Top e Flop, i protagonisti del giorno: domenica 24 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro, come stanno andando i Partiti verso le elezioni politiche in questa giornata di domenica 24 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro, come stanno andando i Partiti verso le elezioni politiche in questa giornata di domenica 24 luglio 2022

TOP

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Piaccia o no ha preso il suo Partito da un residuale 2% e lo ha portato ad essere quello con il maggiore gradimento degli elettori nei sondaggi. A prescindere dalle idee e dalle visioni interne ed estere, a Giorgia Meloni va riconosciuto il merito di avere saputo trasformare Fratelli d’Italia da una formazione post nostalgica ad un Partito di Destra. E c’è una bella differenza.

È proprio questo a preoccupare Silvio Berlusconi e Matteo Salvini: non temono di perdere le elezioni ma che a vincerle sia Giorgia Meloni. (Leggi qui: I candidati ed il problema della cornice).

Il rischio più grande per lei è che la stringano in un abbraccio mortale: perché sanno di non poter vincere senza la spinta assicurata dal vento che soffia da mesi nelle vele di Giorgia Meloni. Ma vogliono imbrigliarla per impedirle poi di dare le carte qualora la coalizione vincesse ed FdI risultasse la prima forza.

Le voci in favore di Antonio Tajani premier sono già il segnale d’allarme che non va sottovalutato.

Dagli amici mi guardi Dio…

ENRICO LETTA

Enrico Letta con Lucia Annunziata a Mezz’ora in Più

Con la caduta di Mario Draghi “credo che quello che si è compiuto sia stato un suicidio collettivo della politica italiana. E credo che le nostre istituzioni, la nostra politica esca molto ammaccata“. La separazione tra Pd e M5S “in queste elezioni è irreversibile, lo abbiamo detto, lo avevo detto prima. Avevo detto a Conte se prendete una decisione di questo tipo questa sarà la conseguenza. E siamo lineari con questa scelta“.

Il segretario del Pd Enrico Letta traccia la rotta dallo studio di Mezz’ora in più su Rai Tre. Mettendo subito in chiaro che non ci sarà alcuna campagna di odio verso Giuseppe Conte ed i 5 Stelle. “Io non farò un campagna astiosa o arrabbiata contro il M5s, con loro abbiamo fatto un percorso e lo rivendico. Non mi sono pentito, perché i 5 stelle di inizio legislatura hanno combinato quello che hanno combinato, poi c’è stata una evoluzione che ha consentito di fare il Governo che ha gestito la pandemia e il governo Draghi. Conte poi ha abbandonato quella evoluzione“.

Finalmente un po’ di chiarezza.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Se vuoi tirare giù un Governo del quale fai parte è sufficiente ritirare i ministri ed annunciare che non può più contare sulla tua fiducia. Se però non vuoi affondarlo ma solo dargli uno scossone e ti ritrovi invece in acqua e senza salvagente significa che hai sbagliato tutto: la visione, la strategia, la tattica.

Non c’è da stupirsi: è la logica conseguenza dell’affidare il timone di un bolide politico ad uno che della politica non ha nemmeno la patente nautica. Come nel caso di Giuseppe Conte.

Che una volta sceso dallo yacht appena portata a schiantarsi a tutta velocità contro la banchina, dice che la colpa è della banchina. A La Stampa in queste ore ha detto “Il primo colpo di questa crisi l’ha sparato chi ha inserito nel decreto sugli aiuti una norma sull’inceneritore di Roma sapendo perfettamente di mettere due dita negli occhi al Movimento e di attaccare le nostre battaglie decennali per l’ambiente, la transizione energetica e l’economia circolare“. Quindi abbiamo affondato il governo per un termovalorizzatore: meglio dirlo a bassa voce che altrimenti all’estero tornano a ridere come fecero Merkel e Sarkozy.

