Top e Flop, i protagonisti del giorno: 11 maggio 2021

Top e Flop. I fatti centrali ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Hanno provato in tutti i modi a farle cambiare idea, cioè a non ricandidarsi a sindaco di Roma. Anzi, a sindaca come dice lei. Ha resistito e alla fine ha stravinto la partita. Intanto all’interno dei Cinque Stelle, trovando un gioco di sponda straordinario con Davide Casaleggio, appena uscito dall’orbita del Movimento.

La Raggi ha dimostrato in un colpo solo che Giuseppe Conte non può che sostenerla dopo aver provato in ogni modo a costringerla ad un passo di lato, che Luigi Di Maio ormai non può andare oltre il ruolo di ministro degli Esteri, che Vito Crimi non è neppure un reggente operativo. Ma ha anche dimostrato che il fatto che Roberta Lombardi e Valentina Corrado siano assessori alla regione Lazio non conta nulla. E che alla fine può perfino saltare l’intesa con il Pd a livello nazionale.

Insomma, ha dimostrato che nel Movimento Cinque Steelle comanda lei. Inoltre con la sua resistenza attiva ha costretto il Governatore Nicola Zingaretti a desistere dall’idea di candidarsi a sindaco di Roma. A questo punto, se dovesse arrivare al ballottaggio, se la giocherebbe alla grande. Contro chiunque.

Wonder woman.

CARLO CALENDA

Carlo Calenda

Il Pd non lo sosterrà mai, però il leader di Azione rimane in campo. Da molti mesi è in campagna elettorale e si sta rivolgendo a tutta la città di Roma nell’ambito di un progetto di centrosinistra. I sondaggi dicono che al ballottaggio Calenda vincerebbe contro tutti. Tranne nel caso dovesse duellare con Nicola Zingaretti.

La difficoltà sta nel non mollare e nel non farsi convincere a cedere il passo. Carlo Calenda ha capito prima e meglio di tutti gli altri che le elezioni comunali di Roma cambieranno il corso della politica italiana. E nel centrosinistra c’è uno spazio enorme per una coalizione che prescinda dall’accordo con i Cinque Stelle. E’ questa l’intuizione maggiore che Calenda ha avuto. E che sta portando avanti.

Se Nicola Zingaretti non ci ripenserà, Carlo Calenda potrà giocarsi per intero la partita al primo turno. Se arrivasse al ballottaggio sarebbe il favorito. Ma in realtà gli basterebbe arrivare davanti al candidato del Pd. Perché a quel punto sarebbe chiaro a tutti che esiste un’altra prospettiva di centrosinistra. Con il numero uno di Azione sulla tolda di comando.

Giocatore di scacchi.

FLOP

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Un giorno dovrà decidersi a spiegare il vero motivo per il quale si è dimesso da Segretario nazionale del Pd. Perché davvero non si capisce. Cioè, perché uno che può decidere tutte le prossime candidature (Camera, Senato, Regioni, Province, Comuni) manda tutto all’aria?

Si pensava che potesse candidarsi a sindaco di Roma, ma questa opzione sembra sfumata. Non ancora completamente tramontata, ma decisamente difficile. La verità è che Zingaretti ha sbagliato e continua a sbagliare nella valutazione politica sui Cinque Stelle. Aveva puntato tutto su Giuseppe Conte, immaginandolo come leader della futura coalizione dei progressisti. Giuseppe Conte è caduto da premier, a Palazzo Chigi è arrivato Mario Draghi e alla fine Conte stesso è in corsa per la leadership dei Cinque Stelle. Tutto sbagliato, tutto da rifare. Avrebbe detto Gino Bartali.

Poi ha fortemente voluto l’accordo con i Cinque Stelle alla Regione Lazio, illudendosi che Roberta Lombardi potesse in qualche modo mettere Virginia Raggi nella condizione di rinunciare alla candidatura a sindaco di Roma. E’ successo il contrario e l’intervento di Giuseppe Conte nella trattativa politica ha ulteriormente affondato il progetto di una candidatura di Zingaretti al Campidoglio. Tutto sbagliato, tutto da rifare.

Ora la prospettiva è di restare due anni alla guida della Regione Lazio. Troppo poco per chi fino a pochi mesi fa guidava il primo partito della sinistra e il secondo in Italia.

Autogol a raffica.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Nel Movimento Cinque Stelle non gli stanno facendo toccare palla letteralmente. La candidatura a sindaco di Roma di Virginia Raggi evidenzia una sconfitta politica durissima dell’ex presidente del consiglio. Già perché Giuseppe Conte doveva essere quello dell’intesa con il Pd in tutte le grandi città al voto per le comunali. Da Roma passavano anche Napoli, Torino, Milano. Tutti.

Invece la sindaca ha imposto la sua linea. Giuseppe Conte ha dovuto mettersi sull’attenti e precipitarsi a dire che i Cinque Stelle avrebbero sostenuto la raggi. Ma Conte ha perso tutti gli scontri diretti all’interno dei pentastellati. Contro Beppe Grillo per esempio. Contro davide Casaleggio. Contro Luigi Di Maio. Sta rendendosi conto che a farlo sembrare un fuoriclasse della politica è stata l’emergenza Covid. Non altro. La stabilità per la stabilità.

Giuseppe Conte non è stato mai eletto da nessuno de questo non è un particolare di poco conto. Potrà anche riuscire a guidare i Cinque Stelle, ma essere leader è un’altra cosa. Nel Conte uno comandavano Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Nel Conte due è stato Matteo Renzi a mandarlo a casa. Adesso Virginia Raggi lo ha asfaltato.

Una Caporetto dietro l’altra. Senza… Vittorio Veneto.