Top e Flop. I protagonisti del giorno: 14 ottobre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA OTTAVIANI

È arrivato esattamente dove voleva quando ha aderito alla Lega. Cioè alla guida del Partito in provincia di Frosinone. Per cambiarne la rotta. Perché a nessuno sfugge che con Nicola Ottaviani coordinatore provinciale cambia la linea del Carroccio: niente barricate, niente duri e puri. Una svolta: verso il Centro, verso quell’elettorato moderato che serve a vincere le elezioni. (Leggi qui La Lega a Nicola Ottaviani. È lui il nuovo Coordinatore).

Nicola Ottaviani

Nicola Ottaviani lo diceva da due anni. Spiegava che occorreva una Lega più centrista, capace di rassicurare l’immensa massa di elettori moderati rimasti senza punto di riferimento politico. Ma in quella Lega poteva limitarsi a pensarlo, senza dirlo. Nella Lega di oggi benedicono di avere a portata di mano un Ottaviani che lo pensasse. E che l’ha detto detto in tempi non sospetti.

Da oltre un anno Ottaviani ha cominciato a frequentare le riunioni del Partito ad ogni livello. Ha un rapporto diretto con Matteo Salvini, con Giancarlo Giorgetti, oltre che con Claudio Durigon e Francesco Zicchieri.

Ha già dettato quella che sarà la sua linea: grande attenzione ai temi della Sanità, della Scuola, dell’Ambiente, dell’Acqua e dei Rifiuti. È la sua rivincita nei confronti di Forza Italia. Perché questa ricetta era la stessa che aveva proposto a Fiuggi durante la convention annuale di Antonio Tajani nella quale fu protagonista di un clamoroso battibecco con Renato Brunetta e Gianfranco Micciché. Proprio su questi temi e l’esigenza di attuare questa svolta.

A questo punto Nicola Ottaviani è padrone del suo destino: cioè della candidatura alla Camera dei Deputati. Effetto collaterale: mal di pancia estesi nella Lega provinciale.

Lanciato sul Carroccio

IGOR FONTE

Per tre anni è stato in silenzio. Al punto che molti si erano dimenticati dell’ex assessore alla Polizia Locale nella giunta di Peppino Petrarcone a Cassino. Igor Fonte è stato dal 2017 sulla graticola, senza emettere lamento, senza protestare per un’inchiesta che si allungava nei tempi, raccogliendo indizi su altri ma non su di lui.

Igor Fonte con i suoi avvocati

Infatti, nell’udienza celebrata oggi, con il rito abbreviato, la stessa Procura della Repubblica di Cassino ha dovuto riconoscere di non avere elementi per poterne chiedere il processo. Versione che al giudice chiamato ad esaminare il caso non è andata bene: lui l’ex assessore lo ha assolto con formula piena: dicendo così che le prove c’erano. Ma dell’innocenza. (Leggi qui Brogli elettorali? Fonte non c’entra: assoluzione piena).

Il caso è quello dei presunti brogli elettorali: una ventina di voti sospetti, attribuiti a residenti all’estero che ai carabinieri hanno detto di non essere rientrarti a Cassino per votare nelle comunali del 2016.

Se brogli ci sono stati lo stabilirà un processo: al presidente ed alla segretaria di seggio. Non a Igor Fonte, che – ha detto il giudice – non ispirò né sollecitò quegli eventuali brogli.

Due aspetti sui quali meditare: il silenzio stoico dell’indagato, la sua pazienza ed il suo rispetto per i tempi di una magistratura sotto organico ed assillata da croniche carenze e ora anche dal Covid; il linciaggio gratuito portato avanti per delegittimare l’avversario politico. Giustificato allora lo sfogo fatto su Facebok dall’innocente: “La merda che avete gettato sulla mia figura, io posso lavarla… Voi ci state affogando dentro”.

Fonte limpida.

