Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 7 ottobre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 7 ottobre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 7 ottobre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore.

TOP

SARA BATTISTI

Sara Battisti

Ancora una volta è stata lei a dare la scossa al Pd provinciale. Ancora una volta è toccato a lei cercare di far capire, a muso duro, che non si può buttare il bambino con l’acqua sporca. L’analisi del voto in provincia di Frosinone va fatta tenendo presenti tutti i Comuni nei quali si è andati al rinnovo per sindaco e consiglieri. (Leggi qui «Caro Pd è questo il momento dell’unità»).

Certamente la debacle di Alatri sarà durissima da metabolizzare, ma anche in questo caso bisogna pure tenere presenti i “cicli”, che in politica ogni tanto finiscono.

Ma il punto non è solo questo. Il Pd provinciale è in una fase nella quale sarebbe importante procedere davvero unitariamente, ma questo non succede. E allora c’è bisogno perlomeno di chi tenga il partito in una tensione positiva. Evitando catastrofismi e rese dei conti che nulla portano. Sara Battisti ormai da due anni sta studiando da leader per il prossimo futuro.

Autorevole.

CARLO CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Azione primo Partito alle comunali di Roma, lui terzo davanti alla sindaca uscente Virginia Raggi. Ma Carlo Calenda la mossa giusta l’ha fatta dopo, quando ha detto di essere pronto a votare per Gualtieri a patto che quest’ultimo non nominasse esponenti dei Cinque Stelle in giunta. E Gualtieri ha risposto sì.

In questo modo Calenda ha messo all’angolo Giuseppe Conte, che infatti ha risposto in maniera politicamente scomposta. Perché certo Conte tutto può fare meno che allearsi con il centrodestra.

Per come si sta muovendo, Calenda si sta avvicinando all’obiettivo di poter essere nel prossimo futuro un alleato indispensabile per il Pd. Inoltre il suo partito incassa i complimenti di importanti settori economici ed industriali del Paese. Ha sorpassato Matteo Renzi anche sotto questo punto di vista.

Lucido.

ENRICO COPPOTELLI

Enrico Coppotelli. Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica

«La Formazione sarà il vero Articolo 18 dei prossimi anni»: lucido e concreto, soprattutto con una capacità di visione tale da essere davanti ai tempi. È la caratteristica di Enrico Coppotelli, entrato come semplice collaboratore volontario nel sindacato ed ora Segretario generale della Cisl del Lazio.

È stato il primo a dire che il sindacato doveva uscire dalle sue sedi per andare sui posti di lavoro a svolgere i servizi, lavorando in maniera smart ed utilizzando la potenza dei tablet: era ancora Segretario generale a Frosinone. Il primo anche a dire che il contratto del comparto Sanità era strategico: la pandemia sarebbe arrivata subito dopo. Ora individua un altra direzione strategica: la Formazione.

«Ci stiamo avvicinando verso una fase profonda di transizione, il Covid ha accelerato molti di questi processi e ha permesso di sperimentare novità, come lo smartworking, che prima erano solo sulla carta. Un acceleratore che porta però anche a interrogarsi su quello che può e deve essere il ruolo dei sindacati». Insomma, cambia il lavoro, devono cambiare i lavoratori e anche chi li tutela.

«Noi abbiamo sempre difeso il lavoro nel tempo e nello spazio, ora ci troviamo a dover ampliare la nostra visione e rappresentanza»: un cambio epocale, che riguarderà tutti e se non cambierà pure il sindacato resterà indietro.

Il segretario generale della Cisl del Lazio, Enrico Coppotelli lo ha detto nelle ore scorse intervenendo alla V edizione di Ecoslab, laboratorio per lo sviluppo economico e sociale del Lazio, nella Sala del Tempio di Adriano a Roma. Con questa transizione, ha sottolineato Coppotelli, “tante professioni verranno superate a causa del disallineamento con le richieste del mercato, e questo andrà affrontato tramite un cambiamento culturale verso un mercato del lavoro più dinamico e con conoscenze e competenze in aggiornamento continuo. Il vero articolo 18 dei prossimi anni sarà la formazione».

Il domani è oggi.

FLOP

LUCA ZAIA

LUCA ZAIA. FOTO © CANIO ROMANIELLO / IMAGOECONOMICA

Ha usato il plurale. Dicendo che “siamo di lotta e di governo”, che la Lega è così. Il Governatore del Veneto Luca Zaia ha rotto il silenzio spiegando che ci sono Partiti che riescono ad interpretare al meglio entrambi i ruoli. Ma è chiaro che il riferimento era a Matteo Salvini, il Capitano.

Non è la prima volta che quando il gioco si fa duro, Zaia lascia  che a giocare siano altri. Nel caso specifico Giancarlo Giorgetti e Massimiliano Fedriga.

In realtà l’atteggiamento del Carroccio è ondivago, Salvini oscilla tra Draghi e la Meloni, tra la voglia di tornare alla stagione dei selfie e la volontà di accreditarsi come Partito di governo. In realtà dimostra di non riuscire a gestire una fase nella quale l’unico risultato vero che emerge è quello dell’arretramento del partito. Luca Zaia ancora una volta non intende mettersi in gioco come leader.

Braccino sistematico.

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo e Vito Crimi (Foto: Daniele Stefanini / Imagoeconomica)

Un silenzio assordante risuona nell’universo dei Cinque Stelle. E’ quello del fondatore Beppe Grillo. Il Movimento non esiste praticamente più, è evaporato nella tornata elettorale dedicata alle comunali. Percentuali da prefisso telefonico (tranne Roma), peso specifico pari allo zero, necessità di sostenere i candidati del Pd se si vuole sopravvivere.

Ma è evidente che poi c’è il risultato di Roma. Virginia Raggi, sindaca in carica, è arrivata quarta. Quarta. Fuori dal ballottaggio. Dopo che da mesi e mesi le uniche immagini che si vedono di Roma, in mondovisione, sono quelle dei rifiuti accatastati per strada e dei cinghiali in gita turistica nella città eterna.

In tutto questo Beppe Grillo ha detto solo che l’ex sindaca continuerà ad avere un ruolo nel Movimento. Il che c’entra poco con la Caporetto politica del Movimento.

Fuga dalla sconfitta.