Top e Flop, i protagonisti del giorno: 15 maggio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Non luogo a procedere. Perché il fatto non sussiste. Matteo Salvini, Capitano della Lega, non poteva sperare in un’uscita migliore dal processo per la nave Gregoretti. (Leggi qui Niente processo a Salvini: la politica non si fa in Tribunale).

È stata ribadita quella che è la sua tesi, vale a dire che ha semplicemente esercitato il ruolo di ministro dell’Interno. Inoltre, ma questo lo aggiungiamo noi, in caso contrario avrebbero dovuto chiamare in causa tutto il Governo di allora, a partire da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

In realtà la decisione di oggi dà anche una forte spinta politica a Salvini. Rafforza la sua posizione nel Governo e nello stesso tempo gli concede un certo “respiro” nei confronti dell’avanzata di Giorgia Meloni nei sondaggi. Ma soprattutto mette benzina nel motore della Lega su un tema come l’immigrazione. Infine, riapre il fronte del limite di una certa sinistra in Italia, quello di voler eliminare l’avversario politico per via giudiziaria. Non è così. Quel non luogo a procedere è una messa cantata per l’ortodossia salviniana.

Capitano, mio Capitano.

ENZO SALERA

Nell’intero panorama provinciale del Partito Democratico il sindaco di Cassino Enzo Salera è uno di quelli che sta messo meglio. Non ha problemi nel Comune che guida. Sull’approvazione del bilancio ha letteralmente passeggiato sulle macerie delle opposizioni e ora è lanciato verso una fase di assunzioni in Municipio.

Sul piano provinciale ha ripreso vigore il modello Cassino nei Democrat. Soprattutto dopo il cambio della guardia alla Segreteria nazionale del Pd. Con la chiusura dell’era Zingaretti, infatti, alcuni meccanismi e processi si rimettono in moto. Enzo Salera è sindaco della seconda città di questa provincia e ha dimostrato di saper prescindere dalle correnti del partito.

È presto per pensare al bis da sindaco. Mentre invece torna di attualità la possibilità di una sua candidatura a presidente della Provincia.

Sicuro.

FLOP

ENRICO LETTA

Enrico Letta (Foto: Carlo Carino / Imagoeconomica)

Ha sottovalutato la situazione della candidatura a sindaco di Roma. Da un lato non ha fatto pesare il suo ruolo per uno scatto che doveva terminare con la discesa in campo di Nicola Zingaretti, l’unico che può davvero portare il Pd alla vittoria nella Capitale. Dall’altro sta provando a sganciare i Democrat dall’alleanza a tutti i costi con i Cinque Stelle.

Meglio cercare di ricostruire prima il centrosinistra. Ma appunto per questo si capisce davvero poco per quale motivo ha evidenziato un forte timore reverenziale nell’andare allo scontro con i pentastellati e con la sindaca Virginia Raggi.

Dopo un inizio scoppiettante anche lui, Enrico Letta da Parigi, sta facendo i conti con le paludi degli equilibri correntizi. Aveva una strada sola però: il gioco di sponda con il suoi predecessore Nicola Zingaretti. Adesso vede il campo d’azione molto ristretto. E pure l’insistere soltanto su alcuni temi per marcare la distanza dalla Lega di Matteo Salvini rischia di spingere il Pd in una sorta di riserva indiana. Perché se non ci si schioda da quel 20% in maniera netta, allora o si fanno alleanze vere con tutti oppure si prova a riscoprire lo spirito maggioritario dell’inizio. Quello di Walter Veltroni.

A Roma poi il Pd non può permettersi di perdere ancora. La candidatura di Roberto Gualtieri non ha sfondato. Fa in tempo a cambiare, ma occorrono umiltà, coraggio e velocità. Rischia di perdere l’attimo.

Titubante.

ROBERTA LOMBARDI

Ha straperso la sfida con Virginia Raggi. Non soltanto a Roma ma nell’intero mondo del Movimento Cinque Stelle. La sindaca ha riottenuto la candidatura e sicuramente arriverà al ballottaggio. Se dovesse vincere, allora sarebbe l’apoteosi.

Roberta Lombardi, dopo averla avversata per una vita (politica), si è allineata. Ma adesso il punto non è nemmeno più questo. Il punto è che dovrebbe vedersi l’impronta dei Cinque Stelle nella fisionomia della giunta regionale del Lazio. Invece  no.

Il presidente Nicola Zingaretti sta cercando di capire come evolverà la situazione nella Capitale e nel Lazio. Non è ancora convinto di dover abbandonare l’idea di non candidarsi a Roma. Ma in ogni caso Roberta Lombardi si troverebbe in difficoltà. Perché se Zingaretti alla fine dovesse con correre a Roma, la posizione dei Cinque Stelle alla Regione Lazio si indebolirebbe e non si potrebbe escludere un’uscita dalla giunta.

Se invece dovesse restare tutto come è adesso, il rischio è quello di una convivenza annoiata e senza squilli. Nei momenti decisivi le scelte vanno fatte. Sulla questione politica della Capitale la Lombardi non lo ha fatto.

Le parole che non ho detto.

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