Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 26 maggio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende giovedì 26 maggio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende giovedì 26 maggio 2022.

MATTEO ZUPPI

L’arcivescovo Paglia ed il cardinale Matteo Zuppi (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Quando l’ala prog della Chiesa arriva dove la Chiesa prende molte sue decisioni allora le speranze che la Chiesa cambi perdono un po’ della loro indole di innocuo gargarismo. Con Matteo Zuppi, cardinale che per 5 anni guiderà la CEI, è andata un po’ così. Vicinissimo alla Comunità di Sant’Egidio e di origini verolane, il cardinal Zuppi è di fatto il secondo braccio della tenaglia benevola con cui Papa Bergoglio sta provando a fare una cosa al limite dell’impossibile.

Cosa? Mettere la Chiesa in asse con la storia invece di mettere la storia a giogaia della Chiesa. E dopo due presidenti CEI decisamente destrorsi di indole e conservatori di corrente la scelta di Zuppi potrebbe essere il knock out definitivo ad una concezione temporale che sulle grandi questioni di principio non molla la sua polvere.

A Zuppi toccherà l’immane e catartico compito di istruire il filone italiano sui casi di pedofilia nella Chiesa dopo quelli europei ed americani. E probabilmente, come vescovo degli ultimi, lui è la miglior cosa che potesse capitare a quanti aspettano di sanare questo grande sconcio. La migliore o la meno peggiore.

Grandi speranze.

ROBERTA LOMBARDI

Roberta Lombardi

La politica è un’arte complessa. Fatta di aperture e passi indietro, non detti e frasi nascoste tra le righe. Non quella di Roberta Lombardi, l’assessore regionale alla Transizione Ecologica del Lazio destinata a passare alla storia per essere il mastino del M5S che ha azzannato i polpacci del Segretario Pd Pier Luigi Bersani nella prima ed unica diretta streaming del MoVimento che viaggiava con l’apriscatole in tasca. La politica di Roberta Lombardi è diretta e schietta: il che la rende dannatamente pericolosa. Perché?

Non puoi perdere tempo con i trucchetti della politica, con lei non puoi apparecchiare per il gioco delle tre carte: se tradisci la fiducia sei un politico finito. Dicono che solo Nicola Zingaretti potesse sedersi al tavolo senza rischiare di finire come Bersani con i polpacci martoriati dalle zanne dell’interlocutrice.

Il centrosinistra italiano non lo sa ma deve moltissimo a quel tavolo ed a quella sintonia: nel Lazio è nato un modello politico unico in Italia, con un’alleanza vasta e solida. Che Zingaretti e Lombardi hanno riaffermato oggi: lui dichiarando che la politica deve tornare ad essere centrale nel disegnare l’alleanza, lei dichiarando che sarà al tavolo della coalizione. Hanno dimostrato che un patto basato sui progetti e non sui numeri è la base per una vera coesione. E può essere il modello sul quale incanalare il dibattito nazionale. (Leggi qui: Zingaretti e Lombardi sulla via per l’alleanza bis).

Ciao nemico

FLOP

DINO GIARRUSSO

Dino Giarrusso

Non sputare per aria che poi ricade a terra. E potrebbe finirti addosso. Una saggezza contadina che è ignota a Dino Giarrusso, fustigatore televisivo in divisa da Iena televisiva a tempo determinato, deputato europeo a tempo determinato, strenuo Savonarola del puro pensiero grillino.

L’eurodeputato ha annunciato in diretta negli studi di Coffee Break su La7 le sue dimissioni dal Movimento 5 Stelle. Non condivide la linea di Governo: si sente meglio tra quelli che dicono No. Ci sta. È legittimo oltre che previsto dalla Costituzione: se un rappresentante del Popolo non sta bene in uno schieramento ha il dovere di spostarsi dove meglio ritiene. La nostra Carta fondamentale, proprio per questo non prevede vincoli di mandato. C’è un ma.

Ma Giarusso è l’unico che non può farlo. Perché è stato lui il più severo fustigatore di tutti quelli che finora se ne sono andati dal M5S. Li ha apostrofati con i nomi di voltagabbana, traditori, figli di Scilipoti, opportunisti. Citazioni recenti: “Mollano tutto ma non la poltrona”; oppure “Mai che rispettassero la regola per cui chi va via deve lasciare la poltrona e dimettersi da parlamentare”.

È quello che ora ha fatto lui. ma siccome al peggio non c’è mai fine: Giarrusso darà vita ad un Gruppo con quelli che aveva insultato.

Scansati Guarru’ che ti finisce addosso.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Rischia di finire nella gabbia che lui stesso ha preparato. Il leader della Lega Matteo Salvini ha voluto con forza i referendum per la riforma della Giustizia, sottraendo il tema al dibattito parlamentare ed alla mediazione della politica. Ma ora i sondaggi dicono che quei referendum rischiano di rovinargli addosso.

Ipsos registra che meno di un italiano su tre intende andare ai seggi. Perché il tema è troppo tecnico, non hanno chiaro cosa stanno andando a votare e quali sarebbero poi i cambiamenti in concreto quando andranno a chiedere Giustizia. Ma c’è di più: il sondaggio ipsos dice che quel 28% di italiani che andrà alle urne (quindi niente quorum, un’altra perdita di tempo e di denaro) non voterà Si a tutti e 5 i quesiti ma solo a 3 di loro. La linea Salvini non è questa.

Quel sondaggio rischia di diventare una resa dei conti interna. Tra una Lega che è stufa di un Segretario eccezionale quando si sta all’opposizione ma assolutamente inadatto quando si sta al Governo. Una Caporetto sui referendum rischia di costare carissima ad un Matteo Salvini che sta sempre più asserragliato sul carroccio e per il quale ogni scusa è buona per rinviare il Congresso.

L’altro Matteo ci rimase sotto ai referendum