Tolkien in Ciociaria per scoprire che il male viene sconfitto dagli umili (di B. Cacciola)

Due giorni dedicati a Tolkien in provincia di Frosinone. Per scoprire che il suo successo è dovuto ad un parallelismo quotidiano: la sfida contro il male viene accettata dai pacifici hobbit. Amanti dei piccoli piaceri della vita. Che non si tirano indietro di fronte alla responsabilità

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

«Ma io non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amo solo ciò che difendo: la città degli uomini di Nùmenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, antichità, bellezza ed eredità di saggezza.»

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La saga del Signore degli Anelli è stata quella di maggiore successo dopo quella di Harry Potter. Ha polverizzato il mito per anni insuperabile di Guerre stellari.

Merito di una trasposizione cinematografica nella quale il regista neozelandese Peter Jackson ha avuto meriti che vanno al di là delle parole. merito soprattutto del genio letterario di J.R.R. Tolkien, Signore degli Anelli e de Lo Hobbit.

 

Non è da tutti organizzare una due giorni in onore del grande filologo cattolico inglese Tolkien. Lo è ancora meno se si pensa di realizzarla in provincia di Frosinone: terra che ha consegnato innumerevoli geni alla letteratura ma che oggi ne è molto lontana.

Invece l’associazione Radici è riuscita alla grande nel doppio intento: quello di realizzare un evento dedicato a Tolkien e di farlo in Ciociaria.

 

Nel bellissimo chiostro di San Francesco ad Alatri è andato in scena ‘La notte dell’anello‘: appuntamento letterario con relatori come Federico Iadicicco, Francesco Boezi, il professor Paolo Gulisano (massimo conoscitore dell’opera di Tolkien in Italia), lo scrittore Marco Bachetti. Attori come Stefano Scialanga e musicisti come Luca Santucci che hanno magistralmente letto brani del ‘Signore degli anelli‘ e de ‘Lo Hobbit‘.

Il tutto mentre scorrevano le immagini della trilogia filmica dell’opera di Peter Jackson. Perché il successo del ‘Signore degli anelli‘ non finisce mai.

 

Al di là dei milioni di copie vendute, leggendo il libro si rimane ancora affascinati dall’etica che lo sottende. La lotta contro l’anello del potere è portata avanti da una compagnia, appunto la Compagnia dell’anello, che fa affidamento soprattutto sul popolo della contea, che sono gli hobbit. Mezzi uomini a cui piace vivere pacificamente, senza guerra, in modo sobrio, gustando i piccoli piaceri della vita.

 

Eppure di fronte all’avanzare del male, fomentato dal demone Sauron, sono proprio gli hobbit, in particolare Frodo, ad offrirsi per una missione decisiva per la sopravvivenza della Terra di Mezzo e dei suoi abitanti: Elfi, nani e uomini.

 

Non sono dunque gli eroi alla fine a salvare il mondo. Ma umili creature. Che chiamate da un compito superiore, impersonato da Gandalf il grigio, non si tirano indietro.

Per questo all’inizio della contestazione negli anni Sessanta negli Usa, i ragazzi marciavano contro la guerra imperialista in Vietnam con il bottom ‘Frodo lives’.

Per questo negli anni Settanta una destra giovanile che si voleva smarcare dal nostalgismo neofascista organizzava il campo Hobbit.

 

Tutti tributari di questo grandissimo scrittore epico, Tolkien, che come ha ricordato il residente dell’associzione Gabriele Ritarossi, tra cent’anni sara’ ricordato come il Dante Alighieri dei nostri tempi.

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