Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 3 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo giovedì 3 febbraio 2022

TOP

MAURO BUSCHINI

L’abbraccio tra Buschini e Zingaretti

Non soltanto si è saputo rialzare, ma ha ottenuto un incarico squisitamente politico: coordinatore dei capigruppo dell’ampia maggioranza di centrosinistra che appoggia Nicola Zingaretti. Una maggioranza che va da Italia Viva fino ai Cinque Stelle. (Leggi qui Il ritorno di Buschini: coordinatore dei Capigruppo).

Meno di un anno fa Buschini effettuò un passo indietro dopo che sui media era partita la caccia all’uomo per la vicenda del concorso di Allumiere (sul quale l’apposita Commissione istituita in regione ha confermato la correttezza delle procedure adottate dall’ente Regione). Lo fece per togliere dall’imbarazzo tutte le istituzioni regionali, in primis il Consiglio e Zingaretti.

Si è rimesso in moto piano piano, non ha chiesto corsie privilegiate, ha ricucito i rapporti che gli avevano consentito di far volare l’anatra zoppa con il Patto d’aula. All’interno del Partito Democratico ha osservato un silenzio più che religioso. Alla fine è rientrato dal portone principale, rimettendosi in pole position per la conferma della candidatura alle regionali.

All’inferno e ritorno.

ALESSANDRO CARDINALI

Alessandro Cardinali (Foto © IchnusaPapers)

Ha varcato il Rubicone e intende raggiungere Roma. Tradotto dalla metafora, significa che Alessandro Cardinali alle prossime elezioni Regionali voterà un candidato di centrosinistra. «Non so ancora quale ma mi sembra la scelta più coerente con il mio nuovo percorso politico»: lo ha dichiarato nella puntata di Faccia a faccia in onda questa sera alle 22.30 su teleuniverso.

Cardinali era stato messo fuori dal governo di centrodestra che guida Anagni. Si è rifatto con gli interessi ed ha ottenuto la carica più importante e prestigiosa dopo quella di Antonio Pompeo: vicepresidente della Provincia, con delega all’ambiente. Alessandro Cardinali, eletto nel Polo Civico ma una vita all’interno di An e Fratelli d’Italia, è uno che guarda alla sostanza delle cose.

Non si lascia andare a facili entusiasmi. L’elezione come consigliere provinciale è il punto di partenza di un percorso che sicuramente lo porterà a prendersi le sue rivincite al Comune di Anagni. Non solo però. Perché questa potrebbe essere la consiliatura provinciale della svolta, specialmente se davvero (come sempre) la proposta di legge di riportare le Province a prima della Delrio verrà approvata.

Da vicepresidente e come responsabile dell’ambiente Alessandro Cardinali dirà la sua anche per quanto rigurda un tema fondamentale come quello della gestione dei rifiuti.

Potente.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica)

Ha iniziato, con più di un anno di anticipo, la campagna elettorale. La Lega non ha votato in consiglio dei ministri le nuove disposizioni sul Covid. In particolare quelle sulla Dad, perché – ha spiegato – non vuole determinare diversità di trattamento tra i bambini vaccinati e quelli non vaccinati.

Domanda: perché allora la stragrande maggioranza degli italiani si è vaccinata e ha fatto vaccinare i propri figli? In realtà Matteo Salvini vuole portare il Carroccio fuori dal Governo perché la forbice che lo separa da Giorgia Meloni  è sempre più ampia.

Inoltre, come confermato dalla questione dell’elezione del presidente della Repubblica, la Lega non riesce a portare a casa un risultato che sia uno. Però in questo modo rafforza l’impressione che al Governo il partito di Salvini si logora. Il Capitano prosegue a corrente alternata: un giorno al Governo, l’altro all’opposizione.

La sbandata.

BEPPE GRILLO

Il frame dal film del 1982

Se quello dell’Elevato fosse un palcoscenico teatrale o televisivo, allora gli andrebbe riconosciuto l’Oscar alla carriera. Invece il terreno è politico e allora il suo appello lascia il tempo che trova. (leggi qui Conte, Di Maio, Lombardi: sfida all’Ok Corral nei 5 Stelle).

Perché proprio il suo modo di condurre il Movimento dopo la vittoria del 2018 (sfiorato il 33%) si è rivelato politicamente fallimentare.

Adesso la situazione è irrecuperabile. Giuseppe Conte non c’entra nulla con i Cinque Stelle e colleziona sconfitte su sconfitte come capo politico. Inoltre è riuscito nell’impresa titanica di portare il Pd a dubitare dell’alleanza con i pentastellati. Luigi Di Maio sta pensando addirittura alla scissione perché il Movimento, che pure esprime ministri e sottosegretari, non riesce proprio a fare il salto di qualità lasciandosi alle spalle il populismo del Vaffa. Beppe Grillo avrebbe dovuto portare tutti su una posizione condivisa e matura. Invece è rimasto costantemente sospeso tra le origini e il futuro.

Sul ponte sventola bandiera bianca.