Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 8 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 8 settembre 2022.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 8 settembre 2022.

TOP

GIOVANNI BATTISTA ZORZOLI

Giovanni Battista Zorzoli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Una volta un giornalista Usa chiese al generale Omar Bradley, mastino a tre stelle della seconda guerra mondiale, in cosa avesse sbagliato il suo collega tenente generale Stratemeyer nella successiva guerra di Corea. Bradley era in una condizione letale per ogni interlocutore: era in pensione. Cioè in condizioni di permettersi giudizi non edulcorati, era incazzato perché gli facevano male i denti e rispose che Statemeyer aveva sbagliato ad entrare nell’Aviazione.

Ecco, Giovanni Battista Zorzoli, dall’alto dei suoi 90 anni, con il governo italiano e sulla questione del gas ci è andato giù piombo un po’ come Bradley. Nel mercato elettrico Zorzoli è quello che si dice una leggenda. E come tutte le leggende viventi un po’ ci ha preso, un po’ si è fatto prendere la mano, ma sempre con una lucidità spaventosa.

Ha detto sul Manifesto: “Dietro l’aumento del gas c’è per gran parte la speculazione. Avevo posto il problema da mesi, ma, a parte il presidente della Commissione Industria del Senato, Gianni Girotto, nessuno del Governo ha prestato ascolto a questo rischio”. Poi una stoccata di filo: “Cingolani? Un incompetente che ha fatto gli interessi dell’industria energetica tradizionale”.

I costi dell’elettricità? Speculazioni

Zorzoli aveva già proposto invano e in tempi moderatamente sospetti (non esistono i tempi non sospetti, esistono esperti, non santoni) di sospendere il prezzo del gas sulla Borsa TTF di Amsterdam: il titolo fluttuava già troppo e andava fatto qualcosa. Ha spiegato Zorzoli: “Nel 2016 si decise di annullare i contratti di acquisto di lungo termine e passare a quelli spot, specie per il mercato tutelato dove pesavano per il 50%”.

E sul nucleare? Zorzoli è stato peggio di Bradley, spiegando che storicamente più è aumentata la generazione dall’atomo, più sono cresciuti i costi di produzione perché pesa il fattore sicurezza e perché “non esiste nessun nucleare di quarta generazione” di cui oggi vaticinano i candidati alle politiche.

La chiosa è stata contro i burosauri: “In Italia non riusciamo ad autorizzare un impianto fotovoltaico, figuriamoci tanti mini reattori nucleari sparsi per il Paese”. Non sappiamo se Zorzoli abbia detto tutta la verità, però sappiamo che in Corea gli Usa se la videro brutta e che Bradley invece arrivò a Berlino.

Saggio e cinico.

FIORDALISIO – DE SANTIS

I sindaci Caligiore e Fiordalisio

La dialettica politica non è più sciabola e fioretto, assalti con stoccate e difese con contrattacchi. È diventata insulto costante, demolizione dell’interlocutore, delegittimazione dell’avversario. Senza nemmeno l’eleganza che Schopenhauer insegnava nella sua Arte di Insultare. Gli argomenti non ci sono più. Torti o ragioni, visioni differenti del mondo: non hanno spazio. Tutto coperto sotto una marea di insulti. E se l’Italia ha smesso di crescere è anche per un dibattito che non aiuta a farlo.

Il sindaco di Patrica Lucio Fiordalisio (FdI) ed il consigliere comunale di Ceccano Mariangela De Santis (civica, in opposizione al governo cittadino di centrodestra) nelle ore scorse hanno ricordato che si può essere avversari, mettere sul tavolo argomenti scomodi, ma con toni di totale rispetto. Poi ognuno sceglie da quale parte dello stadio guardare la partita.

L’argomento del contendere: il concorso bandito dal Comune di Ceccano (a guida centrodestra) vinto da un esponente di Patrica della stessa area politica.

Il consigliere di opposizione Mariangela De Santis (Nuova Vita)

Attacca Mariangela De Santis: con garbo ma affilata. Su Facebook, premette che sulle capacità dei vincitori non entra; ma ricorda che il centrodestra montò un caso nazionale quando al concorso bandito dal Comune di Alliumiere parteciparono esponenti del Pd ed alcuni di loro vennero assorbiti dalle graduatorie nei centri vicini. Per la cronaca, l’allora sindaco di Allumiere è stato assolto. (Leggi qui: Allumiere, prosciolto il sindaco Pasquini).

Mariangela De Santis solleva lo stesso vulnus sollevato da FdI: la questione dell’opportunità. Era opportuno che a quel concorso partecipassero politici di amministrazioni vicine? Dal centrodestra sono arrivate risposte di ogni genere: insulti, fischi e lanci virtuali di insalata e pomodori marci.

A dare una lezione di stile è stato il sindaco Lucio Fiordalisio. Rispondendo invece con il garbo ed il tono che si conviene ad un rappresentante delle istituzioni, con la fermezza che deve avere un avversario politico. Ha ricordato la preparazione del suo concittadino, tale da averlo portato a vincere concorsi ad Anagni, Monte San Giovanni Campano ed ora Ceccano. Aggiungendo «Stefano non è collocabile a nessun Partito, personalmente credo che sia tutt’altro che vicino a Fratelli d’Italia, tra l’altro mi interessa poco, perché qui a Patrica le persone si scelgono per serietà, capacità e disponibilità, non certo per le tessere».

Non accetta il collegamento con Allumiere. «La invito a vedere il mio profilo per leggere una sola parola su Allumiere o il video di Ruberti. Io ho scelto di non parlarne altri lo hanno fatto, ognuno sceglie liberamente come approcciare agli accadimenti politici e pubblici».

Conclude invitando la signora a «presso il nostro Comune. Le presenterò Stefano così potrà rendersi conto della persona che è». Non rinunciando alla stoccata finale: “Prima le persone?!” alludendo allo slogan che un tempo caratterizzava il Pd.

Finalmente un po’ di dialettica.

FLOP

RAFFAELE VOLPI

Raffaele Volpi con il ministro Luciana Lamorgese (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Dopo trent’anni ha deciso di lasciare la Lega. Raffaele Volpi nel Carroccio non è uno qualsiasi. Viene da lontano. Da lontanissimo. È un militante della prima ora, proviene dai ranghi della Democrazia Cristiana: è stato Sottosegretario alla Difesa nel governo Conte I, presidente del Copasir nel Conte II. Soprattutto è l’uomo che ha disegnato la strategia grazie alla quale il Carroccio ha superato l’Arno ed è riuscito a raccogliere consensi anche a Sud.

Per lui Matteo Salvini non ha trovato posti in lista. Finisce qui l’esperienza parlamentare. Lui ci ha aggiunto anche la fine dell’esperienza leghista: «Perché questo Partito non è più il mio». Descrive il suo disagio «che da un po’ provo ma che per lealtà e rispetto per la comunità che mi ha accompagnato per tanti anni non ho fino ad ora espresso».

Dove sta il disagio? Nel rendersi conto che questa Lega ha ben poco di quella che infiammò il Nord al grido di Roma Ladrona, alimentata da Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Francesco Speroni, Bobo Maroni, Gianfranco Miglio.

Questa Lega è No Vax, è filo Putin ed anti Draghi e questo non è conciliabile con un Volpi: Federalista si ma secessionista no. Figurarsi il resto.

Comportamento ineccepibile. Coerenza encomiabile. Ma se ne accorge solo adesso che si va a votare e per lui non c’è più posto in Parlamento?

Coerente ma nel momento sbagliato.

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