L’equipaggio finito in ammollo cerca di aggrapparsi al relitto invocando il terzo mandato. E nonostante l’armatore Beppe Grillo abbia detto che non se ne parla, Giuseppe Conte dice “c’è la disponibilità di tutti di fare la cosa più giusta per il Movimento“. Il solito cerchiobottismo, mai una decisione chiara. Il limite dei due mandati è l’ultimo dei tratti genetici rimasti ad un M5S ormai lontano ricordo di quello dei Vaffa Day.

Questa non è politica ma solo disperata ricerca del consenso: sono due cose diverse. Ma nonostante i rottami, Giuseppe Conte non lo ha compreso. È per questo che Grillo lo sostituirà con Raggi e Di Battista, che almeno una visione la hanno: fatta di No a tutto ma almeno è una visione chiara.

Giubilando inconsapevole.

RICCARDO NENCINI

Riccardo Nencini (Foto: Paolo Gargini / Imagoeconomica)

Un delitto andare in ordine in sparso. Se prevalgono i personalismi, tu sì tu no, non c’è proprio partita“: non ha dubbi il Psi Riccardo Nencini, leader nazionale dei socialisti.

Sollecita un’alleanza che definisce repubblicana ed europeista, con il compito di completare l’agenda Draghi. Evidenzia che “c’è una sola alternativa alla strada maestra: allargare il campo dei responsabili. Se il centrosinistra è coeso, da Speranza, ai verdi, ai socialisti a Renzi e a Calenda passando per il Pd, il Partito più forte della coalizione, in quei collegi puoi vincere. Se vai diviso, il duo Meloni-Salvini trionfa”.

Due soli interrogativi. Ma Riccardo Nencini è il leader dello stesso Partito Socialista che a Frosinone non ha voluto comporre il Campo progressista contro il candidato sindaco del centrodestra, contribuendo alla sua vittoria? I concetti che oggi Nencini ha espresso non sono gli stessi che per mesi hanno sostenuto, a parti invertite, i Dem Francesco De Angelis e Luca Fantini per convincere i Socialisti a non andare “in ordine sparso“?

Frosinone fa parte dell’Italia. E l’avversione verso i personalismi va fatta sempre, non soltanto quando più conviene. Verrebbe da rispondere “Dove hai passato l’estate vai a trascorrere anche l’autunno”. Enrico Letta per sua fortuna ha una visione più ampia ed oggi a “Mezz’ora in più” su Rai Tre ha confermato di avere già coinvolto Speranza, Demos, Psi in un ragionamento sulla lista dei Democratici e Progressisti.

Socialista a corrente alternata.

ANTONIO TAJANI

Tajani e Berlusconi

Io possibile candidato premier del centrodestra? Non so nulla se non che sono sempre stato e sarò pronto a dare il mio contributo per far vincere il centrodestra. E soprattutto per presentare un programma, una squadra, una coalizione autorevole e seria per affrontare il momento duro che si presenta. Perché il problema è risollevare l’Italia, non cercare candidati premier“. Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, lo ha detto al ‘Corriere della Sera‘. 

Come diceva Leo Longanesi ‘certe cose non basta rifiutarle, bisogna non meritarle’. È chiaro che l’indicazione di Antonio Tajani come possibile premier in caso di vittoria del centrodestra sia un’azione di disturbo. Con la quale delegittimare in partenza Giorgia Meloni. Confermando che l’incubo di Salvini e Berlusconi in questo momento non è il risultato alle prossime elezioni bensì il risultato che farà Giorgia Meloni con i suoi Fratelli d’Italia.

Se il centrodestra punta davvero all’unità ed a rispettare il risultato finale, non basta dire “Non so nulla”. Può essere più efficace e costruttivo un “Non ci penso proprio, tocca a chi prende un voto in più”.

Invece Antonio Tajani dice “Io non ho ambizioni di premierato, non sono candidato, sono a disposizione di Berlusconi e della coalizione per quello che tutti insieme vorremo fare. Sono sempre stato un soldato e non ambisco a nulla se non a essere utile al Paese e al centrodestra“.

Allora ci sta pensando.

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