Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 30 settembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 30 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 30 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ANTONIO POMPEO

Antonio Pompeo

Ha rilanciato la Provincia come Casa dei Comuni, rivolgendosi a tutti i candidati a sindaco e a consigliere nei 24 paesi che vanno alle urne il 3 e 4 ottobre. Lo ha fatto super partes. Ma Antonio Pompeo è anche un leader del Pd, referente di Base Riformista.

Si potrà dire: ma come presidente della Provincia è chiaro che deve rivolgersi a tutti. Però da qualche mese ha cambiato prospettiva, innanzitutto con l’associazione Volume, nella quale sono arrivati pure esponenti che non hanno a che fare con i Democrat.

In realtà la strategia è chiara: cercare di allargare la sua potenziale base elettorale ad amministratori non del Pd. Perché nel Partito l’area Pensare Democratico di Francesco De Angelis è maggioritaria. Il che vuol dire che Pompeo sta preparando le future sfide. Punta ad una candidatura alle Regionali, dove dovrà vedersela con Sara Battisti e Mauro Buschini. O comunque con uno dei due. E allora ha deciso di organizzarsi con largo anticipo.

A tutto campo.

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Un concorso per assumere 20 medici da destinare al Pronto Soccorso. In provincia di Frosinone una novità del genere non si era mai vista.

La pandemia ha fatto capire benissimo quali sono le criticità della Sanità ad ogni livello. Nella fase dell’impatto iniziale abbiamo visto le scene dei pronto Soccorso “assediati”, dei medici e degli infermieri sulla linea del fronte senza alcuna protezione. Poi la situazione è cambiata e sono state prese le misure, anche in provincia di Frosinone.

La gestione del Covid da parte della direzione generale della Asl è stata costantemente all’altezza della situazione. La D’Alessandro però ha pensato anche alla riorganizzazione post Covid. E sta dimostrando di avere un peso “politico” non indifferente. Proprio nella vicenda dei concorsi e dei posti a disposizione.

Autorevole.

FLOP

SALVINI-MELONI

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La leader di Fratelli d’Italia è arrivata in ritardo alla manifestazione a Milano a sostegno del candidato sindaco Luca Bernardo. Il leader della Lega Matteo Salvini non l’ha aspettata ed è andato via anticipatamente. L’ennesimo incidente diplomatico tra i due, proprio a Milano. Con Ignazio La Russa “eroico” nel cercare di dare una spiegazione normale.

Una spiegazione normale non esiste. Tra Lega e Fratelli d’Italia il nervosismo è alle stelle e tutto il centrodestra in questa campagna elettorale è andato in tilt per le candidature a sindaco. A dimostrazione che esiste nella coalizione un problema enorme di classe dirigente. Peraltro il tutto nel giorno in cui Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia e anche del centrodestra, ha pronunciato un sostanziale “non sia mai” sull’eventualità che Meloni o Salvini possano guidare la coalizione.

Ma i due big non stanno facendo molto per smentire Berlusconi negli ultimi tempi.

Nervi a fior di pelle.

ENRICO LETTA

Enrico Letta (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Diecimila chilometri percorsi e sei chili persi. Questi i grandi numeri della campagna elettorale del segretario del Pd, impegnato nelle suppletive di Siena per diventare deputato. Ma ad Enrico Letta sta sfuggendo il cannibalismo delle correnti dei Democrat.

Un anno fa l’allora segretario Nicola Zingaretti trionfava alle regionali: Campania, Puglia, Toscana e, prima ancora, Emilia Romagna. Zingaretti fermò l’avanzata della destra a trazione leghista da solo. Senza il sostegno dei Cinque Stelle, che spesso presentarono candidati alternativi. Ma tutto questo non bastò a fermare il cannibalismo delle correnti e infatti pochi mesi dopo si dimise.

Enrico Letta sta ragionando sul fatto che il Pd può vincere a Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna. Ma tutto questo non basterebbe se poi non si riuscisse a gestire le eventuali vittorie. Perché le correnti sono ancora tutte lì e i gruppi parlamentari del partito fanno riferimento al 2018, quando fu Matteo Renzi a indicarli. Da allora è passato tanto tempo, ma quella situazione non è cambiata. Forse è arrivato il momento che Enrico Letta decida di provare a mettere in campo il suo modello di partito. Altrimenti non basteranno neppure i trionfi.

Il tempo è scaduto.