e del suo indotto, questione di tutta rilevanza a cui noi non abbiamo fatto mancare attenzione e disponibilità nella precedente legislatura continuando ovviamente a seguirla in questa sia pure dall’opposizione. Il punto vero è: ma chi si occupa dell’intero sistema-Paese e della sua economia. Di cui, peraltro, la componentistica automotive è un segmento chiave.

Perché nessuno se ne occupa, se è un segmento così importante?

Se c’è un dato che caratterizza in modo impressionante la legislatura è la totale sconnessione tra emergenze e urgenze del Paese reale e Governo. Tutti gli Osservatori restituiscono un Paese fermo e una manifattura in grande difficoltà.

Dicono che il problema sia europeo e che tocchi anche la Germania

La crisi della Germania dovrebbe impensierirci non poco. Ma chi governa ora l’Italia è impegnato esclusivamente nel conflitto interno ad alta, altissima o bassa intensità che occupa tutta la scena e riduce ad orpelli tutte le questioni serissime che invece vengono fatte marcire.

Quando al Governo c’eravate voi del Pd, cosa avete fatto per Fca? In particolare per Cassino Plant?

Lei lo ricorderà. Non appena siamo stati investiti della questione Fca non ci siamo tirati indietro. C’era la cassa integrazione a zero ore per tutti e siamo arrivati a 4.000 persone al lavoro; c’erano gli interinali che avevano perduto il posto e hanno avuto accesso alla Naspi. Ovviamente le difficoltà non si risolvono una volta per tutte. Bisogna continuare a monitorarle, verificando tutti gli strumenti che possono essere utilizzati e sostenendo con decisione lo sforzo di riposizionamento del sistema produttivo. I Tavoli di crisi esistono per questo. E con questo obiettivo agiva la Task force sulle crisi industriali, totalmente smantellata. 

Il territorio lamenta che al Ministero nessuno legga le loro mail

C’è un Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico che snobba i tavoli con le parti sociali per le dirette Facebook e non risponde in Parlamento alle nostre interrogazioni sui Tavoli di crisi. Altrimenti dovrebbe spiegare perché, a partire dalla Legge di Bilancio, hanno scelto di smantellare pezzi rilevanti delle politiche da noi messe in campo con risultati importanti e certificati.

Ad esempio, cosa avrebbero smantellato?

Hanno definanziato il Fondo per favorire lo sviluppo per capitale immateriale, la produttività e la competitività, per Industria 4.0 non hanno garantito la continuità necessaria, la sola che consente alle imprese di poter pianificare gli investimenti in funzione di riposizionamenti competitivi interni e internazionali. Hanno distratto verso provvedimenti bandiera, che si stanno dimostrando un flop, le risorse da noi allocate sulla formazione. 

Il vice presidente nazionale di Confindustria Maurizio Stirpe ha denunciato la sordità di questo governo ai probemi industriali del Paese, stigmatizzato il tentativo di scavalcare la contrattazione collettiva per disintermediare. Solo ora il premier Conte sta organizzando tavoli di confronto con le categorie produttive: meglio tardi che mai o è troppo tardi?

Vede, se un Paese smette di scommettere sulle sue eccellenze, se demonizza l’impresa, smette di sostenere quella dorsale manifatturiera fatta di piccole e medie imprese tenaci e di qualità, se smette di intervenire sui punti critici del suo sistema produttivo, se non spiega come vuole proseguire il lavoro sulle Aree di crisi industriale, se non costruisce prospettive per le nuove generazioni, si mette automaticamente fuori dalla competizione internazionale. Che non è un pranzo di gala e che, come dimostra la guerra dei dazi, non fa sconti a nessuno.

