Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 23 settembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 23 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 23 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO BORGOMEO

Francesco Borgomeo

Cento milioni. E sto. Con o senza Stellantis. Che fosse un fuoriclasse in anticipo sui tempi lo hanno capito tutti da tempo, ma ieri Francesco Borgomeo, presidente della Territoriale di Cassino-Formia di Unindustria, ha davvero  piazzato un colpo enorme. (Leggi qui La sfida degli industriali: 100 milioni sull’area Stellantis).

In Sede di Consulta degli amministratori del cassinate, riuniti per cercare di abbozzare una strategia relativamente a quelle che saranno le scelte di Stellantis e dell’indotto (presenti anche parlamentari e consiglieri regionali), ha lanciato una proposta sulla base dei numeri contenuti nel piano sviluppato da Unindustria sulla base dei numeri chiesti ad Anfia, l’associazione nazionale della filiera automobilistica. Spiegando che gli imprenditori della provincia di Frosinone sono pronti a mettere in campo 100 milioni di euro e soprattutto un progetto che rivoluzionerà il comparto industriale cassinate, un progetto che prevede sistemi per la produzione di energia elettrica a basso costo, generazione di nuove materie prime, sviluppo di materiali green più economici e leggeri a partire dalla canapa prodotta nella Green valley.

E poi il capolavoro: “Bisogna fare in modo che Stellantis abbia la convenienza a restare. E se poi ha deciso per scelta politica che non deve restare ma andare in Francia, state tranquilli che con quelle trasformazioni ci sarà subito un altro pronto a venire”. Insomma, non a dispetto dei santi. Perché è il progetto il valore aggiunto.

Numero primo.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi all’assemblea di Confindustria

In sostanza Confindustria lo ha letteralmente imbullonato a Palazzo Chigi. Altro che Quirinale. Dall’intervento del presidente Carlo Bonomi agli applausi e a tutto il resto, l’assemblea degli industriali ha tributato un omaggio mai visto prima nei confronti di un presidente del consiglio.

D’altronde Mario Draghi non sta sbagliando un colpo. E ieri è riuscito anche ad approvare un atto con il quale si neutralizza la stangata prevista per l’aumento dell’energia. Draghi ha spiegato anche che l’obiettivo è quello di mantenere la crescita al 6%. E che non si aumenteranno le tasse, perché questo è un momento nel quale i soldi si danno e non si prendono. Ovazione.

In più il premier sul piano politico sta dimostrando quotidianamente che non cede a nessun tipo di populismo. Né sul Green Pass né su altro. L’Italia è cambiata con il suo arrivo a Palazzo Chigi. E’ cambiata nella percezione internazionale e soprattutto nella politica economica.

Genio della politica e non solo della finanza.

FLOP

GIORGIA MELONI

Quali sono gli elementi che determineranno la vittoria politica di Giorgia Meloni alle prossime comunali del 3 e 4 ottobre? Prendere più voti della Lega? Oppure guidare un centrodestra vincente alle amministrative? Fra le due opzioni c’è un universo in mezzo.

Fratelli d’Italia si è collocata all’opposizione (morbidissima) al Governo Draghi soltanto per diventare un aggregatore di voti dei tanti scontenti che ci sono in Italia. Scavalcando la Lega a destra. E questo obiettivo è stato ampiamente centrato, al punto che Matteo Salvini sta annaspando paurosamente e rischia di prendere la leadership del Carroccio.

Ma se poi a Milano, Napoli e Bologna vince il centrosinistra, che magari centra il successo al ballottaggio anche a Roma e Torino, allora davvero si può parlare di vittoria per chi, come la Meloni, dal 4 ottobre, sarà la leader del centrodestra. Perché poi alla fine una Lega indebolita e magari spaccata e una Forza Italia marginale e residuale non avrebbero la forza per rappresentare degli alleati sui quali contare.

Giorgia Meloni anche alle amministrative ha puntato tutto sulle liste di Fratelli d’Italia per arrivare prima nel centrodestra. Ma da  quando sarà il capo politico della coalizione la musica cambierà. E allora bisognerà aggregare e mediare. Sempe ammesso che davvero Fratelli d’Italia superi mediamente e stabilmente il 20%.

Orizzonte limitato al proprio orticello.

FEDEZ-CONTE

Ormai Fedez interviene su tutto. Ed è giusto così perché in Italia la libertà di espressione è sacra. Ma lui interviene con paternali e piglio da Savonarola.

Ha spiegato che se nei comizi in piazza c’è il pienone, allora si deve consentire la presenza al 100% anche agli spettacoli, negli stadi e nei concerti. Il ragionamento ci sta, se non fosse che ad una partita di calcio o ad un concerto da stadio magari le persone che partecipano sono molte di più rispetto ad un comizio di questi tempi.

Ma la domanda resta sempre la stessa: quando Fedez è diventato un politico? Perché questo pensa di essere. Ma la cosa più assurda è che il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte (protagonista di un comizio affollato) ha detto che Fedez ha ragione. Non solo: ha proposto di incontrarlo per vedere insieme il da farsi. Insomma, ha rincorso Fedez sul terreno del populismo e  della demagogia. Dimostrando di non avere il fisico per fare davvero il capo politico di una forza di governo.

Soltanto effetti speciali, soltanto frasi ad effetto pronunciate ad uso e consumo dei social. Campo dove Fedez regna sovrano. Fedez chiama, Conte risponde. Grande Fratello Vip.