Terme Romane: restano i dubbi su una zona della particella 159

da L’INCHIESTA QUOTIDIANO

Una lunga discussione in Consiglio comunale, gli interventi successivi affidati ai comunicati stampa del sindaco, la risposta a un’interrogazione parlamentare dei senatori del Pd Spilabotte e Scalia sventolata dall’amministrazione comunale come dirimente rispetto ai vari dubbi sollevati, mentre invece altri ne rimangono appesi. Non si è di certo chiusa con la delibera di approvazione della Convenzione fra Comune e società Nuova Immobiliare la discussione relativa all’intervento di De Matthaeis.

La maggioranza di Ottaviani in Consiglio comunale con 15 voti contro 6 ha dato il via libera alla convenzione per l’edificazione di 35mila metri cubi di cemento nell’area attigua alla Villa, nella proprietà adiacente a quella in cui furono rinvenute nel 2007 le Terme romane, seppellite sotto un parcheggio al momento. Le argomentazioni della maggioranza per l’approvazione della delibera sono state centrate tutte su due punti: l’area in questione è edificabile; le Terme romane si trovano su un terreno adiacente e non verrebbero assolutamente intaccate dalla costruzione del centro residenziale (80%) e commerciale (20%) denominato “I Portici”.

Nella convenzione, dopo le proteste delle associazioni, è stato previsto un emendamento (che comunque non soddisfa i comitati) per cui come ha spiegato Ottaviani «chiediamo al privato di fare una contribuzione di 500mila euro al Comune e riaprire le aree in cui insiste con certezza l’impianto termale». Il sindaco ha però ha anche sottolineato: «Il privato in astratto potrebbe anche dire che non gli interessa e che è una nostra manifestazione unilaterale. Per noi l’interesse pubblico non è solo l’acquisizione di alcune aree ma la riapertura di un percorso storico identitario oggi invisibile. Se il privato non dovesse essere d’accordo con questa impostazione è chiaro che ha la possibilità di portare avanti altre idee e altre strade che ritiene compatibili con quelli che sono i propri interessi».

Come è stato sottolineato anche in Aula dalle associazioni e negli interventi dell’opposizione, resta irrisolta la questione di una porzione della particella 159, a confine con il terreno su cui furono rinvenute nel 2007 le Terme romane. In Consiglio è stato chiesto di ritirare la pratica e porre la questione di quella porzione di terreno in maniera puntuale e dettagliata agli Enti di tutela, prima di discutere la Convenzione con il privato. Dopo il Consiglio il sindaco è intervenuto così sulla questione della particella 159. Le associazioni sollevano dubbi da anni su quella zona, anche con osservazioni indirizzate all’amministrazione comunale e rimaste senza risposta. In sostanza le associazioni, dopo aver sollecitato nel 2011 la Soprintendenza ad avviare le procedure per il vincolo archeologico relativo alle Terme romane a 4 anni dal ritrovamento del 2007 e dopo l’apposizione dei vincoli archeologici diretto (ope legis sulle strutture delle Terme) e indiretto (con una fascia di rispetto nei confronti di possibili costruzioni) avevano sollevato il dubbio. Su una parte di quella particella c’è già infatti un vincolo indiretto con una fascia di rispetto nei confronti di interventi nei pressi delle strutture termali. Ma, sottolineano da tempo i comitati,  se quella zona fosse scavata e spuntassero fuori la continuazione dell’impianto termale o altri resti archeologici, a quel punto il vincolo diretto si estenderebbe e con esso quello indiretto che potrebbe dunque incidere sulla possibilità o meno di costruire nelle aree vincolate.

Più di un anno fa L’Inchiesta si era occupata già di tale questione. Il funzionario di zona della Soprintendenza archeologica Alessandro  Betori, che per quanto riguarda la città di Frosinone ha sostituito la precedente funzionaria Sandra Gatti che si occupò della campagna di scavi, rispose così quando fu contattato telefonicamente: «Quella del ritrovamento di altri resti in quella zona con il possibile ampliamento dell’area del vincolo indiretto è un’ipotesi di scuola. Non dimentichiamo però che in quell’area ci sono già altri fabbricati». Betori difese comunque il lavoro svolto a Frosinone dalla Gatti su quell’area, confermando che l’apposizione del vincolo indiretto è funzionale proprio alla futura valorizzazione e musealizzazione delle Terme Romane. La questione di quella porzione di terreno è rimasta però in sospeso.

Le associazioni fanno riferimento anche ad altri documenti. In una riunione che si è tenuta il 28 ottobre del 2011, dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici era arrivata proprio un’indicazione alla Soprintendenza per «valutare la possibilità di sostituire la tutela indiretta con una estensione dell’area di tutela diretta» in quanto pare esista «la presunzione certa della prosecuzione delle strutture dell’impianto termale nelle aree circostanti non indagate». Dalle associazioni ci si chiede se quando si parla di “aree circostanti non indagate” il riferimento sia anche alla fascia di terreno in questione. E in un’intervista a uno dei privati (poi a quanto pare uscito dalla società interessata al progetto di edificazione) a “Il Messaggero” del 23 marzo 2011 l’imprenditore diceva: «già nel febbraio del 2010 abbiamo eseguito in via preliminare, prima di indire il concorso internazionale di progettazione, un’accurata indagine con la strumentazione del georadar che ha fatto emergere come l’area fosse quasi completamente pulita. Il quasi si spiega con il rilevamento di possibili presenze, tutte da confermare, ma al di là del palazzo che ospita la vetreria, lontano dagli attuali sondaggi».

Al di là del palazzo della vetreria c’è proprio l’area non indagata, al confine con il parcheggio che copre le Terme Romane. Nell’ultimo Consiglio comunale, nonostante il riferimento alle note della Soprintendenza e alla risposta all’interrogazione parlamentare al Ministro Franceschini cui rispose il Sottosegretario Borletti Dell’Acqua, il nodo specifico a questa vicenda non è stato dipanato. In Aula la questione è stata posta dal consigliere del Pd Stefania Martini. «La particella 159 è stata sondata per intero da parte della Soprintendenza?» ha chiesto dal Pd la consigliera al dirigente Noce, che ha risposto: «La parte superiore della 159, dove oggi c’è un vincolo archeologico indiretto non è stata oggetto di campagna di scavi preliminari ma non è interessata dall’edificazione». A quel punto la Martini ha incalzato il dirigente: «Ma se ci fossero dei reperti, la parte del vincolo indiretto si estenderebbe e questo inciderebbe sugli spazi dell’edificazione». La solita questione, insomma, rimasta senza risposte puntuali in Consiglio. E rispetto al fatto che la risposta del Sottosegretario all’interrogazione della Spilabotte e di Scalia, sia stata presentata come dirimente rispetto a tutti i dubbi, la consigliera Martini sottolinea: «È inutile che l’amministrazione continui a dire che è tutto a posto sulla scorta di un’interrogazione che ingenuamente hanno fatto i nostri rappresentanti. È chiaro che il sottosegretario si è limitato a rispondere rispetto a una relazione “ovvia” su un fatto certo, che era quello del ritrovamento di strutture e mosaici, ma non è stato assolutamente menzionato né da parte degli interroganti né di chi ha risposto sulla questione un aspetto: l’area è stata ispezionata per intero?».