Tintari lascia la guida di Terracina e la condanna a restare soli

Il sindaco di Terracina si è dimesso. Lunedì gli interrogatori. Respingerà le accuse. ma va via "per tutelare la famiglia”

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Getta la spugna. Tanti saluti al Comune ed alla politica. Roberta Tintari non si arrocca nel fortino: lascia tutto e si dimette dalla carica di sindaco di Terracina. Davanti ai magistrati che dovranno interrogarla ci andrà da cittadina: quando risponderà alle domande sarà chiaro che non lo farà per tornare a governare.

La nota ufficiale l’ha depositata il suo difensore. “A seguito delle note vicende giudiziarie, il sindaco di Terracina Roberta Tintari ha fatto pervenire le sue dimissioni dalla carica, motivandole con la tutela della serenità familiare e la possibilità di difendersi dalle accuse con maggiore libertà“.

Via agli interrogatori

Il sindaco di Terracina Roberta Tintari con la sua giunta

Gli interrogatori iniziano lunedì. Per chiarire come venivano assegnate le concessioni balneari sul demanio pubblico. E per spiegare le anomalie nel caso del ponte ciclopedonale a Terracina: finanziato con fondi europei strutturali degli affari marittimi per la pesca, i magistrati dell’accusa evidenziano che quei soldi potevano andare solo a progetti sul miglioramento delle aree di sbarco dei pescherecci; nelle carte risulta questo, nei fatti – sospetta l’accusa – era una forzatura fatta solo per ottenere i finanziamenti e realizzare l’opera.

Soldi inguattati? No, non è questa l’accusa. Il reato contestato è il falso, cioè avere detto che il ponte era funzionale al miglioramento degli attracchi, sapendo che non era vero.

Tutelare la famiglia

Nella lettera che si conclude con le irrevocabili dimissioni, Roberta Tintari lascia capire quale sarà la sua line a di difesa. Nega. Respinge le accuse.

Dice che Le contestazioni nei miei riguardi sono infondate ed errate. Allora perché molla? “Sento il dovere di tutelare i miei familiari. Resto fiera del ruolo ricoperto e del lavoro svolto sempre con la massima trasparenza e onestà, al servizio non facile della collettività”.

Il caso intanto innesca una polemica politica a Ciampino dove uno dei tecnici indagato a Terracina è dirigente del settore tecnico del Comune alle porte di Roma. Sei consiglieri comunali hanno chiesto al sindaco ed al presidente d’Aula una verifica sugli “atti sicuramente rilevanti per la nostra Amministrazione sia durante la gestione della commissaria sia, nel pur breve periodo, della giunta attuale, al fine di valutarne la regolarità e decidere sulla conferma o la revoca degli atti stessi“.

Tempi incerti

Foto © Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Terracina è senza governo: Roberta Tintari si è dimessa. Latina non ha il sindaco, commissariato. Il Paese non ha il Presidente del Consiglio: non fiduciato. Tempi incerti, dovuti – e sia detto a prescindere dallo specifico caso di Terracina – ad una cultura delle delegittimazione. Dove ormai nulla più può essere considerato punto di riferimento: altrimenti è bersaglio ideale. Anzi è il bersaglio migliore.

Il vero problema non sono le inchieste e meno ancora i processi. Il Diritto è lì per assicurare il corretto svolgimento delle cose. Il problema è la voglia di forca a prescindere: come abbiamo visto nel caso di Serena Mollicone e come si sta vedendo anche ora a Terracina.

L’esito dell’indagine non conta più. Il diritto della magistratura ad indagare nel nome del Popolo oramai è sullo sfondo e non in primo piano. È questa specie di ritorno ale medioevo ed ai roghi a doverci preoccupare. E’ tutto incerto, come se in una chiesa ogni officiante fosse estromesso dal rito prima della comunione e nessuno è mondato dal male. Non c’è la salvezza, non c’è più l’Agnello di Dio , ma lupi pronti a mangiarci. I saggi consigliano di non andare più a messa.

Troppe influenze

Foto: Paris / Imagoeconomica

Poi, certo, anche la politica ci ha messo del suo. Approvando leggi che sarebbero state ideali nel periodo giacobino. Ma, come vuole il proverbio: Chi fa la mazza poi ci si vatte. Cioè: lo strumento che hai costruito, prima o poi potrà essere usato contro di te.

Se faceva caldo i contadini andavano a protestare dal sindaco chiedendo acqua, oggi sarebbe (l’apertura della chiusa) traffico di influenze. Se faceva freddo gli stessi chiedevano al sindaco più gasolio per scaldare le serre, oggi sarebbe collusione con i russi e altro tradimento.

Al popolo poco conta se colpevoli o innocenti: lo spettacolo della gogna, il ceppo di Mastro Titta, sono sufficienti.