PAOLA CARNEVALE

L’avevano bollata come una parvenue della politica, una specie di bambolina da mettere come candidato sindaco dell’ultima ora a Cassino nonostante l’assenza di esperienze dirette. Come se il rinnovamento ora fosse diventato un problema. Appena venne annunciata la sua candidatura alle Comunali, iniziò il martellamento: chi è lei? Da quando sta nella Lega? Cosa c’entra con la politica? Da quando se ne interessa?

Paola Carnevale

Paola Carnevale oggi è vice coordinatore provinciale della Lega. Insieme al senatore Gianfranco Rufa ed all’onorevole Francesca Gerardi. Ma lei, a loro differenza, non è parlamentare né ha cariche istituzionali.

È la dimostrazione, semmai ve ne fosse bisogno, che la Lega – a differenza di Forza Italia – è un Partito scalabile. Soprattuto è la dimostrazione che Paola Carnevale, nel giorno in cui venne attaccata sotto i riflettori, non era una parvenue, semmai una delle arrivata da poco nella Lega.

Non sta lì per caso

FLOP

PICANO & ABBATE

Uno è il vice coordinatore provinciale dei Fratelli d’Italia, l’altro è il vice coordinatore Regionale. Ed in forza di quei ruoli l’altra sera hanno partecipato alla cena organizzata all’agriturismo Le Ravicelle di Aquino dall’ex sindaco Carlo Maria D’Alessandro con tutti gli esponenti del centrodestra Cassinate contrari a Mario Abbruzzese. Il quale, nello stesso momento, si riuniva in un altro ristorante con il coordinatore provinciale dello stesso Partito di Gabriele Picano e Antonio Abbate. E con i rappresentanti istituzionali della Lega e di Forza Italia. (Leggi qui Centrodestra, la divisione è servita: a tavola).

Gabriele Picano e Angela Abbatecola

Cosa ci facessero Gabriele Picano e Antonio Abbate in una cena non istituzionale, contrapposta a quella istituzionale, è politicamente da chiarire. Perché delle due, ne può restare in piedi solo una: o stavano nel posto sbagliato loro, oppure ci stavano il coordinatore provinciale Paolo Pulciani e la responsabile cittadina Angela Abbatecola.

A meno di voler credere che i primi siano andati alla cena all’insaputa dei secondi e viceversa.

Oppure è Fratelli d’Italia ad essere entrata in confusione ed avere una crisi d’identità, giocando due parti in commedia. Eppure tra Giorgia Meloni e Pier Ferdinando Casini le differenze sono evidenti.

Mio Fratello è figlio unico.

ANTONIO TAJANI

È come se il Real Madrid venisse battuto al Bernabeu dal Barcellona. L’altro giorno Claudio Fazzone, senatore e coordinatore regionale di Forza Italia, è venuto letteralmente a furoreggiare in Ciociaria. Prima a Sora (Leggi qui). Poi ad Aquino. E per concludere a Frosinone. (Leggi qui Via a Forza Italia 4.0: è quella di Fazzone).

Antonio Tajani © Foto: Mathieu Cugnot / Imagoeconomica

Si è permesso il lusso di auspicare prossime riunioni nelle quali invitare proprio Antonio Tajani. Che in teoria, essendo il Numero 2 di Silvio Berlusconi, è il padrone di casa.

Probabilmente è una conseguenza prevedibile. Del fatto che Antonio Tajani ha trasferito da Fiuggi a Viterbo la sede della convention annuale L’Italia e l’Europa che Vogliamo, che non ha trattenuto nessuno di tutti quelli (Alfredo Pallone, Antonello Iannarilli, Mario Abbruzzese, Nicola Ottaviani, Danilo Magliocchetti) che sono andati via.

Dal punto di vista politico, Tajani non avrà più bisogno di candidarsi e prendere voti. Ma sul piano del radicamento nel territorio e nella logica di voler essere padroni in casa propria è evidente che l’avvento di Claudio Fazzone lo ha relegato in secondo piano. Almeno sul territorio.

E questo è indubbiamente un peccato, considerando il cursus honorum del vice presidente nazionale di Forza Italia. Ma il fatto è che è stato lui a lasciarsi alle spalle la Ciociaria.

Una Casa con troppe Libertà