Giovanni Turriziani chiede provvedimenti per i settori trainanti l’export del Lazio, che sono l’Automotive ed il Chimico farmaceutico

Chimico-farmaceutico e automotive sono le priorità del vostro territorio. In altri sono diverse. Ci sono interi settori in difficoltà e senza interlocutori. Allo sbando. Penso a quegli imprenditori che si sono visti rifiutare i bonus occupazione al Sud pur essendo stati riconfermati per legge

Per questo non bisognava perdere un minuto e rafforzare le politiche industriali che con impegno avevamo messo al centro dell’azione di Governo. Per questo l’interlocuzione con le parti sociali è preziosa, per comprendere veramente lo stato dell’arte. 

I Tavoli di Crisi risolvono qualcosa o sono inutili ed allora il ministro fa bene ad occupare meglio il suo tempo andando in giro?

Sono stata inchiodata a centinaia di Tavoli di crisi, spesso anche la notte. Non mi sono mai alzata prima che la questione fosse realmente conclusa con l’apporto di tutti. Tutto questo è possibile se la porta è sempre aperta, non se devi farti pregare per fissare un incontro, costringendo per di più i lavoratori a manifestare sotto al Mise come è avvenuto in questi mesi.

Quindi, i tavoli sono utili…

Invece chi governa oggi preferisce alimentare conflitti sociali e paure, abbandonano il Paese a sé stesso, snobbano le parti sociali, inchiodano un Parlamento a discutere di un inutile Decreto In-sicurezza bis mentre il primo è ancora al palo.

Con un Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico che, giusto per stare alle cronache degli ultimi mesi, vola da una diretta fb all’altra ma apprende dai lavoratori del fallimento di Mercatone Uno, sa delle difficoltà di Whirlpool ancor prima delle elezioni Europee ma preferisce fare finta di nulla. Sbraita contro le delocalizzazioni ma poi non si misura sui problemi reali e non affronta le vere contraddizioni, su Alitalia continua a prendere tempo dispensando dichiarazioni inutili, alle difficoltà che si annunciavano a livello globale sull’automotive, invece di discutere con le parti sociali, ha risposto con l’ecotassa, mettendo in crisi non solo FCA ma un intero segmento. Se non è fallimento questo!

Fca Cassino Plant è il principale stabilimento metalmeccanico del Lazio, da quando è entrata in vigore l’ecotassa le vendite delle sue produzioni Alfa Romeo sono crollate. Turriziani chiede di rivedere al più presto quel provvedimento, concedendo a Fca il tempo per mettere in listino le sue produzioni hybrid, altrimenti il provvedimento favorirà solo la concorrenza straniera.

Giovanni Turriziani ha ragione. L’eco-tassa, introdotta frettolosamente dalla legge di bilancio 2019, è un punto rilevante. La nostra mozione e il nostro disegno di legge chiedono al Governo modifiche e l’apertura di un tavolo con le imprese produttive, le organizzazioni sindacali e gli esperti del settore dell’automotive per scongiurare il rischio del crollo occupazionale e di una nuova crisi del mercato dell’auto in Italia. 

In Aula abbiamo più volte rilevato come il meccanismo del bonus-malus, non discusso con il sistema industriale, le rappresentanze dei lavoratori, gli esperti del settore, ha prodotto critiche unanimi ed è una minaccia per i livelli occupazionali dei diversi stabilimenti FCA nel nostro Paese e dell’indotto.

Il Movimento 5 Stelle ritiene che il suo provvedimento sia efficace

La stima di perdita di circa 100mila immatricolazione, con un’inversione di rotta rispetto al boom degli acquisti registrati grazie anche alle misure messe in campo dagli ultimi governi di centrosinistra, avrebbe indotto chiunque a un ripensamento. Di Maio e Salvini no.

Hanno tirato dritto. Non sono un’ingenua: a chi stanno facendo un grosso favore? Le interdipendenze nel mondo globalizzato non sono una leggenda metropolitana. Se un Paese smette di essere la seconda manifattura d’Europa e la settima nel mondo qualcun altro se ne avvantaggerà. Chi? Sarebbe doveroso che lo chiarissero in Aula, assumendo la responsabilità di questa e altre scelte scellerate.

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