Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 12 gennaio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 12 gennaio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 12 gennaio 2023.

TOP

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Non sarebbe un errore sostenere che con Elly Schlein è l’intero sistema politico italiano ad aspettarsi un salto di qualità. Magari ci sono ambiti, come una parte del PD ed una certa sinistra dormiente e trasversale, che quel salto di qualità lo auspicano più smaccatamente ma il dato pare universale.

Ed è quello per cui senza necessariamente fare le pulci a gestioni passate e ricette differenti sulle rotte del Nazareno molti vedono nella Schlein una possibile occasione che la politica italiana ha di mettersi in scia con un nuovo piglio nel condurre le cose.

E questo senso di “purezza sportiva” traspare anche è soprattutto con le parole pronunciate in queste ore dalla candidata alla segreteria che si è definita “agli antipodi della Meloni“.

La Schlein taglia come un rasoio quando dice la sua ma non lo fa mai con assalti alla giugulare da tergo: “Con Bonaccini abbiamo un ottimo rapporto, di stima reciproca e abbiamo lavorato bene assieme“. Si compete insomma, ma non ci si sgambetta: “Le nostre distanze emergeranno da questo bellissimo percorso congressuale ma gli voglio fare un in bocca al lupo“.

Il presupposto è di quelli per cui “prima dobbiamo ricostruire l’identità politica del Partito e poi parleremo di alleanze. Ho sempre lavorato per costruire le alleanze sul territorio ed ovviamente quando parleremo di lavoro ci saranno molti punti di contatto con il Movimento 5 Stelle“.

Ecco perché la Schlein gioca in purezza, perché mette il “chi” prima del “con chi e dà l’impressione nettissima di volerlo fare davvero oltre che proclamare. Il tutto in perfetta aderenza con l’utilitarismo spiccio del suo antagonista ma con differenze nette in ordine all’identità primeva del soggetto.

Le percentuali darebbero Schlein in minoranza rispetto a Bonaccini, ma posto che tali siano e tali restino c’è da giurare che sarà una minoranza a prescindere dalla quale assomiglierà molto ad un suicidio politico.

Pasionaria che passione.

LUCA DI STEFANO

Luca Di Stefano (Foto © AG IchnusaPapers)

La fortuna aiuta gli audaci. Ed anche i giovani presidenti di Provincia. Al primo ostacolo concreto, il neo Presidente della Provincia di Frosinone Luca Di Stefano non si è fermato ma ha compiuto un balzo portandosi appresso quasi l’intera assemblea dei sindaci.

In discussione c’era il rinnovo delle tariffe dell’acqua. Da fare subito: perché i termini erano già trascorsi ed alla Provincia era stata inviata una diffida, in base alla quale o sistemava la questione entro il 20 gennaio o sarebbe passato il maxi aumento chiesto dal gestore AceaAto5 all’autorità di controllo Area.

Le altre assemblee erano sempre andate deserte perché mancava un reale accordo tra i sindaci. Come ha fatto allora il presidente più giovane d’Italia, sindaco da appena un anno, a convincere i suoi colleghi quasi tutti con i capelli bianchi ed anni di attività alle spalle?

Parlando da sindaco tra i sindaci. Spiegando che le loro lamentele sono anche le sue e che insieme dovranno cambiare le cose, imponendo una rotta diversa alla Segreteria Tecnica e reclamando un rapporto franco e leale con il gestore. Senza fronzoli, senza retorica, senza steccati politici. Ed in 47 su 50 hanno detto si. Approvando la tariffa da controproporre ad Arera, sventando il maxi aumento chiesto da Acea.

Sindaco tra i sindaci.

FLOP

ANDREA DE PRIAMO

Andrea De Priamo

Il 2023 ha fatto irruzione nelle nostre vite senza i cascami narcotici delle feste che ci hanno tarantolato la glicemia. Da domani sarà vita vera per tutti. Per moltissimi vita dura, ove mai ve ne fosse una soft. Il senso è che sono di ritorno i temi chiave della società, della politica e soprattutto dell’economia e della salute. A contare crisi energetica e new covid.

Proprio in quest’ottica diciamo che forse della mistica della progenie italica ne potevamo fare magari a meno. Quale mistica? Quella che il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo ha riesumato proponendo una giornata da dedicare ai “Figli d’Italia”. Un po’ come quelle dedicate a mamme, papà, nonni, cani di casa e cugini esperti di marmitte a spillo con quel tocco di omologazione linguistica che richiama il nome del suo Partito.

Ha detto il nostro: “Per noi la famiglia è centrale. Per questo abbiamo pensato a un riconoscimento per i figli, con interventi che vanno dalle borse di studio all’introduzione di un premio nazionale. Un premio da assegnare a chi si sia reso protagonista di azioni meritorie, iniziative creative“.

Insomma, De Priamo vorrebbe un’altra casella nel calendario ma vorrebbe anche che quella casella fosse “scintilla” per rivitalizzare la natalità in un paese che fa pochi figli e che quei pochi che fa li sperde all’estero in cerca di patrie più convenienti. L’idea a suo modo non è malvagia e non necessariamente deve appollaiarsi sull’onda di un revanscismo che vide già altri, di capoccione dotato, esortare gli italiani a figliare come criceti per dare nerbo alla Patria, ma ha un difetto.

Ed è il difetto delle cose di forma calate nel momento esatto in cui la storia è a traino della sostanza. Fra i tanti e tali problemi che ci aspettano nel 2023 l’idea tutta manierista di dedicare una proposta di Ddl alla giornata dei figli d’Italia stona come una suonata di cembalo in un capannone di rivettatori di Fincantieri: entrambi hanno un ruolo ma forse dal secondo dipendono più cose e metterle assieme sa di “brioche al popolo”.

Magari il senatore De Priamo potrebbe partire da una diversa visione della sua lodevole iniziativa e prima di mettere i figli in pompa magna di ricorrenza iniziare a lavorare per un 2023 che non veda più figli e figliastri. Ecco, quel Ddl lo firmeremmo pure noi.

Bravo ma sconnesso.

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

La luna di miele rischia di finire presto. Tra un paio di settimane i benzinai faranno la serrata dei loro impianti, in autostrada e fuori. È il primo sciopero che la premier si trova a dover fronteggiare. Colpa della fine degli sconti sulle accise e delle accuse di speculazione cadute sui gestori. Che non ci stanno a passare per sciacalli o avvoltoi.

La protesta è stata proclamata per “porre fine a questa ‘ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità”. Manifesteranno davanti a Montecitorio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni della premier: ha rivendicato il merito della decisione, indicato dove sono stati destinati i soldi recuperati mantenendo le accise, ha escluso di aver promesso un nuovo taglio del prelievo fiscale. A onor del vero c’è nel suo programma.

La realtà dei fatti è che si possono fare scelte politiche quando ci sono i soldi. Ma in una realtà come quella italiana i margini di scelta sono ridotti all’osso. Molte delle promesse lanciate in campagna elettorale sono solo solenni balle che non hanno alcuna possibilità di essere mantenute. E tanto vale per Fratelli d’Italia quanto per il Pd, per la Lega quanto per il Movimento 5 Stelle e via promettendo.

Il problema è che a quelle balle gli italiani ci credono. E poi quando si rendono conto che non avranno alcuna Eurodisney sotto casa giungono alla stessa conclusione: “Sono tutti uguali”.

La realtà è differente. Ma occorre il coraggio di dirlo. Già dalla campagna elettorale.

Ultime settimane di vacanza.